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DAI LETTORI 26-07-2002

Di Job in Tourism, 26 Luglio 2002

Job in Tourism pubblica su questo numero l’interessante lettera di una sua lettrice che vuole rendere tutti partecipi di una sua recente disavventura.

Roma, 10 luglio 2002, ore 7. In via Dei Georgofili 7, di fronte a uno dei vari ingressi della Fiera, oltre mille giovani, diplomati e laureati, attendono trepidi l’aprirsi dei cancelli e ognuno di loro nutre dentro di sé la speranza che, assieme a quei cancelli, si possa finalmente spalancare una porta sul tanto agognato mondo del lavoro. Alle 8 dello stesso giorno, infatti, è previsto lo svolgimento della prova scritta di un concorso dell’Enit (Ente nazionale italiano per il turismo) per l’assunzione di 25 unità. E alle 8, con una fin troppo strana puntualità, i cancelli vengono aperti e i candidati fatti entrare in uno dei tanti enormi padiglioni della Fiera. Si procede quindi all’identificazione dei candidati che dura per ben più di un’ora e poi alla lettura e spiegazione pedissequa e reiterata delle norme sullo svolgimento della prova, spiegazione che include peraltro consigli su come usare la penna biro nera consegnata a ciascun candidato, onde evitare un imperfetto annerimento delle caselle del foglio risposte, che potrebbe compromettere la correzione a lettura ottica. Alle 9:45 la prova finalmente inizia e si svolge nel pieno rispetto di tutte le norme. Terminati i 45 minuti concessi per lo svolgimento, i candidati vengono pregati di posare le penne e inserire questionario e foglio risposte nelle buste per poi chiuderle. Gli addetti alla vigilanza ritirano rapidamente tutte le penne e poi le buste, i candidati in possesso di diploma vengono fatti uscire mentre i concorrenti per la posizione L 5, ossia i laureati, vengono invitati a rimanere seduti fino a nuovo ordine. Passano alcuni minuti finché il presidente della commissione si alza, prende il microfono e, con calma quasi serafica, annuncia che la prova è da ritenersi non valida. Signori, spiacenti, stavolta non siete su “Scherzi a parte”. anche se così non sembra e la situazione ha dell’assurdo, è tutto semplicemente vero. Proprio così, la prova non è valida. Perché? Il computer, simbolo e idolo indiscusso del XXI secolo, ha compiuto un banalissimo errore nell’identificazione dei candidati, e l’infallibile metodo dei codici a barre stavolta ha fallito. Per cui, signori, non vi resta che tornarvene a casa, poco importa se avete affrontato un lungo viaggio, spese comprese, e magari avete anche studiato per prepararvi all’esame: pazienza, la prova è rimandata a data da destinarsi. Peccato solo che l’abbiate già sostenuta. È così che si chiude un altro capitolo nero nella famigerata storia dei concorsi all’italiana, o se volete dell’Italia dei concorsi.

Lettera firmata

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