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Cronache minime dalle vacanze

Di Antonio Caneva, 15 Settembre 2016

Al bar dello stabilimento balneare, un giovane, per fare lo sciocco con la barista, la induce a uno scambio volante di tiri al ping pong dalle due parti del bancone. Per raggiungere la pallina il cliente allunga il braccio con la racchetta e colpisce al naso, con forza, mia moglie. Il naso diventa subito rosso e il colpevole con un veloce «mi scusi» si eclissa.
In riva al mare: finalmente un po’ di refrigerio nell’acqua. Un colpo alla schiena. Mi giro e vedo un ragazzino che sta recuperando il surf che mi ha colpito. Guardo meglio e scorgo il padre che sta giocando con lui e che guarda beato il figliolo. «Lei è anche un adulto, dovrebbe evitare di fare giochi pericolosi a riva». La risposta: «Ma cosa vuole: mica l’ha colpita forte!». Forse doveva tranciarmi in due per preoccuparsi.
In montagna, dopo una lunga camminata, finalmente una sosta, graziati da una leggera brezza, sotto gli alberi di una pineta. Le montagne attorno, lucenti, e un masso piatto che sembra fatto apposta per sedersi. Si apre lo zaino e si tira fuori un panino ricco di speck e formaggio di montagna: una vera leccornia. Vicino, una famiglia composta dai genitori e due figli sta facendo il pic-nic. Occupano una delle rare panchine esistenti lungo le passeggiate. Ci si sorride educatamente, come consuetudine a queste altezze, e ogni gruppo si immerge nel proprio cibo. La famiglia, che era già lì al nostro arrivo, finisce prima e, coscienziosamente, raccoglie i vari sacchetti, i tovagliolini e mette il tutto in una sportina di plastica: che bravi, che ordinati! Però, andandosene, la lascia per terra. Pensando a una dimenticanza segnalo: «Guardi che ha dimenticato il sacchetto». Al che il padre, contrariato, afferma: «Non c’è nessun cestino intorno, non vorrà mica che porti con me le immondizie!».
È facile che a 2 mila metri ci siano dei cestini e che qualcuno venga poi a svuotarli…!
Piccole cose che però sono indice di un certo modo di interpretare le vacanze. Ormai molti alberghi di villeggiatura organizzano per i propri clienti corsi di cucina. Suggerisco, il prossimo anno, di proporre anche dei momenti di quella che una volta a scuola si chiamava «educazione civica».

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