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Come sarà il turismo nel 2006?

Di Antonio Caneva, 17 Febbraio 2006

Come sempre ci si domanda come sarà l’anno appena iniziato e si cercano segnali incoraggianti. L’anno concluso è stato positivo per il turismo nel suo insieme, anche se per l’Italia sicuramente meno. Stando alle rilevazioni 2005 di Bench, lo strumento che monitorizza e confronta i risultati delle strutture alberghiere, e accoppiandole con le indicazioni provenienti dagli studi più approfonditi a livello mondiale, il 2006 dovrebbe essere un anno positivo per il turismo. Un turismo che mai come ora ha dimostrato vitalità e creatività: un intero continente, l’Asia, si propone con una potenzialità enorme; i voli low cost favoriscono gli spostamenti (malgrado l’aumento di costo del carburante); le compagnie alberghiere utilizzano lo strumento della diversificazione in maniera spinta creando continuamente nuovi brand; destinazioni che sviluppano progetti enormi (vedi ad esempio Dubai), mentre si creano prodotti che coprono nicchie assolutamente marginali quali l’albergo artico fatto di ghiaccio che riscuote grande successo e la realizzazione di almeno due alberghi subacquei.
L’anno scorso però, pur positivo, è andato a macchia di leopardo: e quest’anno? Gli esperti prevedono un’importante crescita degli Stati Uniti e dell’Asia, mentre l’Europa, come nel 2005, vedrà uno sviluppo contenuto, con paesi come l’Inghilterra, la Russia, i Paesi scandinavi che continueranno il loro raid, seguiti dalla Germania che beneficerà, tra l’altro, del campionato del mondo di calcio, mentre gli altri arrancheranno, con crescite marginali. L’Italia vede ormai stabilmente la quinta posizione nelle classifiche del turismo mondiale quale risultante dei nostri vizi e virtù; un esempio è esemplificativo: le Olimpiadi invernali, grande vetrina mediatica, opportunità da non perdere, una sfavillante cerimonia di apertura con un messaggio positivo e accattivante, mentre d’altra parte non è stato finito completamente nei tempi programmati il villaggio olimpico di Sestrière, tanto che il direttore del settore ospitalità della località ha preferito dare le dimissioni piuttosto che essere coinvolto nella gestione di strutture non rispondenti alle necessità degli atleti ospitati.
Siamo ormai in campagna elettorale e ci auguriamo che le promesse di attenzione verso questo settore, fatte dai candidati dei vari schieramenti ( l’affermazione: «il turismo è il petrolio dell’Italia» è la più gettonata) trovino tra qualche mese riscontro. Sperare non costa niente.

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