Job In Tourism > News > Risorse umane > Come riconoscere il talento

Come riconoscere il talento

È più difficile comprendere il potenziale non affine al nostro

È più difficile comprendere il potenziale non affine al nostro

Di Silvia Moretti, 6 Aprile 2012

L’euristica è una scorciatoia di pensiero, che ci permette di ricavare, semplicemente e rapidamente, inferenze dal contesto, di attribuire significato alle situazioni, di esprimere giudizi e di prendere decisioni a fronte di problemi complessi o di informazioni incomplete. Sebbene le euristiche funzionino correttamente nella maggior parte delle circostanze quotidiane, in certi casi possono portare a errori sistematici. Negli anni, la psicologia cognitiva ha così individuato diverse euristiche: una delle più note è, in particolare, quella della disponibilità, secondo la quale si tende a stimare la probabilità che si verifichi un evento sulla base della facilità con cui ricordiamo, o siamo in grado di pensare, a esempi relativi al medesimo evento, invece che a partire dalla probabilità oggettiva del suo verificarsi. E, generalmente, eventi ritenuti molto probabili sono ricordati meglio di eventi ritenuti poco probabili. Provate a immaginare, per esempio, che, dopo aver mischiato un mazzo di carte, queste escano in un ordine preciso: la prima carta un asso di bastoni, la seconda un due di bastoni, la terza un tre di bastoni e così via fino al dieci di bastoni. «Impossibile!», griderebbe l’euristica della disponibilità. Eppure, secondo il calcolo delle probabilità, questa sequenza ha la stessa possibilità di presentarsi di qualsiasi altra. Ma noi riconosciamo solo quella ordinata e diamo valore solo a ciò che distinguiamo.
E per quanto riguarda il talento? Come scoprire dove è più probabile trovarlo? In un´ottica evoluzionistica, l’intelligenza, intesa come strumento che migliora l´adattamento all´ambiente, rappresenta la capacità di risolvere nuovi problemi, oppure di risolverne di vecchi, in maniera innovativa. È ormai condiviso, inoltre, il pensiero dello psicologo americano Howard Gardner, secondo cui l’intelligenza è multipla (Frames of mind, 1983), ovvero si manifesta in così tanti modi diversi da renderne troppo complessa la classificazione. Dall´intelligenza logico-matematica, quella tradizionale, calcolata dai test originali di misurazione del quoziente intellettivo (Qi), si distingue quindi anche l’intelligenza emotiva (Ie), resa famosa dallo psicologo Daniel Goleman, che con questo concetto si riferisce alla capacità di prendere consapevolezza delle proprie e altrui emozioni, al fine di raggiungere obiettivi anche lavorativi (Lavorare con intelligenza emotiva, 2000). A partire da tali presupposti occorre inoltre ricordare che nasciamo più o meno tutti con pari dotazione: è poi l’interazione con l’ambiente, lungo l’intero arco della nostra vita, a fare la differenza in termini di sviluppo di ciascuna facoltà intellettiva. Abbiamo quindi risorse e potenzialità straordinarie, le quali evolvono in talenti mediante l’esercizio e il riconoscimento; e quest’ultimo è determinante e propulsivo.
Fino agli anni 1920, la realtà poteva essere considerata del tutto oggettiva e indipendente dall´osservazione, ma con la formulazione della meccanica quantistica è stato introdotto un elemento nuovo e inaspettato, rispetto alla fisica classica: l’influenza dell’osservatore. Un elemento ancora oggi considerato bizzarro, ma con risvolti applicativi forti: rappresenta infatti il tramonto del rassicurante principio dell’oggettivazione, la violazione dell’impersonale oggettività, che esonera da qualsiasi coinvolgimento.
E se sulla scia di tali considerazioni anche il talento fosse quindi una grandezza osservabile, al pari delle grandezze fisiche misurabili (per esempio massa, moto, energia) e chiamate proprio osservabili perché si rilevano solo se osservate? Laddove non si rileva il talento, forse è perché non lo si è osservato abbastanza? Oppure perché non lo si è riconosciuto? Magari proprio perché non affine al nostro. In tal caso, avremmo perso l’occasione di arricchire il nostro team di un collaboratore a valore aggiunto: quello della diversità. I team più efficaci, infatti, sono eterogenei. La conclusione sta quindi in una domanda per tutte: come rendere l´ordinario talentuoso e il talento ordinario?
Per le vostre domande:
silvia.morettu@ymail.com

L´intelligenza emotiva*
Competenza personale: determina il modo in cui controlliamo noi stessi

– Consapevolezza di sé
Comporta la conoscenza dei propri stati interiori, preferenze, risorse e intuizioni:
• Consapevolezza emotiva: riconoscimento delle proprie emozioni e dei loro effetti;
• Autovalutazione accurata: conoscenza dei propri punti di forza e dei propri limiti;
• Fiducia in se stessi: sicurezza nel proprio valore e nelle proprie capacità.

– Padronanza di sé
Comporta la capacità di dominare i propri stati interiori, i propri impulsi e le proprie risorse:
• Autocontrollo: dominio delle emozioni e degli impulsi distruttivi;
• Fidatezza: mantenimento di standard di onestà e integrità;
• Coscienziosità: assunzione delle responsabilità per quanto attiene alla propria prestazione;
• Adattabilità: flessibilità nel gestire il cambiamento;
• Innovazione: capacità di sentirsi a proprio agio e di avere un atteggiamento aperto di fronte a idee, approcci e informazioni nuovi.

– Motivazione
Comporta tendenze emotive che guidano o facilitano il raggiungimento di obiettivi:
• Spinta alla realizzazione: impulso a migliorare o a soddisfare uno standard di eccellenza;
• Impegno: adeguamento agli obiettivi del gruppo o dell´organizzazione;
• Iniziativa: prontezza nel cogliere le occasioni;
• Ottimismo: costanza nel perseguire gli obiettivi nonostante ostacoli e insuccessi;

Competenza sociale: determina il modo in cui gestiamo le relazioni con gli altri

– Empatia
Comporta la consapevolezza dei sentimenti, delle esigenze e degli interessi altrui:
• Comprensione degli altri: percezione dei sentimenti e delle prospettive altrui; interesse attivo per le preoccupazioni degli altri;
• Assistenza: anticipazione, riconoscimento e soddisfazione delle esigenze del cliente;
• Promozione dello sviluppo altrui: percezione delle esigenze di sviluppo degli altri e capacità di mettere in risalto e potenziare le loro abilità;
• Sfruttamento della diversità: saper coltivare le opportunità offerte da persone di diverso tipo;
• Consapevolezza politica: saper leggere e interpretare le correnti emotive e i rapporti di potere in un gruppo.

– Abilità sociali
Comportano abilità nell´indurre risposte desiderabili negli altri
• Influenza: impiego di tattiche di persuasione efficienti;
• Comunicazione: invio di messaggi chiari e convincenti;
• Leadership: capacità di ispirare e guidare gruppi e persone;
• Catalisi del cambiamento: capacità di iniziare o dirigere il cambiamento;
• Gestione del conflitto: capacità di negoziare e risolvere situazioni di disaccordo;
• Costruzione di legami: capacità di favorire e alimentare relazioni utili;
• Collaborazione e cooperazione: capacità di lavorare con altri verso obiettivi comuni;
• Lavoro in team: capacità di creare una sinergia di gruppo nel perseguire obiettivi comuni.

*In questa tabella riportiamo la struttura dell´intelligenza emotiva (Ie), così come l´ha definita Daniel Goleman. L´importanza dell´Ie è davvero molto significativa, se si pensa che, secondo la società internazionale di executive search, Egon Zehnder, la sua assenza rappresenta spesso la causa principale dei licenziamenti.

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati