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Come premiare i collaboratori

Uno studio Bersin & Associates sottolinea le inefficienze di molte delle attuali politiche incentive

Uno studio Bersin & Associates sottolinea le inefficienze di molte delle attuali politiche incentive

Di Marco Bosco, 11 Ottobre 2012

Ricevere feedback specifici sulle proprie performance e poter a propria volta fornire con facilità un apprezzamento sul lavoro dei colleghi. Sono questi gli elementi principali di una politica d’incentivazione efficace in azienda, secondo i dati di una recente ricerca globale condotta tra oltre 800 imprese internazionali dalla società di consulenza a stelle e strisce Bersin & Associates. Lo studio è partito, in particolare, dall’evidenza che le compagnie, dotate di politiche premiali efficaci, registrano, tra i propri dipendenti, un tasso di turnover volontario del 31% inferiore rispetto a quello dei competitor senza programmi del medesimo valore.
«Secondo l’americana Incentive marketing association (Ima), il mercato Usa dei viaggi e degli articoli premio per i dipendenti vale circa 46 miliardi di dollari», spiega il ceo e presidente di Bersin & Associates, Josh Bersin. «Eppure, molte strategie incentive, tarate esclusivamente sul ruolo ricoperto dai collaboratori, stanno chiaramente fallendo, perché non sono sintonizzate sulle esigenze contemporanee delle risorse umane. Il nostro nuovo rapporto evidenzia quindi grandi margini di opportunità. Almeno per quelle imprese che sapranno reindirizzare i propri programmi premiali in modo da renderli più funzionali al coinvolgimento dei collaboratori e, di conseguenza, ad aumentare i livelli generali di retention».
La ricerca sottolinea quindi come i progetti incentive, per poter garantire risultati concreti in bottom-line, dovrebbero sforzarsi di allinearsi maggiormente con le strategie generali di management di ogni singola impresa. Solo il 17% dei dipendenti coinvolti nell’indagine ha infatti dichiarato che la cultura della propria organizzazione supporta politiche premiali coerenti con la filosofia aziendale. Tale chiara inefficacia della maggior parte delle strategie incentive sarebbe quindi determinata dall’errata individuazione degli obiettivi da perseguire. Così almeno ritiene il 70% del campione intervistato, che afferma di ricevere premi e riconoscimento non più di una volta all’anno. Molte compagnie, peraltro, starebbero negli ultimi anni provando a venire incontro alle esigenze in materia dei propri collaboratori, implementando strategie web 2.0 in grado di favorire lo scambio di feedback positivi in rete.
Migliorare i programmi d’incentivazione è peraltro un imperativo assoluto per molte imprese. «Il nostro studio», conclude infatti Stacia Sherman Garr, analista principale di Bersin & Associates e autrice dell’indagine, «dimostra chiaramente come strategie incentive efficaci potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nel management delle performance: rinforzerebbero, infatti, i comportamenti ritenuti più importanti dalle imprese, migliorando inoltre la produttività dei dipendenti e, infine, i risultati complessivi dell’azienda».

Le evidenze chiave della ricerca

Tre imprese su quattro dispongono di un programma incentive, ma solo il 58% dei dipendenti ritiene che le proprie organizzazioni ne posseggano uno. Nonostante la consistenza degli investimenti in tali iniziative, pari a circa l’1% dell’intero costo del lavoro, un buon numero di collaboratori, insomma, non è neppure a conoscenza della loro esistenza. A molte imprese, perciò, basterebbe semplicemente migliorare le proprie strategie di comunicazione per aumentare l’efficacia dei propri programmi incentive
Quasi due terzi dei responsabili risorse umane intervistati ha ammesso che i propri programmi human resources non prevedono strategie premiali efficaci. Ciò sarebbe principalmente dovuto a una carenza culturale della propria organizzazione e al fatto che le politiche incentive standard tendono semplicemente a riconoscere il ruolo e, al massimo, le mere prestazioni dei dipendenti. Eppure, tra gli stessi responsabili risorse umane è diffusa la consapevolezza che sarebbero decisamente più efficaci delle strategie premiali più concentrate sul riconoscimento di quei collaboratori meglio in grado di dimostrare concretamente i valori aziendali, di mantenere determinati comportamenti considerati vitali per l’impresa e di raggiungere specifici obiettivi.
I manager di grado più elevato, infine, sembrerebbero dimostrare una minore consapevolezza della questione: quasi l’80% di questi, infatti, si è detto convinto che i propri collaboratori ricevano premi e riconoscimenti almeno una volta al mese, e il 43% si è spinto addirittura ad affermare che ciò avviene ogni settimana o ancora più frequentemente. Al contrario, solo il 40% dei manager di livello inferiore e il 22% dei collaboratori ritiene che i colleghi siano premiati o valorizzato almeno una volta ogni 30 giorni.

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