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“Come noi nessuno mai”

L’ospitalità va in scena a Venezia: passato, presente e futuro dell’Hotel Metropole

L’ospitalità va in scena a Venezia: passato, presente e futuro dell’Hotel Metropole

Di Silvia De Bernardin, 26 Maggio 2022

Eclettico e teatrale, dall’atmosfera orientaleggiante e, anche per questo, così profondamente veneziano. Lì, a due passi da piazza San Marco e dalle sedi della Biennale, va “in scena”, ogni giorno rinnovato, lo spettacolo dell’Hotel Metropole, storica dimora della città, amata e scelta da sempre da artisti e musicisti di passaggio in Laguna. E che nell’arte degli oltre duemila pezzi da collezione che danno forma agli spazi dell’hotel come in quella di un servizio appassionato e artigianale consolida la propria identità, nel mezzo delle sfide quotidiane alle quali oggi è chiamata a rispondere l’hôtellerie di lusso. Ne abbiamo parlato con Gloria Beggiato, proprietaria, direttrice e “regista” del hotel-teatro più famoso di Venezia.

Domanda. Come vede la ripartenza da un osservatorio unico come quello della città di Venezia?
Risposta. Veniamo da momenti che sono stati molto difficili, per tutti. Oggi siamo molto soddisfatti e ottimisti perché usciamo dall’inaugurazione di una Biennale d’Arte davvero straordinaria. Quello degli artisti, poi, è proprio il nostro target. Ciò che è cambiato rispetto a prima è che ora, anche dopo un evento così importante, c’è sempre un momento più complicato, cosa che non accadeva prima a Venezia. Certamente, la guerra ha fatto mancare una parte di turisti, gli americani sono tornati a viaggiare, ma molto poco. Continuiamo a puntare su un turismo europeo e italiano, ma in un contesto ridimensionato, che richiede una pianificazione attenta.

D. A questo proposito, la famiglia Beggiato è proprietaria del Metropole dal 1968 e l’hotel mantiene fieramente un posizionamento indipendente. Quali i vantaggi e gli svantaggi di una scelta come questa?
R. Siamo una famiglia storica di albergatori dai tempi di mio nonno e questo ci garantisce una forte preparazione. Da sempre puntiamo sull’aggiornamento della nostra proposta e sul presentarci in maniera alternativa. Nel tempo abbiamo lavorato per renderci unici e speciali, condividendo per esempio le collezioni artistiche di famiglia. Puntare sulla teatralità degli spazi e proporre oggetti straordinari è diventato il nostro forte, insieme alla velocità di decisione che può avere solo una struttura indipendente. Oggi le grandi catene sono approdate tutte a Venezia e contrastarle non è facile, però come noi non c’è nessuno: la nostra forza è propria questa, avere un ambiente così esclusivo, diverso e unico rispetto a tutti gli altri, anche nel servizio. Questo è un albergo del fare su misura, gestito in maniera “artigianale”. Personalizzazione e attenzione a ciò che il cliente si aspetta da noi sono a livelli altissimi, e a nostri ospiti questo piace moltissimo.

D. Cos’è oggi il lusso?
R. Il nostro modo di essere un hotel 5 stelle è il più difficile perché puntiamo a un lusso alternativo a quello tradizionale e opulento. Per me, il lusso sono piccole cose, straordinarie nella loro semplicità ma talmente belle e buone che permettono di godere di qualcosa di davvero speciale. È un lusso fatto di oggetti straordinari, di un lume di candela, di un profumo giusto. E di un servizio informale, ma attento e dedicato. Come dicono sempre ai miei ragazzi: il rapporto umano con il cliente è tutto. Questo aspetto era importante già prima della pandemia, oggi è diventato fondamentale: siamo stati tutti molto feriti da quello che è successo negli ultimi due anni e oggi che si torna a viaggiare le persone hanno bisogno di attenzione, di sentirsi al sicuro, di non essere solamente un numero di passaggio, ma di trovare qualcuno che si occupi di loro e che lo faccia volentieri perché ama il proprio lavoro. Questo aspetto oggi è importantissimo, ma è anche la cosa più difficile, come vediamo dalla difficoltà a reperire personale.

D. È un problema che avete anche voi?
R. Il Metropole è un’azienda complessa, piccola ma piena di particolarità. Confesso che per lavorare in un’azienda come questa serve davvero molta motivazione e non sempre è facile trovare dei ragazzi così motivati da riuscire a fare parte di questo “teatro”, che cambia ogni giorno, che è il Metropole. Parlando in generale, è vero però che i ragazzi hanno compensi troppo bassi e che noi imprenditori non siamo liberi e non abbiamo gli strumenti per poterli incentivare e premiare nel giusto modo. Gli anni della pandemia hanno fatto sì che in molti cambiassero settore, forse perché non hanno più tanta voglia di sacrificarsi dopo due anni davvero difficili dal punto di vista emotivo e psicologico. E se già prima non era facile reperire ragazzi davvero motivati, oggi che sono cambiate molte cose lo è ancora di più. Cosa servirebbe? Una scuola come quella di Losanna: questo è un settore che ha bisogno di formazione ad altissimo livello, non si può pensare di andare a pescare a caso tra chi non sa cosa fare nella vita, perché si tratta di persone che non avranno la motivazione giusta che serve in un lavoro che richiede sacrificio. Dovremmo rivedere molte cose e dare il giusto inquadramento: oggi un ragazzo che in Italia lavora nella ristorazione, a meno che non sia arrivato a un certo livello, non ha un lavoro qualificante. Non va bene: questo è un lavoro straordinario, ma anche molto faticoso. Servirebbero più aiuti.

D. Cosa ne pensa del ticket che Venezia sta introducendo per regolare gli afflussi in città?
R. La situazione di Venezia è diventata talmente grave che urge prendere delle decisioni, anche se forti e impopolari perché la città ha bisogno di protezione e di grandissima organizzazione. I provvedimenti che vanno in questa direzione mi trovano del tutto a favore, anzi è tutto troppo lento. Poi possiamo ragionare sul metodo e sulla sua applicazione. Gli alberghi stanno già dando il loro contributo con la tassa di soggiorno; quello che serve adesso è che chi mette piede in città sia organizzato per non avere un’ invasione, la città è troppo piccola e troppo fragile.

D. Quali sono le principali novità dell’offerta del Metropole?
R. Abbiamo sfruttato i mesi di lockdown per fare alcuni lavori di riqualificazione e abbellimento dell’hotel in modo da essere attuali nell’offerta e, insieme, far vivere agli ospiti un “effetto wow” alla riapertura. Abbiamo una nuova SPA davvero speciale: un piccolo ambiente curatissimo, ispirato al nostro stile orientaleggiante e molto veneziano, con le sue travi e le colonne antiche. La cosa lungimirante è stata renderla a uso esclusivo, una possibilità che rassicura i clienti di poterla vivere in assoluta sicurezza. E poi ci sono le esperienze: a fare del Metropole quello che è non è solamente la teatralità degli ambienti, ma la possibilità di vivere un’esperienza unica, che è ciò i nostri clienti cercano.

Una storia antica
L’Hotel Metropole ha una storia antica, che risale al 1500, quando l’edificio che lo ospita è indicato per la prima volta su una pianta delle città di Venezia. È il 1686, invece, quando la struttura viene arricchita da un oratorio dove Antonio Vivaldi tiene le sue lezioni di musica e dove, tra il 1703 e il 1740, compone i suoi capolavori: l’Estro Armonico op. III, i Concerti e le Quattro Stagioni. L’edificio viene trasformato in hotel nel 1800 e da quel momento riceverà ospiti illustri come Sigmund Freud, Marcel Proust e Thomas Mann. Dopo le alterne vicende della Seconda Guerra Mondiale e della ricostruzione, alla fine degli anni Sessanta il Metropole passa nelle mani della famiglia Beggiato e si trasforma a poco a poco nell’hotel eclettico di oggi. Dal 2000 a dirigerlo è Gloria Beggiato ed è sotto la sua guida che nel 2008 si trasforma in hotel 5 stelle ricevendo per più anni anche il riconoscimento della Stella Michelin per il suo Met Restaurant. L’Hotel Metropole è oggi parte del brand AUTENTICO HOTELS, che raggruppa hotel di lusso e dimore di pregio fortemente integrate nel territorio italiano e situate in contesti naturali, storici e artistici che si distinguono per i servizi e la massima cura e attenzione al cliente.

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