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Come attrarre i talenti in hotel? I consigli di Hotrec

L’associazione europea raccoglie sfide e suggerimenti per ridare smalto a un settore che contribuisce al 5% del pil del Vecchio Continente

L’associazione europea raccoglie sfide e suggerimenti per ridare smalto a un settore che contribuisce al 5%

Di Job in Tourism, 1 Aprile 2020

Nonostante il ruolo positivo riconosciuto nella creazione di posti di lavoro, specie nel combattere la disoccupazione giovanile e quella femminile, le aziende dell’ospitalità e della ristorazione faticano nell’attrarre e nel mantenere i collaboratori nei propri team, e questo avviene per una serie di sfide e di fattori, spiega Hotrec, l’associazione-ombrello del mondo dell’ospitalità in Europa: innanzitutto, le dimensioni molto ridotte delle aziende possono rappresentare un ostacolo all’offerta di progressione di carriera e di salari ai dipendenti, tenendo conto del fatto che i margini di profitto per le micro-imprese possono risultare molto bassi. Il settore soffre poi di carenza di skill in alcuni ambiti, ma anche di esigenze nelle condizioni lavorative (orari dilatati, lavoro nei weekend, ecc) che servono per andare incontro al mercato ma che per essere accettate dai lavoratori hanno bisogno di motivazione.
Bisogna dunque lavorare sull’attrattività del settore che rischia di perdere smalto.

Ecco dunque che Hotrec propone una serie di suggerimenti ai rappresentanti del comparto, alle aziende e agli imprenditori.

Promuovere l’immagine del settore: occorre sottolineare quanto l’ospitalità concorra alla creazione di posti di lavoro in Europa e a migliorare inclusione sociale, parità di genere, e ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Altri aspetti da enfatizzare sono l’opportunità di fare esperienze internazionali, lo sviluppo di competenze interpersonali, il senso di appartenenza a un team e di lavorare per un obiettivo comune, ovvero quello di offrire al cliente l’esperienza qualitativamente migliore.

Sviluppare schemi di apprendistato e tirocinio: Hotrec incoraggia lo sviluppo di attività di questo tipo: fattori come appunto lo studiare e lavorare in una società, e il legame contrattuale con la stessa, dovrebbero essere in grado di fornire al tirocinante le competenze pronte a essere messe in campo nella compagnia.

Contatto diretto con i fornitori di formazione, le scuole, le università specializzate: le imprese dovebbero sviluppare questo legame diretto affinché i corsi siano concepiti e disegnati in una maniera che davvero corrisponda alle esigenze delle imprese e alle loro necessità in termini di competenze. Inoltre, i sistemi di formazione e training devono adattarsi alle trasformazioni tecnologiche e alle richieste del mercato.

Cercare finanziamenti nazionali ed europei: azioni corpose di training dovrebbero poter essere fornite attraverso fondi e sistemi di finanziamento in modo da formare i dipendenti, ma anche da migliorare le loro competenze.

Spingere l’emigrazione legale: in questo rientra l’investimento per attrarre verso l’Unione Europea lavoratori esperti di medio livello, come quelli operanti nei campi digitale, ristorazione, lingue, contatti interpersonali. Ma anche facilitare la condivisione delle informazioni e la cooperazione tra gli Stati membri.

Quanto vale l’ospitalità in Europa in cifre
Hotrec è l’associazione che a livello europeo raccoglie sotto il suo ombrello hotel, ristoranti, bar e caffè, portando insieme 45 associazioni nazionali in 33 Paesi del Vecchio Continente. L’industria dell’ospitalità contribuisce al 5% del Pil europeo e conta su 2 milioni di imprese, il 90% delle quali sono micro-imprese, vale a dire che impiegano meno di dieci persone. Sono oltre 2 milioni i posti di lavoro creati tra il 2013 e il 2017, portando dunque la forza lavoro da 10,3 a quasi 12,5 milioni di persone. Va sottolineato che ben il 30,2% di questi hanno una relativa carenza di competenze (contro il 17,7% dell’economia in generale): questo significa, spiega l’associazione, che il settore offre un impiego a un ampio ventaglio di profili. Si tratta di un’industria giovane rispetto ad altre: il 20,2% dei dipendenti è infatti sotto i 25 anni di età (mentre la media generale è dell’8,2%), rappresentando quindi una opportunità per combattere la disoccupazione giovanile. Ma l’ospitalità è anche una porta d’ingresso per l’inclusione sociale e contro il gender gap: il 54,1% della forza lavoro è femminile, contro una media del 46% nel mondo del lavoro in generale.

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