Job In Tourism > News > Territorio > Città, diminuiscono i negozi e crescono le attività ricettive

Città, diminuiscono i negozi e crescono le attività ricettive

Cambia il volto delle città italiane, che vedono diminuire i negozi al dettaglio e crescere l'offerta ricettiva e ristorativa. Ma il rischio è quello di una "desertificazione commerciale" che potrebbe impattare negativamente anche sul turismo

Cambia il volto delle città italiane, che vedono diminuire i negozi al dettaglio e crescere l'offerta ricett

Di Job in Tourism, 7 Marzo 2023

Si discute molto del nuovo assetto che stanno assumendo le città, in modo particolare quelle a forte vocazione turistica, e della necessaria ricerca di un punto di equilibrio tra i servizi a disposizione per chi le città le vive e chi, invece, le visita da turista. Il forte sviluppo della ricettività extra-alberghiera degli ultimi anni, anche grazie al traino esercitato negli anni della pandemia dalla ricerca di alloggi turistici spesso ritenuti dai viaggiatori più “sicuri” perché indipendenti, per esempio, è da molto tempo al centro del dibattito sugli effetti che il fenomeno sta avendo sul mercato immobiliare e sullo svuotamento dei centri urbani da parte dei residenti in città come Firenze o Venezia.

Che il panorama urbano stia cambiando, anche sotto gli effetti a lungo termine della pandemia e oggi della crisi energetica, è effettivamente sotto gli occhi di tutti. Lo ha certificato ultimamente anche lo studio di Confcommercio su “Città e demografia d’impresa”. Negli ultimi 10 anni – è il dato quantitativo principale che emerge – sono sparite quasi centomila attività di commercio al dettaglio e oltre quindicimila imprese di commercio ambulante, mentre continua a crescere il numero di alberghi e ristoranti.

Più alberghi e ristoranti

La riduzione delle attività commerciali e la crescita dell’offerta turistica risultano, non caso, più accentuate nei centri storici. Qui sono cresciute nell’ultimo decennio, in modo particolare, le attività di alloggio (+43,3%) e di ristorazione (+4%), nonostante il rallentamento degli ultimi anni collegato alla pandemia. Un incremento che, tuttavia, non compensa le riduzioni del commercio e – evidenzia il rapporto – “modifica in misura rilevante le caratteristiche dell’offerta nelle città e nell’economia in generale“. Per quanto riguarda l’ospitalità, tra gli elementi evidenziati, anche il fatto che l’incremento dei servizi turistici sia stato trainato dalle “altre forme di alloggio” più che dalla ricettività alberghiera tradizionale. Un processo di “sostituzione”, nel quale rientrano anche i cambiamenti delle formule delle attività di ristorazione che, con la pandemia, hanno modificato i propri servizi con il delivery, che “è incerta, ma la cui dimensione è indiscutibilmente rilevante e crescente”, osserva Confcommercio.

Il rischio desertificazione

Nonostante i numeri positivi per le attività turistiche, la diminuzione dei negozi di beni tradizionali (con un calo in 10 anni, dai centri storici, per i negozi di libri e giocattoli del 31,5%, di mobili e ferramenta del 30,5% e per l’abbigliamento del 21,8%) e il conseguente calo di densità commerciale (passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti, quasi il il 20% in meno dal 2012), portano Confcommercio a parlare di un rischio concreto di “desertificazione commerciale, che non riguarda solo le imprese, ma la società nel suo complesso perché significa meno servizi, vivibilità e sicurezza“. Un cambiamento che rischia, alla lunga, di influire negativamente anche sull’offerta turistica urbana.

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati