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Ciset: la crisi fa spingere sull’acceleratore

Cresce il bisogno di competenze specifiche per affrontare il cambiamento, si punta sulla comunicazione e su nuovi modelli: i risultati dell’indagine

Cresce il bisogno di competenze specifiche per affrontare il cambiamento, si punta sulla comunicazione e su n

Di Giorgio Bini, 17 Luglio 2020

Il turismo ha cambiato volto nell’arco di pochi mesi a causa della pandemia, accelerando però anche cambiamenti strutturali che erano già nell’aria. Ad analizzare le nuove tendenze ci ha pensato Ciset, che ha realizzato un questionario sugli impatti e le prospettive del turismo “post Covid-19”, cui hanno partecipato gli ex masterini – oggi in gran parte impegnati in ruoli all’interno dell’industria turistica – che hanno frequentato il Master in Economia e Gestione del Turismo, corso di studi del Dipartimento di Management di Ca’ Foscari-Ciset.
Il primo dato emerso è il calo generalizzato del fatturato, a causa della contrazione della domanda: in rapporto ai due anni precedenti, il 30% stima un decremento annuale dal 50% al 75% e il 24% un decremento del fatturato per il 2020 superiore al 75%. Confrontando i due settori più rappresentati, hospitality e intermediazione, quest’ultimo subisce l’impatto più pesante con una diminuzione stimata di oltre il 75%. Cancellazioni o cali di richieste vengono registrati in maniera più considerevole per tutta l’estate, fino alla fine di agosto, sia per il settore dell’ospitalità che dell’intermediazione.

Il rilancio
Le strategie ritenute più efficaci per la ripartenza del settore turistico riguardano la riorganizzazione dei servizi offerti o lo sviluppo di nuovi prodotti, così come la comunicazione per offrire maggiori certezze e sicurezze ai propri ospiti. Diversamente, strategie di prezzo con l’applicazione di sconti o offerte promozionali sembrano iniziative non adatte alla situazione.

Le competenze necessarie
Rispetto alle competenze ritenute necessarie spicca la capacità di analizzare i dati per comprendere il sentiment della domanda. Anche la figura del project manager assume un ruolo rilevante, come anche l’analista dei costi e il performance manager.

Il futuro prossimo
Gli intervistati sottolineano come sia necessario puntare su destinazioni meno affollate e più vivibili, cercando di limitare il “turismo di massa” per favorire una maggior qualità dell’offerta, con una maggiore attenzione alle esigenze dei clienti.
L’opportunità è quella di valorizzare destinazioni secondarie, redistribuendo i flussi all’interno del territorio e creando maggiori connessioni. Il turismo di domani dovrà riservare anche maggiore attenzione all’ambiente. Aspetto importante è anche quello della valorizzazione del Made in Italy e dei prodotti locali e di una maggiore cooperazione tra gli operatori turistici e con le istituzioni.

Come cambia la domanda
La flessibilità nelle prenotazioni, le misure sanitarie adottate dagli operatori e le iniziative messe in atto per monitorare e gestire i visitatori all’interno delle destinazioni, saranno elementi che assumeranno maggior rilievo nell’organizzazione del viaggio e della scelta della vacanza. Il viaggiatore chiederà più tutele e di essere messo a conoscenza di cosa dovrà pagare in caso di cancellazione. Le assicurazioni di viaggio per la copertura delle spese sanitarie svolgeranno un ruolo chiave e diventeranno probabilmente un requisito obbligatorio.

Dove investire
La presentazione dei risultati dell’indagine ha visto anche la partecipazione di alcuni manager del settore, come Antonello De Medici, membro del collegio dei docenti del Master in economia e gestione del turismo Ca’ Foscari-Ciset e neo general manager Hilton Molino Stucky Venezia, secondo cui occorre ripartire investendo sul vantaggio competitivo più che sul taglio dei costi: “I due driver al rilancio devono essere l’incremento percepito del valore e la sicurezza, non il dumping sui prezzi”. Bisogna investire anche su figure come il digital concierge e nelle destinazioni dovremmo avere dei manager, il turismo richiede professionalità. “Il soggiorno in hotel non deve ridursi alla vendita di una camera, ma deve diventare un’esperienza, e in quest’ottica si deve guardare in modo innovativo anche ai ruoli operativi come il desk o il f&b”. Molte aziende dovranno rivedere il modello di business, come quelle attive nei grandi eventi e nel Mice, che si troveranno per esempio a dover investire su formule ibride tra presenza in loco e interazione audio-video.
Su tutto grava l’incognita delle risorse economiche e della volontà di investire nel comparto, e su questo ha lanciato l’allarme Gabriele Milani, direttore Fto: “Il rischio è che qualche grande t.o. straniero o piattaforma digitale con ingenti risorse riesca a beneficiare di uno spazio che noi non siamo stati in grado di cogliere, a causa di debolezze storiche e dell’attuale situazione. Serve favorire la crescita delle aziende”.

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