In vista del Giubileo, ma anche rispetto alla proliferazione nelle grandi città degli appartamenti in affitto breve e delle relative “key boxes”, il Ministero dell’Interno ha diramato nei giorni scorsi una circolare per chiarire quali sono le modalità attraverso le quali effettuare il check-in. Il documento fa rifermento esplicitamente agli affitti brevi – che fanno ampio uso dei sistemi di trasmissione digitale dei documenti degli ospiti, che accedono poi alle case attraverso i sistemi automatizzati di apertura – ma chiaramente è valido anche per tutte le altre tipologie di strutture ricettive. Ecco cosa dice.
La circolare del Ministero
La circolare fa riferimento al Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, ovvero il provvedimento al quale le modalità di ricezione della clientela devono rifarsi, che prevede come “i gestori di servizi alberghieri e di altre strutture ricettive possano dare alloggio esclusivamente a persone munite di un documento idoneo ad attestare l’identità e che nelle 24 ore successive all’arrivo – e comunque entro le 6 ore successive all’arrivo nel caso di soggiorni non superiori alle 24 ore – gli stessi gestori comunichino alle questure territorialmente competenti le generalità delle persone effettivamente alloggiate”. Ne consegue che “la gestione automatizzata del check-in dell’ingresso nella struttura, senza identificazione de visu degli ospiti, si configuri quale procedura che rischia di disattendere la ratio della previsione normativa”.
In sostanza, ricorda il Ministero, le procedure di check-in da remoto non soddisfano i requisiti di legge, che prevedono invece che i gestori delle strutture ricettive identifichino sempre i propri ospiti di persona.
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