Ho ricevuto da un amico, che cortesemente mi tiene aggiornato, uno studio dell’Eurisko sul sentiment delle aziende italiane dal significativo titolo «Climi aziendali inverno», in cui si fa un’analisi e il punto della situazione economica attuale e dell’atteggiamento dei soggetti interessati.
Il mio amico commentava: «Ti allego il rapporto Eurisko aggiornato a dicembre: qualche spunto di ottimismo c’è!».
Finalmente, mi sono detto, e ho letto con attenzione. Non mi ha convinto completamente e allora gli ho scritto dicendo che non percepivo appieno questa positività. E da lì è partito uno scambio di mail: «Massimo, mi sembra però che prevalga ancora il pessimismo»; e lui: «Si tratta pur sempre di un bicchiere: dipende da come lo guardi…».
È vero, purtroppo dobbiamo accontentarci del bicchiere mezzo pieno. Una cosa che ho notato nella predetta indagine (come peraltro in molti studi) è però la mancanza a ogni riferimento ai danni causati all’economia dalla delinquenza e dall’evasione fiscale, che nel 2012 è accredita, dai più approfonditi studi, per un 27% del pil.
Troviamo spesso motivo di disagio quando l’Europa critica il nostro paese, ne facciamo una questione di amor proprio e forse abbiamo ragione: se non ci difendiamo noi, chi dovrebbe farlo. Ma è giusto?
Uli Hoeness, tedesco, è stato un grande calciatore: una vera icona che ha vinto tutto, dai campionati nazionali, alle Champions sino alla Coppa del mondo con la nazionale del suo paese. Come presidente del Bayern calcio ha ribadito i successi, facendo diventare il suo club una delle poche squadre vincenti che abbiano un bilancio in attivo. Tra i propri ammiratori annovera anche la cancelliere Angela Merkel.
Questa visibilità però non gli è bastata a evitare una condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per evasione fiscale.
Nei paesi seri si distingue tra la popolarità e i comportamenti scorretti, tanto che anche Hoeness ne sembra convinto (o almeno se ne è fatto una ragione) e ha rifiutato di fare appello, accettando di scontare in carcere la pena e dando le dimissioni da presidente della società calcistica.
Non intendo considerare il presidente del Bayern una figura da imitare: ha sbagliato ed è giusto che paghi, e lui stesso lo riconosce.
La differenza, per cui nei consessi comunitari fanno i risolini ai nostri politici, è che anche noi abbiamo dei presidenti condannati, ma siamo sicuri che riconoscano le colpe e accettino le condanne?
C’era una volta un gran calciatore…
Di Antonio Caneva, 27 Marzo 2014
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