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C’era una volta un gran calciatore…

Di Antonio Caneva, 27 Marzo 2014

Ho ricevuto da un amico, che cortesemente mi tiene aggiornato, uno studio dell’Eurisko sul sentiment delle aziende italiane dal significativo titolo «Climi aziendali inverno», in cui si fa un’analisi e il punto della situazione economica attuale e dell’atteggiamento dei soggetti interessati.
Il mio amico commentava: «Ti allego il rapporto Eurisko aggiornato a dicembre: qualche spunto di ottimismo c’è!».
Finalmente, mi sono detto, e ho letto con attenzione. Non mi ha convinto completamente e allora gli ho scritto dicendo che non percepivo appieno questa positività. E da lì è partito uno scambio di mail: «Massimo, mi sembra però che prevalga ancora il pessimismo»; e lui: «Si tratta pur sempre di un bicchiere: dipende da come lo guardi…».
È vero, purtroppo dobbiamo accontentarci del bicchiere mezzo pieno. Una cosa che ho notato nella predetta indagine (come peraltro in molti studi) è però la mancanza a ogni riferimento ai danni causati all’economia dalla delinquenza e dall’evasione fiscale, che nel 2012 è accredita, dai più approfonditi studi, per un 27% del pil.
Troviamo spesso motivo di disagio quando l’Europa critica il nostro paese, ne facciamo una questione di amor proprio e forse abbiamo ragione: se non ci difendiamo noi, chi dovrebbe farlo. Ma è giusto?
Uli Hoeness, tedesco, è stato un grande calciatore: una vera icona che ha vinto tutto, dai campionati nazionali, alle Champions sino alla Coppa del mondo con la nazionale del suo paese. Come presidente del Bayern calcio ha ribadito i successi, facendo diventare il suo club una delle poche squadre vincenti che abbiano un bilancio in attivo. Tra i propri ammiratori annovera anche la cancelliere Angela Merkel.
Questa visibilità però non gli è bastata a evitare una condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per evasione fiscale.
Nei paesi seri si distingue tra la popolarità e i comportamenti scorretti, tanto che anche Hoeness ne sembra convinto (o almeno se ne è fatto una ragione) e ha rifiutato di fare appello, accettando di scontare in carcere la pena e dando le dimissioni da presidente della società calcistica.
Non intendo considerare il presidente del Bayern una figura da imitare: ha sbagliato ed è giusto che paghi, e lui stesso lo riconosce.
La differenza, per cui nei consessi comunitari fanno i risolini ai nostri politici, è che anche noi abbiamo dei presidenti condannati, ma siamo sicuri che riconoscano le colpe e accettino le condanne?

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