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Cento anni portati bene

Di Antonio Caneva, 7 Novembre 2008

Cento anni sono un bel lasso di tempo sia per le persone sia per le cose e quando si presenta un centenario si è sempre un po’ emozionati; si percorrono a ritroso gli avvenimenti succeduti nel secolo e alla fine si visualizza un’immagine dai contorni sfuocati, che inevitabilmente si considera con nostalgia.
L’hotel Sheraton Diana Majestic ha vissuto nei giorni scorsi questa ricorrenza e la Starwood, proprietaria dell’albergo e del brand, ha voluto festeggiare l’evento con una grande festa.
Il bel palazzo liberty, la cui prima struttura risale al 1842 come Bagno di Diana, ha avuto nel tempo vari rifacimenti. Comunque l’utilizzo come albergo è del 1908. La parte più interessante del complesso è un magnifico giardino interno che il precedente direttore, Valeriano Antonioli, ha avuto la sensibilità di rendere vitale, realizzando un contenitore per eventi alla moda, dove appunto è la moda a farla da padrona. Bella gente (esteticamente) che richiama la Milano da bere e un ambiente frizzante. La Starwood, caso molto raro nel panorama alberghiero, riesce a realizzare eventi energetici, pieni di vitalità, capaci di sorprendere e far sentire l’ospite al centro di una esperienza.
Si entra in albergo, dove ai lati della porta stazionano due armadi, come sicuramente non era cento anni orsono in una cultura di crinoline e abiti scuri. Le crinoline però si incontrano subito dopo incrociando gruppi di giovani in costume che introducono a un ambiente glamour, vivace e musicale. All’ingresso, incontro Claudia Cuccureddu, la sempre gentile e presente on-line marketing manager delle strutture Starwood di Milano, con la quale scambio due chiacchiere mentre mi accompagna al giardino, che si scopre al di là di una vetrata.
Le piante sono ormai colorate; il vento trasporta le foglie (una cade nel bicchiere) e la musica riempie l’aria rinfrescata dalle gocce che scendono. I camerieri, veloci, in attesa dell’apertura del buffet, servono drink e finger food, che per una volta ha il merito di far capire cosa si mangia: piccole polentine e baccalà, salmone marinato con salsa allo jogurt, saccottini di patate e menta. La gente attornia una persona, allungo lo sguardo e intravvedo Franco Baresi, tuttora icona del calcio milanese. Non sono interessato, sono per il fratello Beppe (sponda Inter), e sorseggiando un cocktail passo tra la gente per andare ad ascoltare la musica di un complesso jazz in costume inizio ‘900. I presenti, ormai rilassati dialogano tranquilli: «Vieni che ti presento un pezzo di ragazza, ricca»; «Dove sei stato? Sono giorni che ti cerco»; «C’è una crisi che non si vende niente»; «Sì, sono stato all’ultima sfilata».
Una galleria fotografica consente di rivivere i cento anni di storia del Diana e di chi lo ha frequentato e mentre mi allontano mi domando cosa dovrò fare, tra 89 anni, per festeggiare il primo centenario di Job in Tourism.

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