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Ceccherelli, nuova apertura nel 2003

Di Antonio Caneva, 6 Dicembre 2002

Esistono pochi posti che, come Villa D’Este di Cernobbio, riescano a trasferire un senso di serenità e benessere. Sono assieme a Claudio Ceccherelli, seduto al ristorante, vicino all’ampia vetrata che si apre sul lago. Ceccherelli, dopo cinque anni di direzione, lascia questa prestigiosa realtà per organizzare l’apertura ed assumere la direzione del nuovo Park Hyatt di Milano e gli ho chiesto di parlarmene, di raccontare una scelta che, sicuramente, è stata molto impegantiva.

La piacevole conversazione inizia da Villa D’este e Ceccherelli si infervora mentre parla di quella che per tanti anni è stata la “sua Casa” e passaggio fondamentale nella crescita professionale. Le esperienze lavorative precedenti hanno avuto dei momenti importanti che portano, tra l’altro, nomi quali Bernini Bristol di Roma, Danieli di Venezia, Excelsior di Roma, Hotel de Paris di Montecarlo, ma la percezione che si ricava è che sia Villa d’Este il momento più importante sinora vissuto e lo conferma nella considerazione che dimostra per l’amministratore Jean Marc Droulers, che glie l’ha consentito.

Il Park Hyatt nasce a ridosso di Piazza del Duomo, in un bel palazzo, che precedentemente è stato sede di una banca e che ora è oggetto di una attenta ristrutturazione da parte del famoso architetto americano Ed Thuttle, che ha già realizzato per Hyatt l’albergo di Parigi. Fa piacere quando, nei centri urbani, procedendo in senso inverso alla consuetudine, immobili precedentemente destinati a istituzioni finanziarie vengono recuperati alla città. L’albergo, la cui apertura è prevista per l’estate 2003, innaugura in Italia la presenza dell’Hyatt, che inizia così con il proprio brand lusso: il Park Hyatt è un progetto che prevede la presenza al top nelle principali città del mondo; iniziato a Tokyo, attualmente vede operative attività a Sidney, Cichago, Toronto, Los Angeles, San Francisco, Parigi. Le camere saranno 117 caratterizzate da un arredamento studiato in maniera molto attenta che permetterà di valorizzare alcune caratteristiche costruttive dell’immobile, quali, ad esempio, i soffitti molto alti delle camere.

Chiedo a Ceccarelli di parlarmi degli spazi congressuali e, anche qui, in maniera personale, mi dice che saranno molto limitati per evitare alla clientela l’imbarazzo dell’incontro con moltitudini di congressisti; la logica riflette una concezione del lusso che è confort e benessere attento e riservato: attenzione a trasmettere al cliente un’esperienza.

In questo progetto la ristorazione rivestirà grande importanza: il ristorante principale avrà anche un ingresso indipendente aperto al pubblicoe nella hall sarà disponibile un servizio continuativo di coffee shop.

Il numero di addetti previsto a regime è di circa 180 e quindi viene naturale chiedersi quale politica verrà adottata per il reperimento delle migliori risorse umane; Ceccherelli non ha dubbi in merito: bisogna partire dai collaboratori più stretti e dai capi servizio, 6 / 7 persone, ed assieme a questi creare l’organico, reperendo le professionalità che già si conoscono e, solo in un secondo momento, utilizzando strumenti di ricerca. Una delle difficoltà che si incontrano a Milano è trovare validi collaboratori senza fornire l’alloggio ma, anche qui, Ceccherelli intende intervenire cercando, limitatamente, di reperire adeguati spazi d’alloggio.

Cecherelli crede molto nella personalizzazione del rapporto del direttore con il cliente; è chiaramente più facile in un albergo in cui il soggiorno sia lungo ma, la determinazione nella impostazione del suo stile di management, è quella di continuare ad essere vicino alla clientela; afferma:” negli alberghi di alto livello è importante trasmettera al cliente un sogno, un’intimità, un’esperienza, e la presenza del direttore può aiutare in questo senso”.

Il tempo è piacevolmente volato, qualche nuvolone e ci si accomiata, ripromettendo di rincontrarci a Milano, Via Tommaso Grossi, per me così ricca di ricordi… ma questa è un’altra storia.

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