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C’è un mercato da valorizzare

Di Antonio Marinaro, 3 Ottobre 2003

www.studioptima.it

Pubblichiamo il vivace resoconto di viaggio di Antonio Marinaro, titolare di Studio Optima, che ha partecipato ai workshop , organizzati dall’Enit negli Stati Uniti, per facilitare l’incontro fra domanda e offerta: il18 settembre a Chicago,il 22 a Los Angeles e il 23 a San Francisco.

Strano paese gli Stati Uniti, trovi veramente tutto e il contrario di tutto, trovi quello che ti aspetti, perché gli Usa sono come li vedi nei film, ma al tempo stesso scopri incongruenze incredibili.Con 280 milioni di abitanti, con un potere di spesa elevato rispetto alla media mondiale, abituati a viaggiare, ma in occasione dei workshop in questione, i rappresentanti della domanda, sono stati, in grande percentuale, i dettaglianti, ovvero le agenzie di viaggio.
Nonostante il potenziale, il mercato Usa verso l’Italia è ancora iin una fase di spontaneismo, in pratica non esiste una leadership, i prodotti vengono offerti in tutte le salse a turisti fai-da-te, che acquistano il biglietto aereo presso le agenzie locali, facendosi prenotare transfer e servizi nelle classiche città caposaldo delle nostre destinazioni. Una situazione dovuta a una mancanza di cultura e di informazione alla base.
Quindi, darei una bacchettata all’Alitalia, per la mancanza di un volo diretto per Los Angeles, ma parole di elogio per la professionalità e disponibilità della delegazione Enit negli Usa, in particolare al dottor Magni, che ha organizzato incontri interessanti, nonostante, appunto, la difficoltà di reperire agenti di viaggio ricettivi al prodotto, e che, soprattutto, possano sviluppare vero e nuovo traffico verso l’Italia.
In effetti, i dati parlano chiaro: 4 milioni scarsi di statunitensi hanno visitato mediamente l’Italia nel corso dell’ultimo triennio. Se ne desume l’importanza di incrementare l’incoming.
Ma entriamo nei particolari. Un mercato curioso, disponibile e interessato ad alternare le città d’arte simbolo (Firenze, Roma, Venezia) con altri siti, desideroso di vivere l’Italia anche attraverso l’enogastronomia e il turismo verde, oltre che di ammirare gli scorci naturali che qui si trovano ovunque. .
Ho partecipato ai workshop come rappresentante di diverse strutture alberghiere, oltre che di una compagnia di incoming nazionale, e posso confermare che, a fronte dell’investimento rilevante, il saldo del viaggio è decisamente positivo, e l’iniziativa certamente da ripetere.
Tecnicamente, le necessità dell’operatore dettagliante Usa sono relativamente semplici: ricevere tariffe Fit alla stregua dei migliori operatori europei, e poter effettuare la pratica di vendita, incassando nel proprio paese, perché spesso, a tutt’oggi, il cliente prenotato dagli Usa paga direttamente in hotel con la propria carta di credito, ma la commissione che la struttura riconosce all’agente tarda ad arrivare, è svalorizzata dalle spese bancarie e rende infruttuosa, finanziariamente, la vendita. Ostacolo non da poco, se si pensa anche alle difficoltà di giungere in Italia, per la mancanza di alcuni voli diretti.
Ad albergatori e operatori incoming suggerirei una cosa molto semplice, persino banale: accettate un numero di carta di credito aziendale dell’operatore a garanzia della prenotazione, riconoscere la Fit di miglior fascia differenziata, attrezzandosi per addebitare su questa carta, a servizi regolarmente prestati, le spettanze.
Per quanto elementare sembri, questa formula non è ancora diffusissima, ma oltre Oceano, e non solo l’Atlantico, è l’unico mezzo per vendere e guadagnare, in tempi accettabili.
Ho notato poi alcune stranezze, nella rappresentanza italiana: la sorprendente assenza di alcune catene o gruppi alberghieri che non avrebbero assolutamente sfigurato ma al contrario avrebbero beneficiato dei potenziali contatti, l’eccessiva presenza di strutture alberghiere individuali, e il numero relativamente limitato di aziende incoming con vera penetrazione nazionale, quelle, per intenderci, con rapporti alberghieri diretti che vadano oltre il proprio bacino territoriale. Buona invece la presenza di consorzi e associazioni, oltre ad alcuni enti regional. Una promozione all’italiana quindi, che tuttavia fa il paio con una domanda, come già detto, variegata e folkloristica.
Le richieste che personalmente ho ricevuto riguardavano strutture alberghiere a 4 e 5 stelle, in città come Milano e Verona, ma anche in Umbria e a Napoli. Mi è stato chiesto di segnalare nuove (per quel mercato) destinazioni di viaggio, e l’esistenza di corsi di cucina e di artigianato locale. Ma come ho scritto in passato, il vero lavoro è il follow up, il seguito che si dà a questi incontri, quindi, buon lavoro a tutti.
Il prossimo appuntamento con i lettori di Job in Tourism riguarderà l’imminente edizione del Ttg Italia, dove sarò presente con uno stand.nella sezione incoming Tti.

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