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C’è un gap tra teoria e pratica 2.0

Le imprese sono consapevoli del ruolo dei social media ma ne sfruttano poco le potenzialità

Le imprese sono consapevoli del ruolo dei social media ma ne sfruttano poco le potenzialità

Di Marco Beaqua, 7 Febbraio 2013

I top executive della maggior parte delle imprese comprendono bene l’importanza dei social media, ma li utilizzano meno di quanto dovrebbero. È questo, in estrema sintesi, il risultato di una recente indagine, condotta dalla Stanford University, su più di 180 senior executive e direttori corporate di compagnie a stelle e strisce. Esisterebbe, insomma, una sorta di sconnessione tra la consapevolezza, che gli alti livelli delle imprese hanno del ruolo e dell’importanza del mondo 2.0, e le azioni reali che gli stessi intraprendono per sfruttare tali opportunità. «Le compagnie apprezzano il potenziale dei social media in termini di branding, reputazione, comunicazione e valutazione dei rischi strategici», spiega il responsabile dello studio, David Larcker. «Sono anche consapevoli delle minacce che ne potrebbero derivare. Semplicemente non stanno ancora facendo molto per affrontare la questione». I numeri della ricerca d’altronde parlano chiaro: il 90% del campione dichiara, infatti, di comprendere la forza del web 2.0, ma solo il 32% lavora in società, che monitorano i social media per scovare eventuali rischi per la propria attività, e appena il 14% in imprese, che fanno uso di dati misurabili per valutare le proprie performance in tali ambienti. Appena il 24% dei manager senior e l’8% dei direttori corporate, infine, riceverebbe rapporti, con cifre precise, sull’andamento della presenza social della propria compagnia. Il punto fondamentale, secondo Larcker, è che «la familiarità dimostrata dai top executive nei confronti del web 2.0 non si traduce in un suo uso sistematico da parte delle aziende».

Sei step per una strategia online efficace

Alla luce della discrepanza tra consapevolezza e pratica 2.0, rivelata nella maggior parte dei livelli executive coinvolti nell’indagine della Stanford University, gli autori dello studio hanno elaborato una serie di sei consigli, da seguire passo dopo passo, per implementare una politica social media coerente con le proprie strategie d’impresa e con i propri programmi di gestione del rischio:

* Valutare attentamente quali sono le competenze social media già presenti in azienda
* Cercare di capire come i social media si inseriscano nel proprio modello strategico di business
* Rendere i propri indicatori chiave, di performance e di rischio, compatibili con le informazioni disponibili sui social media
* Implementare un sistema di ascolto e monitoraggio capace di catturare i dati dei social media e di trasformarli in valori misurabili
* Sviluppare politiche e linee guida ufficiali per tutti i collaboratori, a qualsiasi livello essi siano
* Analizzare attentamente le conseguenze legali e comportamentali della raccolta di dati dai social media

Un esempio delle potenzialità della rete nel turismo:
la comunicazione Internet influisce su ispirazione
ed esperienza di viaggio

L’87% degli under 34 utilizza Facebook per decidere le destinazioni delle proprie vacanze. Non solo: durante i viaggi, il 68% delle persone si serve dei propri dispositivi portatili per rimanere in contatto con la famiglia e gli amici, il 43% per fare delle foto e il 20% per rimanere aggiornato su quello che succede nel mondo. Sono solo alcuni dei dati di una recente indagine condotta, su un campione di 4.600 consumatori di 13 paesi differenti, dalla società di consulenza Text100, per scoprire l’influenza dei social network e della tecnologia mobile su ciascuna delle quattro fasi che caratterizzano l’acquisto di un prodotto turistico: l’ispirazione, la decisione, la prenotazione vera e propria e l’esperienza di vacanza in sé. I social media, in particolare, parrebbero giocare un ruolo di primo piano soprattutto durante la prima e l’ultima di queste fasi. E ciò coerentemente con il dato, per cui il 63% del campione avrebbe dichiarato di considerare i suggerimenti di amici e parenti quali fattori determinanti nella scelta della propria vacanza. Il web 2.0, infatti, non fa altro che favorire lo scambio di informazioni tra i membri della propria rete relazionale. «Le persone oggi prendono le proprie decisioni di viaggio basandosi su un numero di canali, online e offline, senza precedenti», spiega il global ceo di Text100, Aedhmar Hynes. «Gli operatori del turismo e i professionisti della comunicazione devono quindi sviluppare strategie integrate, per veicolare i propri messaggi e i propri prodotti su tutte le piattaforme, in modo da intercettare i consumatori alla ricerca di ispirazione per le proprie vacanze».

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