Sono settimane “calde” di rinnovi per i contratti di lavoro che afferiscono al settore del turismo – e che risultano ormai scaduti da diversi anni. Dopo il via libera a quelli di Federalberghi e Faita e di Fipe-Confcommercio sottoscritti con i sindacati tra fine giugno e inizio luglio, si è invece interrotta, per il momento, la negoziazione tra le associazioni datoriali firmatarie del CCNL Industria Turistica Federturismo-Confindustria e AICA Confindustria Alberghi e le organizzazioni sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs per il rinnovo del contratto, scaduto da ormai sei anni.
Lo stop al negoziato
“Le tre sigle hanno richiesto a più riprese di discutere di incremento salariale, di interventi migliorativi della parte normativa in merito a contrasto a violenza e molestie nei luoghi di lavoro, congedi per le donne vittime di violenza, genitorialità e bilateralità, mentre da parte datoriale venivano, invece, avanzate modifiche peggiorative su istituti fondamentali, quali tempo determinato, apprendistato, flessibilità dell’orario di lavoro, richiedendo altresì di introdurre la reperibilità per le lavoratrici e i lavoratori del comparto”, hanno spiegato in una nota i sindacati, che parlano di un “sensibile passo indietro che vorrebbe mettere in discussione diritti già acquisiti. Una posizione sconsiderata da parte datoriale che non mostra rispetto nei confronti degli oltre 200mila lavoratrici e lavoratori impiegati in una compagine di rilievo del settore turistico – grandi catene alberghiere, tour operator, agenzie di viaggio, ristorazione commerciale e collettiva – a cui viene, ancor oggi, negato il diritto al rinnovo del contratto nazionale”.
I sindacati hanno poi sottolineato come questo stop rappresenti “una situazione in pieno contrasto con la lamentata carenza di personale, palesemente legata alla scarsa attrattività esercitata dalle attuali retribuzioni e dalle condizioni di lavoro che indeboliscono il settore, ostaggio di un contratto scaduto da sei anni”.
Ripartire dai temi fondamentali
Da parte sua AICA, che parla di un’interruzione alla trattativa unilaterale dei sindacati, sottolinea la volontà di riaprire la negoziazione “circoscrivendo la discussione a una rosa ristretta di tematiche fondamentali per il settore, tra cui l’individuazione dei casi di utilizzo del contratto a termine, anche a favore delle fasce deboli di lavoratori. Le associazioni datoriali – aggiunge – hanno altresì sottolineato la disponibilità a riconoscere aumenti economici non inferiori a quelli già definiti su altri tavoli negoziali del settore. Si auspica una rapida ripresa del confronto per dare una pronta risposta a imprese e lavoratori”.
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