Job In Tourism > News > Hospitality > Castello di Vicarello, la nuova sfida del lusso contemporaneo

Castello di Vicarello, la nuova sfida del lusso contemporaneo

Nel cuore della Maremma, alla scoperta del destination hotel più volte premiato tra le strutture top al mondo, tra contatto con la natura e ricercata semplicità

Nel cuore della Maremma, alla scoperta del destination hotel più volte premiato tra le strutture top al mond

Di Serena Massa, 6 Giugno 2023

Una cosa da farsi “semplice e molto complessa allo stesso tempo”. Dare forma e significato alle nuove declinazioni dell’ospitalità di alta gamma è la sfida principale che ha davanti chi si trovi a guidare una struttura luxury oggi, quando molto è cambiato rispetto anche solamente a una manciata di anni fa. La pandemia ha ridisegnato bisogni e desideri degli ospiti e la ricerca non semplice del personale richiede un cambio di approccio, anche nella gestione dello staff. Ecco come vive questa sfida Alessandro Italiano, general manager di Castello di Vicarello, la tenuta immersa nel cuore della Maremma di proprietà della famiglia Baccheschi-Berti.

Cosa significa fare il general manager in una struttura come Castello di Vicarello? Qual è la sfida principale in questo momento?

Innanzitutto, è un onore essere il general manager di uno dei posti indicati da Condè Nast tra i 78 più belli al mondo. Castello di Vicarello è un vero destination place, un piccolo borgo che si estende su 40 ettari, che vive con le sue 9 splendide suite e ha una propria identità molto forte. È come essere in un piccolo paese pulsante di vita nel quale ogni giorno vanno organizzati e gestiti sia la vita della struttura che le esigenze degli ospiti. Sono clienti con aspettative molto alte sui quali va cucita ogni giorno un’esperienza diversa, personalizzata e indimenticabile. È questo che fa la differenza tra un destination hotel privato e un grande hotel di compagnia nel quale tutto è settato sugli standard al di là del posto nel mondo nel quale ci si trova.

Un “lusso contemporaneo”, lo definite. Una formula oggi adoperata da molti. Come si declina a Castello di Vicarello?

Per me lusso contemporaneo vuol dire tornare alle origini, è porre attenzione a ogni cosa che si fa. È una cosa semplice e complessa allo stesso tempo perché è un lusso flessibile, che cambia a seconda delle persone. È anche la ricerca di tutto ciò che non è convenzionale ovvero che non si trova in altri posti. La nostra fortuna è avere a disposizione una proprietà su 40 ettari, tutta biologica, che ci dà la possibilità di giocare con materie prime straordinarie. Questo approccio comporta la necessità di studiare il cliente per conoscerlo prima e cercare di sorprenderlo. Sorpresa, in questo caso, per esempio, non vuole dire avere un Dom Pérignon in camera – cosa che può essere scontata – ma riuscire a intercettare l’aspettativa dell’ospite e fargli trovare, per esempio, un juice freschissimo preparato con le nostre materie prime, che non ha mai assaggiato e che apprezzerà molto di più.

Chi sono questi ospiti?

Il 70% del nostro mercato è americano. Sono ospiti che vengono in un destination hotel per ricercare la propria anima, staccarsi dal mondo e riassaporare la bellezza della vita. Castello di Vicarello è amato molto dalle coppie, l’età media è tra i 30 e i 40 anni. Abbiamo molte richieste per i matrimoni e in questi casi la struttura viene presa in esclusiva. 

Avete molti repeaters?

Al Castello abbiamo la fortuna di avere molti ospiti che arrivano come tali e vanno via da amici. Un feeling reso possibile anche da questo approccio contemporaneo al lusso, meno distaccato rispetto al passato. Chiaramente, c’è un grande lavoro di guest relations dietro. L’obiettivo non è seguire il cliente solamente prima dell’arrivo e durante il soggiorno, ma anche dopo. Ci tengo, per esempio, che i ragazzi scrivano ai nostri ospiti dopo la partenza non tanto per capire come è stato il loro stay da noi, ma per sapere se possiamo essergli utili in qualche modo nel prosieguo del loro viaggio. Ci piace molto, lì dove sia possibile e riteniamo non sia invadente, mantenere con gli ospiti un rapporto di continuità che non è solo dedito ai repeat guests, ma che di fatto poi ce ne porta molti. 

Sta vedendo emergendo nuove richieste da parte degli ospiti? 

Sicuramente il desiderio di assaggiare più territorialità possibile, la ricerca e l’apprezzamento delle specialità locali. Tra le esperienze più amate ci sono le nostre cooking class per imparare a fare la pasta fresca piuttosto che il tiramisù. C’è un grande ritorno alla natura e alle cose semplici.

Un tema di grande attualità è quello del personale. La ricerca è più difficile per una struttura stagionale come la vostra?

Siamo una struttura stagionale, ma abbiamo una stagione lunga, di 9 mesi. La cosa complicata in questo momento credo sia la necessità di cambiare la mentalità alberghiera che abbiamo avuto per 30 anni. Non possiamo più lamentarci perché manca il personale, piuttosto dovremmo ragionare su come siamo arrivati a questo punto. Io sono un ex cameriere, ho avuto la fortuna di fare la gavetta come si faceva una volta. Ma oggi sono cambiate molte cose. Bisogna investire sui giovani e sul loro benessere offrendo una formazione che non sia unicamente accademica e mirata ai soli interessi dell’albergo. Come azienda, è necessario investire per aiutare i ragazzi guardando non solamente a quello che serve al nostro hotel, ma al loro futuro in generale, anche se poi andranno a lavorare altrove. Personalmente preferisco avere con noi ragazzi che possono non avere inizialmente un livello di preparazione altissimo, ma che sanno mettere il cuore e hanno voglia di fare. Li prendiamo con noi due mesi prima e li formiamo internamente. I clienti si accorgono della differenza. 

Vale più l’atteggiamento che le competenze professionali, in un certo senso.

Assolutamente. Un check-in fatto senza cuore non serve a nulla, i cliente lo percepiscono. Soprattutto ospiti come i nostri, che sono abituati a girare nei migliori posti al mondo, sanno riconoscere ciò che è freddo e standardizzato, mentre apprezzano molto di più una certa semplicità ricercata.

Altro tema caldo: i rincari, che immagino su una struttura come Castello di Vicarello pesino. Come li affrontate?

Come tutte le cose, vanno gestiti. Se è necessario rivedere le tariffe perché aumentano i costi di gestione per i motivi che conosciamo, la cosa importante è che questi aumenti siano motivati e che gli ospiti ne siano consapevoli. E poi gli aumenti non possono essere scaricati sempre sui clienti, vanno rivisti i costi dove si può e a volte vanno gestite le marginalità. 

 Quali sono le novità per questa stagione?  

R. Apriremo la nostre decima suite, su tre piani con piscina privata. E poi abbiamo i nostri fantastici orti pronti per la bella stagione, nuove cooking class ed esperienze di wine tasting. Abbiamo già un’altissima occupazione, intorno al 90%, e uno staff ben costruito. Sono convinto che sarà un’ottima estate.

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati