Job In Tourism > News > Hospitality > Case vacanza, un affare da tre miliardi di euro

Case vacanza, un affare da tre miliardi di euro

HomeAway e Ciset fotografano un settore che fa sempre più gola anche ai brand alberghieri

HomeAway e Ciset fotografano un settore che fa sempre più gola anche ai brand alberghieri

Di Giorgio Bini, 21 Giugno 2019

Dagli appartamenti alle ville, sembra che ci sia sempre più voglia di “dimensione casalinga” anche in viaggio, sia che si tratti di una vacanza che di una trasferta business. E che le case facciano gola lo dimostrano anche gli investimenti recenti delle catene alberghiere, desiderose di non perdere l’occasione. Ihg per esempio ha lanciato Atwell Suites, un marchio “all suite” di fascia upper-midscale con il quale vuole andare a captare un mercato da 18 mld di dollari, con forte richiesta di ospiti e proprietari, puntando a chi cerca flessibilità per soggiorni sopra le quattro notti.
Ha annunciato l’espansione anche Be Mate, il brand di appartamenti degli spagnoli di Room Mate, che ha inaugurato due nuove proprietà a Madrid, ma già programma di aprirne altre 13 a gestione completa nei prossimi 18 mesi in diverse destinazioni internazionali, tra cui la nostra Milano. Senza dimenticare ovviamente la mossa di Marriott International che si è lanciato nell’home rental deluxe con Homes & Villas.
Ma come sono le prospettive per il settore? Promettenti, almeno in Italia, stando a quanto rileva il secondo barometro di HomeAway e Ciset sull’affitto di case per vacanza nel nostro Paese.
In generale, si tratta di un mercato da quasi 3 mld di euro: il fatturato generato da chi utilizza case per vacanza si aggira intorno ai 2,9 miliardi, di cui poco meno di 1 mld è dovuto alle spese di affitto e 1,9 è appannaggio delle spese extra a destinazione.
Tra il trend crescente delle “esperienze” e il turista che ama sentirsi sempre più un “residente temporaneo” si inserisce l’indagine, che quest’anno ha deciso di tracciare diversi segmenti di viaggiatori: gli “alternativi” (chi utilizza sia case che hotel) e gli “esclusivisti”, che includono sia coloro che utilizzano solo case per vacanza sia coloro che utilizzano solo l’albergo.
Questo secondo gruppo rispetto agli altri ha una maggiore propensione al viaggio: quasi l’80% ha fatto almeno due vacanze lunghe e due short break negli ultimi due anni e, tra le due tipologie di alloggio, il 56% valuta e sceglie la casa vacanza. Le destinazioni preferite sono quelle balneari, che registrano il 47% delle preferenze, seguite dalle città d’arte (22%) e dalla montagna (11%).
L’estate è la stagione prediletta, in particolare il periodo giugno-agosto, scelto dal 56%.

Bene l’online, ma resiste anche il buon passaparola
Dove prenotano e come scelgono una casa per vacanze? Le piattaforme online specializzate in affitti turistici sono il principale canale di informazione e prenotazione (37%), seguito dalle Ota e dai portali delle destinazioni turistiche, che registrano il 32% e il 30% delle preferenze rispettivamente. Il tradizionale passaparola è ancora scelto dal 29% degli intervistati, mentre il 13% è un repeater (sceglie, cioè, sempre lo stesso alloggio). Chiudono le agenzie di viaggi (8%) e le agenzie immobiliari (7%).

La ricerca ha tracciato anche il profilo degli esclusivisti, coloro che hanno scelto di soggiornare solo in case per vacanza. La loro vacanza ideale è tradizionale, prevalentemente al mare (45%) e in montagna (14%). Amano viaggiare in famiglia (42%) o in gruppi numerosi (15%) e con amici (13%) per la prenotazione utilizzano sia le piattaforme specializzate in affitti brevi (32%) sia le Ota e altri intermediari (30%).
Diverse invece sono le abitudini di chi sceglie solo l’hotel; il target di riferimento ha un’età media più elevata (il 51% ha più di 45 anni), viaggia soprattutto in coppia (44%) o famiglia (27%) e opta per una tipologia di vacanza più eterogenea: il 39% sceglie un soggiorno nelle città d’arte, mentre il 32% il mare. Le cosiddette “bed banks” (i portali specializzati nella prenotazione di camere) sono il tool di riferimento per il 50% degli intervistati, seguite dai portali delle località turistiche (27%).

Più spese: occasione ghiotta per i territori
Il barometro HomeAway/Ciset indica che gli “alternativi” spendono in media 573 euro per l’affitto e una cifra più che doppia in spese extra, 1.165 euro – per tutto il soggiorno. Delle spese extra, la maggior parte è destinata alla ristorazione (40,4%). Tra gli “esclusivisti”, sono i sostenitori delle case vacanza a spendere di più, non tanto in termini di affitto, quanto in attività da svolgere durante il proprio soggiorno, e sono quindi buone notizie per l’indotto sul territorio, 766 euro contro i 664 di chi alloggia solo in hotel, dato un gruppo di viaggio più numeroso e una maggiore durata del soggiorno.

Arriva Vrbo
HomeAway fa refresh e diventa Vrbo, anche se il country manager Gualberto Scaletta intende precisare che per il nostro mercato non cambierà nulla. Vrbo è la piattaforma per le case vacanza nel gruppo Expedia, è basata negli Stati Uniti, ma per l’Italia il portale di riferimento rimane homeaway.it: si continua a prenotare qui e anche i proprietari potranno continuare a creare qui i loro annunci. La “differenza” risiede nel fatto che i proprietari che hanno strutture in Italia su Vrbo possono ricevere prenotazioni dal Nord America. Intanto la piattaforma investe in visibilità e comunicazione, e continua a incontrare proprietari e property manager in giro per l’Italia.

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati