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Carriere al femminile: il pioniere Club Med

Best practice e progetti ad hoc per le pari opportunità: dalla capo villaggio alla recruiter, quattro donne raccontano la loro crescita nel gruppo d’Oltralpe

Best practice e progetti ad hoc per le pari opportunità: dalla capo villaggio alla recruiter, quattro donne

Di Mariangela Traficante, 30 Aprile 2019

Pari opportunità, diversità di genere, uguaglianza salariale ma anche investimenti per migliorare il difficile equilibrio tra professione e vita privata: in un’epoca in cui le voci delle donne sono tornate a farsi sentire in difesa dei propri diritti, anche nel mondo del lavoro è importante accendere i riflettori su questi temi. Come si pongono le aziende del turismo e dell’ospitalità? Cosa mettono in campo in concreto tra iniziative e best practice?
Per molti è un argomento di cui si è iniziato a prendere coscienza già da qualche anno. Ma ci sono anche aziende aperte da sempre a questi temi, come Club Med: la diversità di genere rientra dagli esordi nella politica aziendale (e già negli anni Settanta le donne diventavano general manager dei resort del gruppo). E dal 2012 l’azienda d’Oltralpe ha deciso di mettere a sistema questa politica, creando progetti ad hoc e mettendo in pratica iniziative per migliorare l’uguaglianza sul lavoro e il rapporto tra responsabilità professionali e familiari. Sono tre le aree chiave su cui si concentrano le azioni: il recruitment, l’avanzamento di carriera e il work-life-balance. L’impegno parte dal processo di selezione e cerca di toccare altri nodi cruciali, dai congedi retribuiti all’uguaglianza salariale a parità di posizione ed esperienza.
Quante sono oggi le donne nel mondo Club Med? Circa il 41% dei dipendenti, tra personale attivo nelle sedi aziendali e nei resort, e toccano quasi il 67% in ufficio.
E sta crescendo il numero delle dipendenti con un significativo avanzamento di carriera: nel 2017 sono state il 20%, +4% rispetto all’anno prima. Fondamentale è l’impegno nella formazione e in questo le donne sembrano superare gli uomini: le G.O. (Gentil Organisateur è il termine che definisce lo staff Club Med) e G.E. (Gentil Employé, che designa il personale locale) che hanno partecipato a programmi di training sono state il 69%, contro i colleghi che si sono “fermati” più indietro, anche se di poco, al 62%.
Ma i numeri acquistano più valore se gli si dà un volto: e allora noi ne abbiamo incontrati quattro. Sono quelli di quattro donne italiane del mondo Club Med, con background e aspettative differenti. Dai villaggi all’head quarter milanese, dalle vittorie atletiche alla passione per il recruitment, dal bancone di un bar a un’equipe internazionale. Quattro professioniste ci raccontano la loro esperienza di un Club Med declinato al femminile. Le abbiamo intervistate ed ecco come ci hanno portato dietro le quinte.

Dal bar a una “international family”: Michela Novarini
Food & Beverage Manager, 42 anni

L’inizio come barlady nel 2012: “In realtà ero già responsabile bar a Milano, ma ho deciso di iniziare dal primo step”, racconta Michela. Come bar manager è partita per la Cina e al rientro in Europa, grazie anche a una formazione specifica, è diventata Food and Beverage Manager, ruolo che svolge da 3 stagioni.
Domanda. Ha incontrato ostacoli durante il percorso di formazione? Quali le soddisfazioni?
Risposta. Parlerei di sfide piuttosto, quelle sono state davvero tante! Ad esempio la gestione di grandi équipe, fino a 60 persone. Mi sono resa conto, stagione dopo stagione, di essere maturata sia come persona che come manager: la soddisfazione è quella di essere diventata un punto di riferimento per il mio team.
D. Qual è stata la motivazione che l’ha spinta a entrare nel mondo Club Med?
R. La necessità al cambiamento. Volevo sperimentare nuovi ambienti, avere più stimoli e più soddisfazioni. Volevo lavorare in un contesto multiculturale, viaggiare, e sapevo che potevo trovare tutto ciò in Club Med. Ho voluto rimettermi in gioco, rimescolare le carte.
D. Cosa significa lavorare in Club Med?
R. Acquisire e sviluppare sempre nuove competenze. Si è in continua formazione, e si ha la possibilità di evolvere. A ogni stagione si riesce a costruire una nuova “international family”: acquisire un ricco bagaglio culturale.
D. Un consiglio per una ragazza che volesse intraprendere il suo percorso?
R. Non avere troppa fretta, perché si rischia di bruciare alcune tappe fondamentali. Personalmente, ho avuto fiducia nell’azienda e l’azienda in me.

Sport, viaggi e recruitment: Tania Bardelli
Recruiter, 32 anni

Tania nasce come ginnasta: ha fatto parte della nazionale italiana. E ha trovato il modo di coniugare passione per le lingue e i viaggi con la ginnastica grazie a Club Med, dove ha iniziato come istruttrice di circo, poi responsabile circo, responsabile sport fino a general manager assistant. Attualmente lavora come recruiter presso l’HR department di Milano.
D. Difficoltà e soddisfazioni particolari raccolte fin qui?
R. Soprattutto la gestione di equipe internazionali. Culture diverse equivalgono a una comunicazione molto differente: dall’umorismo alle lingue, fino ad aspettative differenti. Soddisfazioni davvero tante! Sono cresciuta molto rapidamente, arrivando a gestire fino a 180 risorse cambiando pelle molte volte. Ho imparato a gestire un budget, monitorare i kpi, il merchandising, i rapporti business fino ad arrivare all’HR.
D. Perché ha scelto Club Med?
R. Per viaggiare, scoprire nuove culture e potermi esprimere al 100%. Ho potuto coltivare le mie passioni, scoprendo nuovi lati di me che neppure conoscevo.
D. Cosa significa lavorare qui?
R. Libertà di esprimersi e di realizzarsi: è un’esperienza a tutto tondo, che dà tante opportunità a chi sa coglierle.
D. Cosa consiglierebbe a chi volesse intraprendere il suo percorso?
R. Carpe diem!

La scalata in pasticceria con tanta formazione: Giuseppina Della Pace
Chef pâtissier, 27 anni

Partita come pasticcera, oggi è chef pâtissière grazie a diversi percorsi di formazione interni.
D. Ha incontrato ostacoli particolari durante il suo percorso? E la soddisfazione più grande?
R. Sì ho incontrato qualche piccolo ostacolo: del resto, ogni stagione ha le sue difficoltà. Bisogna essere molto preparati, e non solo tecnicamente, per poter trasmettere le giuste competenze. Aggiungiamo un pizzico di psicologia e di problem solving, dato che ci si trova a gestire problematiche sempre differenti. Le soddisfazioni sono tantissime. È emersa la vera Giusy: sento di essere maturata moltissimo.
D. Come è entrata in questo mondo?
R. Per caso, su consiglio di un’amica che già vi lavorava e si trovava molto bene. Oggi gestisco un’equipe di sette persone provenienti da Francia, Spagna e Italia adattando e personalizzando la formazione. Sono soddisfatta, perché ho modo di esprimermi in un contesto aperto e che dà tante opportunità di carriera alle donne.
D. Per lei lavorare in Club Med è …?
R. Vengo da un paesino in provincia di Taranto: aprire gli orizzonti ed essere pronti a scoprire nuove culture e realtà, viaggiare.
D. E se dovesse essere lei a dare un suggerimento a una ragazza?
R. Le consiglierei di svolgere il proprio lavoro con amore, umiltà e carattere.

La crescita nei resort, per superare i limiti: Nicoletta Pruneddu
Capo Villaggio, 39 anni

Da assistente responsabile del personale a responsabile del personale per quattro anni in differenti resort, Nicoletta ha affrontato anche l’apertura del resort di Pragelato. Poi un passaggio al ruolo di general manager assistant fino a diventare, nel settembre 2016, capo villaggio.
D. Le sfide raccolte in questi passaggi?
R. Inizialmente le lingue straniere, e le specificità della legislazione francese, in quanto gestiamo sia contratti italiani che francesi nei resort in Italia. Ho avuto l’opportunità di toccare tutti i dipartimenti, dall’hotellerie nel senso più stretto all’animazione, la gestione della clientela, il business, fino a diventare Capo villaggio (General Manager).
D. Qual è la stata la sua motivazione?
R. Fondamentalmente la curiosità. Occuparmi della gestione del personale in una multinazionale così importante nel mondo del turismo, la sfida della lingua, la possibilità di crescere professionalmente.
D. E cosa significa oggi lavorare qui?
R. Superare i propri limiti, imparare ad adattarsi agli imprevisti, vivere in un contesto in continuo cambiamento lavorando con manager e colleghi diversi ogni stagione.
D. Un consiglio per chi volesse “seguirla”?
R. Di non farsi scoraggiare dalle difficoltà iniziali perché il Club è un mondo da scoprire: pieno di opportunità, belle persone, formazioni, culture diverse.

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