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Benessere a misura di hotel

In tutti gli alberghi ci sono spazi sottoutilizzati da sfruttare

In tutti gli alberghi ci sono spazi sottoutilizzati da sfruttare

Di Marco Beaqua, 19 Novembre 2010

Il mondo del wellness sta cambiando. Il dato di fatto è ormai inoppugnabile: una volta circoscritto soprattutto ai grandi hotel in prossimità dei centri termali, il wellness è ormai un servizio che i viaggiatori, sia business sia leisure, si aspettano di trovare praticamente ovunque. «Un ospite», racconta il managing director dello Studio Anshin, Vittorio De Martino, «quando rientra in albergo dopo un’intensa giornata di lavoro, o al termine di una lunga escursione, desidera più di ogni altra cosa rilassarsi: un quarto d’ora in palestra, magari un po’ di sauna e un tuffo in piscina. Se poi è disponibile pure un massaggio, tanto meglio». Ecco quindi la necessità, anche per strutture di medie dimensioni, di dotarsi almeno di un piccolo spazio benessere.
Domanda. Come fare, però, a rendere redditizi tali spazi?
Risposta. Progettando una proposta compatibile con le proprie risorse. Troppe volte, infatti, mi capita di trovare palestre realizzate in enormi saloni, piene di macchine tanto sofisticate quanto costose e quasi mai utilizzate dagli ospiti. Meglio, invece, concentrarsi su qualcosa di un po’ più piccolo ma di veramente utile per la propria clientela. In tutti gli hotel di almeno 100 camere, tra l’altro, ci sono sempre degli spazi sottoutilizzati, che potrebbero benissimo fare al caso di chi vuole creare un’offerta benessere senza strafare: 50 metri quadrati, per esempio, sono sufficienti a ospitare un bagno turco, due lettini per i trattamenti e un tapis roulant.
D. Tutto semplice, quindi?
R. Non proprio. Bisogna anche sapersi ingegnare: trovare sempre qualcosa che renda la propria offerta unica.
D. Come, per esempio?
R. All’epoca in cui ero responsabile dell’operatività del Crowne Plaza St.Peter’s di Roma, avevo creato un sistema per sfruttare gli spazi wellness anche di sera. La night spa era un’offerta speciale dedicata a chi voleva celebrare, in un ambiente suggestivo, una festa o un momento particolare: a bordo della piscina calda, con le candele accese, un servizio di finger food e, volendo, trattamenti per tutti. L’idea ebbe tanto successo che venne ben presto copiata anche da altre strutture.
D. Non si può mai smettere di pensare a qualcosa di nuovo, quindi?
R. Assolutamente no. Anche perché, quasi ogni anno, arriva qualche novità potenzialmente capace di avere un effetto dirompente sul settore. Basti pensare al pilates: cinque anni fa era una tecnica che non conosceva praticamente nessuno. Oggi è diventata quasi scontata.
D. Anche di trattamenti ne sorgono ogni giorno di nuovi: al miele, al vino, al caviale…
R. A queste novità, sinceramente, credo un po’ di meno. A parte qualche trattamento tradizionale di comprovata efficacia, li considero quasi sempre fenomeni modaioli dagli scarsi effetti pratici e spesso anche poco richiesti dalla stessa clientela. Li si inserisce nei propri menu benessere perché non averli è controproducente dal punto di vista dell’immagine. Ma i massaggi veri sono un’altra cosa.
D. E i macchinari?
R. Lì il discorso è diverso. Le apparecchiature più avanzate fanno davvero la differenza. Solo che si tratta di investimenti non indifferenti e perciò occorre capire quali macchinari siano davvero necessari e richiesti dal pubblico.
D. E come si fa?
R. Non è un compito facile, soprattutto considerando la frequenza con cui vengono lanciate le novità. Occorre informarsi costantemente. Rimanere sempre aggiornati. E poi serve un po’ di intuito. Come quando, sempre al St.Peter’s, ho deciso di acquistare un’apparecchiatura Power Plate.
D. Di cosa si tratta?
R. Di una pedana vibrante che sfrutta la risposta naturale del corpo alle vibrazioni, per allenare tutti i muscoli del corpo. È un concetto davvero rivoluzionario. È però impensabile inserire una tariffa ad hoc per una decina di minuti trascorsi su una pedana. Mi apparve perciò fin da subito chiaro che lo strumento era acquistabile solo se in grado di dare del vero valore aggiunto alla qualità della nostra offerta wellness.
D. E come è andata?
R. Lascio parlare i fatti: dopo solo un anno dal suo lancio al St.Peter’s, ben altre sei strutture capitoline se ne erano dotate. Meglio di così…

Lo Studio Anshin

Quarant´anni di esperienza nel management alberghiero, di cui gli ultimi 17 trascorsi nel gruppo alberghiero Hotel-Invest Italiana (proprietario, tra l´altro, del St.Peter’s) con vari incarichi, tra cui quello attuale di direttore sviluppo e relazioni esterne, Vittorio De Martino è anche il fondatore, insieme al maestro shiatsu (Japan Shiatsu College Tokyo) ed esperto in discipline bio-naturali, Paolo Angeli, dello Studio Anshin: una società di consulenza, specializzata nella gestione di centri benessere, spa e spazi dedicati al wellness e al well-being in alberghi, villaggi turistici, navi da crociera e aziende.
«Una delle nostre ultime novità», spiega De Martino, «sono i Wellness corner: un pacchetto chiavi in mano, che consente di trasformare gli ambienti sottoutilizzati degli hotel in spazi benessere funzionali e redditizi senza alcun costo aggiuntivo per la struttura. In cambio dell´affitto della superficie, in particolare, riconosciamo all´hotel una percentuale del 10% sugli incassi, fatta salva una franchigia sui primi 100 mila euro di fatturato annuo e sull´intero primo anno di attività».

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