Avanti piano, quasi indietro

Ho incontrato dei conoscenti, direttori di importanti alberghi internazionali ed abbiamo discusso dell’11 settembre e di quanto accaduto successivamente. Mi hanno colpito le affermazioni della maggior parte di coloro che raccontavano che le torri non avevano ancora fatto in tempo a crollare che già arrivavano le prime comunicazioni dalle sedi: tagliare drasticamente i costi. Si arrivava poi a considerare che tipo di costi fossero; fiori, gadget, personale non strettamente indispensabile, fotocopie, eccetera; praticamente tutto. La valutazione successiva era relativa a che azioni intraprendere per ridurre gli effetti negativi, ed anche qui quasi totale identità di vedute; non tagliare i prezzi ed attuare politiche di marketing più attente ed aggressive. A me sembra abbastanza incoerente la decisione di ridurre qualitativamente il servizio (perché, in definitiva, a ciò si riduce il taglio di costi) con la dichiarata volontà di non ridurre i prezzi. Gli alberghi di qualità, tali sono perché forniscono (o dovrebbero fornire) prestazioni adeguate al corrispettivo che richiedono e quindi, mal si concilia il prezzo con una diminuzione delle prestazioni. Anche la proclamata volontà di non ridurre i prezzi poi non corrisponde esattamente alla realtà, perché, discutendo, emergono varie forme di facilitazioni che nient’altro sono che una riduzione di prezzo: cos’altro sarebbe la concessione di gratuità a fronte di pernottamenti già confermati? Costi, prezzi, strategie di marketing, temi attorno ai quali si sviluppano le attuali linee di azione che fanno riferimento ad un repentino cambiamento di scenario, quale mai si era presentato precedentemente. La velocità del cambiamento intervenuto ha creato il disorientamento in cui si muovono gli operatori del settore, e noi stessi ci mettiamo tra questi, combattuti tra un senso di scoramento e lo spirito di riscossa e le contraddizioni cui attualmente assistiamo, ne sono l’inevitabile, diretta conseguenza.