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Attitudine e professionalità

Di Dennis Zambon, 18 Giugno 2015

Nel numero precedente di Job in Tourism parlavo del lavoro nell’ambito turistico e della mia convinzione che per gli addetti, oltre all’attitudine, sia soprattutto necessaria la formazione. Parlavo anche di un mio colloquio con Dennis Zambon che, su questo argomento, mi contraddiceva in maniera risoluta anche se amabile, come suo costume. Ricevo ora uno scritto con alcune riflessioni in merito e, in deroga alle nostre abitudini, gli cedo lo spazio dell’editoriale, certo che i lettori troveranno spunti di riflessione (Antonio Caneva).

Tra i tanti primati dei cinesi, certamente c’è quello dei proverbi. Quindi citiamo il classico «se non sai sorridere, non aprire un negozio», che non è esattamente la stessa cosa di «se non sai ordinare la merce, esporla e venderla, non aprire un negozio»… Ecco che, da migliaia di anni, la saggezza indica che l’attitudine viene prima.
Con un balzo ai giorni nostri, tanto per fare qualche esempio, godiamoci un po’ di leggerezza nella calura di questo periodo e andiamo a rivedere Pretty woman e La vita è bella.
Vivian (Julia Roberts) indubbiamente è ricca di attitudini varie ma non sa come comportarsi a tavola: una tavola con mise en place e menu molto impegnativi. Il nostro collega direttore d’albergo, Barney Thompson (Héctor Elizondo), mette da parte i molti impegni manageriali per trasferire alla bellissima ospite i concetti e la professionalità del caso con grande pazienza e maestria (youtu.be/99z9qJwklBg?list=WL).
Roberto Benigni, grande attore e regista, intraprende la carriera di cameriere. Indiscutibile la sua attitudine ma, ancora una volta, la professionalità manca e ci pensa l’anziano zio (Giustino Durano) a colmare le lacune (youtu.be/5Lue_a63cmI?list=WL ): i risultati li vedremo nell’indimenticabile prestazione della cena per l’importante personaggio arrivato da Roma (youtu.be/lDorNvngZ94?list=WL ).

Siamo arrivati al punto: selezioniamo valutando le attitudini.
«Durante le vacanze scolastiche, il nostro candidato ha svolto qualche attività temporanea (dog-sitter, bagnino, cameriere…)? È coinvolto nel volontariato ? Ama leggere?». Proviamo a scavare e a decodificare le esperienze, analizziamo i linguaggi; nel corso della conversazione (preferibile al «colloquio»: personalmente ho sempre fatto questo tipo di attività al bar dell’albergo e mai in ufficio), poniamo domande anche strampalate e della natura più varia: dalle reazioni e dalle risposte si capiranno molte cose.
Il fatto che ci siano anche delle esperienze professionali nel curriculum è certamente positivo ma, attenzione: a volte capita che si siano apprese modalità negative che poi sono dure da rottamare.
Quindi attitudine al primo posto; però poi deve seguire la formazione. Perché la formazione è un costo solo se non la si fa: un servizio scadente fa perdere il cliente e, se quest’ultimo ci ricama una bella recensione su Internet, il costo può diventare devastante.
Se qualcuno ha dei dubbi, consiglio come investire 15 minuti del proprio tempo prezioso: su Google cercate «United breaks guitars». Primo passo: video su Youtube.com (oltre 15 milioni di views); poi, con un po’ di pazienza, troverete pagine e pagine di case studies…
Avete sentito un brivido lungo la schiena? Buon segno.
Chi non ha un collaboratore con scarsa formazione (e magari pochissima attitudine) ci pensi un po’ prima di alzare la mano: un ospite creativo e agguerrito è sempre possibile che prenoti anche da voi.
Cerchiamo quindi ragazze e ragazzi, nuovi collaboratori portatori sani di sane attitudini e diamogli subito tutta la formazione necessaria. In fondo, se sanno anche solo sorridere, già possono aprire un negozio.
Noi, e i “vecchi” collaboratori presenti, dobbiamo capire quanto è bello prendersi cura dei nuovi arrivati e trasferirgli il proprio sapere: che gusto c’è a tenere per noi la professionalità acquisita?
Repetita iuvant: la formazione è un costo solo se non la si fa.

Dennis Zambon è Docente di organizzazione delle strutture ricettive per il corso di laurea triennale in scienze del turismo e sviluppo locale presso la facoltà di sociologia dell’università degli Studi di Milano-Bicocca. In precedenza ha lavorato tra l’altro in Atahotels, come direttore generale della divisione business hotels, responsabile dello sviluppo alberghiero e consigliere di gestione, ed è stato general manager dell’Hilton Milan.

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