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Attenzione al linguaggio del corpo

Come prepararsi al meglio per un colloquio di lavoro, controllando tic e posture sbagliate

Come prepararsi al meglio per un colloquio di lavoro, controllando tic e posture sbagliate

Di Marco Bosco, 26 Febbraio 2015

Evitare lo sguardo del selezionatore, non sorridere mai e giocherellare ostentatamente con qualche oggetto sul tavolo. Il linguaggio del corpo è un elemento fondamentale del colloquio di lavoro, perché comunica aspetti del proprio carattere che la semplice interazione verbale non è in grado di veicolare. Quelli appena citati sono quindi i tre errori più comuni che i selezionatori solitamente notano durante le interviste. Ce lo dice una recente ricerca americana della società di consulenza CareerBuilder, che ha coinvolto oltre 2.100 professionisti Usa delle risorse umane. «Presentarsi a un colloquio non significa solamente saper rispondere alle domande che ci si sente rivolgere», spiega la vice president human resources di CareerBuilder, Rosemary Haefner. «Occorre anche essere consapevoli di quale messaggio trasmetta il proprio corpo. I datori di lavoro, infatti, osservano spesso gli indizi non verbali per comprendere la professionalità del candidato e in questo modo capire se la persona, a cui si trovano di fronte, è veramente adatta a ricoprire la posizione vacante».
Cosa fare quindi per prepararsi al meglio per un colloquio? CareerBuilder suggerisce prima di tutto di allenarsi adeguatamente, provando l’intervista con amici e parenti, nonché chiedendo loro feedback su fattori come la postura, la stretta di mano e il contatto visivo. Anche auto-registrarsi in un video può rivelarsi un esercizio utile a identificare comportamenti inconsci errati. Fondamentale è poi preparare un discorso introduttivo efficace: della durata di una trentina di secondi dovrebbe riassumere le proprie competenze e la motivazione per cui il proprio profilo calza a pennello per il ruolo vacante. È questa tra l’altro la risposta ideale a una delle domande più frequenti che i selezionatori rivolgono ai candidati, quando chiedono loro di «parlare di sé». Attenzione, però: è importante pure saper supportare quanto sostenuto in quei trenta secondi con esempi concreti, in grado di dimostrare concretamente le proprie competenze ed esperienze. Altra cosa da non scordare è inoltre quella di studiare attentamente la compagnia presso cui ci si sta candidando: i datori di lavoro desiderano assicurarsi che i candidati siano interessati alla propria azienda, tanto quanto loro nella persona che stanno per assumere. Infine è consigliabile fare anche un bel respiro prima di iniziare il colloquio: libera dall’ansia e diminuisce la propensione ad assumere comportamenti tanto negativi quanto inconsapevoli.

I dieci atteggiamenti negativi più comuni*

Non guardare il selezionatore negli occhi: 65%
Non sorridere mai: 36%
Giocherellare insistentemente con qualcosa sul tavolo: 33%
Avere una cattiva postura: 30%
Agitarsi troppo sulla sedia: 29%
Incrociare le braccia sul petto: 26%
Giocare con i capelli o toccarsi la faccia: 25%
Avere una stretta di mano troppo debole: 22%
Gesticolare troppo: 11%
Avere una stretta di mano troppo forte: 7%

*Secondo il campione di responsabili risorse umane coinvolto da CareerBuilder

I comportamenti più strampalati*

• C’è chi ha portato 50 penne a inchiostro a un colloquio, per poi sparpagliarle sul
tavolo;
• C’è chi ha continuato a spostare la propria borsa di tessuto, rivelatasi poi contenere
un cane;
• C’è chi, dopo essersi presentato normalmente con il proprio nome, ha poi esclamato:
«Ma mi può chiamare anche Tigro: è il mio soprannome!»;
• C’è chi si è proposto di fornire consigli religiosi al selezionatore;
• C’è chi ha chiesto informazioni su propria moglie, impiegata nella stessa compagnia
per cui si stava candidando, perché temeva che la sua dolce metà avesse una
relazione con un collega;
• C’è chi ha chiesto quanti soldi facessero tutti gli altri;
• C’è chi, alla domanda sui motivi che lo avevano spinto a lasciare il lavoro precedente,
ha risposto che «qualcuno aveva bisogno di essere preso a calci nel sedere»;
• C’è chi ha assunto una posizione yoga per tutta la durata del colloquio;
• C’è chi ha provato a cercare su Google la risposta a una delle domande.

*Secondo il campione di responsabili risorse umane coinvolto da CareerBuilder

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