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Aprirsi a una visione globale

Di Job in Tourism, 6 Giugno 2003

www.ritz.edu

In questa pagina pubblichiamo la testimonianza di due ex allievi degli Istituti Ritz, che in luoghi diversi e con diverse modalità mettono a frutto le preziose competenze acquisite durante gli anni di studio. Gli Istituti Cesar Ritz sono all’avanguardia nel campo della formazione alberghiera, e sono stati i primi a coniugare la tradizione professionale svizzera con le tecniche gestionali americane.

Rafael Risatti, ventottenne di Limone del Garda, figlio di albergatori, rappresenta un caso tipo dello studente degli Istituti Ritz. Gli abbiamo parlato e ci racconta le motivazioni che l’hanno spinto a scegliere quel tipo di studio e i risultati che ne ha ottenuto.
Domanda. Perché proprio la scuola Ritz?
Risposta. Come figlio di albergatori ritenevo essere questo il tipo di studi più funzionale per la mia futura professione. Ho fatto un’indagine e ho riscontrato che in generale le scuole alberghiere erano scese di livello: la scuola di Losanna non era più la stessa, come pure quelle austriache, per non parlare poi delle italiane. Un cliente del mio albergo mi aveva parlato del Ritz, dove la figlia studiava, e così dopo una visita a Le Bouveret mi sono iscritto.
D. L’inserimento è stato facile?
R. Il primo impatto è stato abbastanza difficile: il programma è esteso e quindi è necessario prestare costante attenzione; anche questo è un fatto di allenamento, dopo i primi momenti sono arrivati, con grande soddisfazione, i risultati: Parlare l’inglese quale prima lingua ha creato anche inizialmente qualche piccolo problema, ma pure in questo caso, con un po’ di impegno, ho preso dimestichezza con la lingua che ora sono in grado di utilizzare correttamente.
D. Quali ritiene siano gli aspetti caratterizzanti degli insegnamenti Ritz?
R. Gli aspetti teorici sono sicuramente di altissimo livello, ma forse di maggior importanza, soprattutto inizialmente, è il calarsi in una realtà diversa e più aperta che fa comprendere che l’atteggiamento tenuto sino a quel momento era inadeguato per un’apertura verso il mondo esterno.
D. Quanto è durato il corso?
R. Due anni, durante questo periodo ho effettuato uno stage di 6 mesi all’hotel Seiler di Zurigo; una bella esperienza dove sperimentare le nozioni acquisite.
D. Gli studenti degli Istituti Ritz provengono da tutto il mondo, come si è trovato con i suoi compagni?
R. È stata un’esperienza esaltante da cui sono nate amicizie a tutto tondo. Quello che colpisce è che non importa da dove si provenga o se si sia cristiani, musulmani o buddisti, lì si è tutti affratellati da un unico obiettivo con uno spirito di partecipazione. Sotto questo aspetto un’ottima esperienza che ha ampliato notevolmente il mio bagaglio culturale.
D. Finiti i corsi, cosa ha fatto?
R. Ho iniziato la “vita reale”, per la quale però ero ben strutturato. La mia famiglia ha venduto l’albergo di proprietà e io ho iniziato la carriera come dipendente; ora sono assistente del direttore all’hotel Leonardo da Vinci di Limone del Garda e in prospettiva penso di continuare la carriera direzionale oppure di acquisire un albergo in proprio.
D. Per concludere, suggerirebbe a un giovane di seguire un corso al Ritz?
R. Non ho dubbi, in una realtà complessa come l’attuale bisogna essere ben preparati e in possesso di una visione globale, caratteristiche proprie degli studi Ritz.

I giovani cercano eroi da imitare anche nel mondo alberghiero

L’articolo qui di seguito pubblicato è uscito sul mensile Hotels, febbraio 2003, a firma del direttore, Jeff Weinstein e si riferisce a Gianpiero Vital Iseppi, diplomato negli istituti Ritz

Che fine hanno mai fatto questi due concetti: “fare la gavetta” e “vale la pena combattere per le cose che vale la pena avere?” Pare che oggi siano idee del tutto sconosciute a tanti diplomati della scuola alberghiera, che insistono per avere immediatamente un posto di alto livello, oppure minacciano di diventare consulenti. Dite pure che sono all’antica, ma trovo che questo tipo di pretese è assurdo.
E proprio quando pensavo che tutto fosse ormai perduto, ecco che un’idea brillante è planata dal cielo nella mia posta elettronica. Un giovane aspirante albergatore, dipendente del Marriott, di nome Gianpiero Vital Iseppi mi manda un’e-mail da Las Vegas, in cui esprime il desiderio di pubblicare su Hotels un articolo sull’importanza dei modelli di ruolo, e su come siano troppo pochi i giovani albergatori che ne dispongono. La sua voglia di imparare dai grandi leader e dalle personalità creative del settore sembra essere senza confini. Ama ispirarsi alla carriera e al comportamento di persone come J.W. Marriott, Steve Wynn e Bill Kimpton. “Ammiro queste persone, perché si sono date da fare e hanno realizzato i loro sogni”, dice Iseppi. “Sento di capire e rispettare le cose che hanno fatto, e confronto le mie aspirazioni con le loro, il che non sempre è la migliore delle idee. Ma Steve Wynn diceva ‘se vale la pena fare, vale la pena anche strafare'”. Il giovanotto prende sul serio il proprio mestiere.
Allora: l’industria alberghiera ha abbastanza modelli di ruolo da poter placare la sete di sapere dei giovani albergatori come Gianpietro? Sì, ne ha. Ma quanto sono accessibili questi leader della categoria? Io li vedo in continuazione ai congressi di settore, e come giornalista ho accesso a molte delle menti migliori. Consiglio a Gianpietro e a quelli come lui di fare le cose per bene, e avere il coraggio di contattare direttamente i leader che vorrebbero emulare. Possono essere magari i dirigenti di medio livello che occupano le posizioni cui loro aspirano. Come tu hai detto, Gianpietro, “se un manager vede che in un giovane albergatore c’è della stoffa, sarà più che contento di trasmettergli le sue conoscenze. Questo tipo di rapporto superiore-assistente funziona sempre bene, perché coinvolge due tipi di persona che riescono a incontrarsi grazie alla forza della loro motivazione”.
E a coloro che possono essere fonte di ispirazione per la prossima generazione di leader dell’industria alberghiera cui non dispiace lavorare tanto e seriamente: vi prego, sforzatevi di più di individuare i Gianpietro del mondo. Sponsorizzate la partecipazione di varie persone come loro alle vostre convention o ai convegni sugli investimenti alberghieri che si tengono a Los Angeles, New York, Berlino o Hong Kong. Si tratta di un rapporto utile a due direzioni, e i giovani albergatori hanno bisogno di vedere più esempi di come il settore alberghiero mantenga la promessa di essere un datore di lavoro di qualità.
Il messaggio di Gianpietro è semplice, e cruciale: “Trovate un modello di ruolo, qualcuno cui guardare con ammirazione, qualcuno che ha seguito la propria strada e ce l’ha fatta. Se siete arrivati a quel punto della vita in cui questo non vi è più necessario, allora siate voi un modello di ruolo. Abbiamo ancora bisogno dei nostri eroi”.

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