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Antonio De Santis, storia di un Operations Manager of the year

Di Silvia De Bernardin, 27 Luglio 2022

In tempi di grande mobilità – e di difficoltà per gli hotel a intercettare e trattenere i profili migliori – sembra una storia d’altri tempi, quella di Antonio De Santis, Direttore Operativo del Courtyard by Marriott Rome Central Park. Nelle scorse settimane il manager ha ricevuto il Marriott Global Award per il brand Courtyard come Operations Manager of the Year, il riconoscimento che la compagnia alberghiera attribuisce ogni anno a livello globale ai più brillanti performer di ciascuno dei propri brand. Quasi un “premio alla carriera” per De Santis che proprio qui, al Central Park di Roma, ha iniziato il suo percorso nell’hôtellerie nel lontano 1996. Un riconoscimento che “è un premio di squadra più che un un encomio personale perché da soli non si vince mai”, ci tiene a sottolineare il direttore, che in questa intervista ci racconta come si arriva, passo dopo passo, a una gratifica tanto importante al fianco della stessa azienda, dello stesso brand – e del suo team – per oltre 25 anni.

Domanda. Marriott le ha appena conferito il premio come Operations Manager of the Year: che valore ha questo riconoscimento, alla luce soprattutto degli ultimi due anni, non semplici per il mondo dell’ospitalità?
Risposta. Certamente è un riconoscimento di prestigio, motivo di orgoglio per me e per tutta la squadra del Central Park Roma. Riceverlo in un momento che entrerà nei libri di storia per le difficoltà causate dalla pandemia in tutto il mondo e in tutti i settori, ha sicuramente un valore maggiore: insieme al team ci siamo adoperati in tutti i modi per restare sempre operativi e farci trovare pronti per la ripresa, che fortunatamente oggi si sta concretizzando.

D. Ha vinto questo premio come Director of Operations dello stesso hotel nel quale ha iniziato la sua carriera molti anni fa: una storia “d’altri tempi”, se pensiamo alle difficoltà del personale alberghiero di oggi. Cosa serve per arrivare a compiere un percorso come il suo?
R. Si, effettivamente è un periodo complesso per trovare risorse adeguate, sia a livello di numeri che di preparazione in quanto nessuno avrebbe immaginato una ripresa così robusta e repentina (Roma ha registrato a giugno 2022 un + 10% di incremento del turismo su giugno 2019, per esempio). Tornado alla domanda, sicuramente la passione, la costanza la formazione continua, lo spirito di sacrificio e, come è stato nel mio caso, trovare una proprietà disponibile a valutare all’interno della propria struttura persone che, in prospettiva, possano crescere e diventare dei valori aggiunti per l’azienda è un’opportunità che mi è stata data e che ho saputo cogliere.

D. A proposito ancora del tema della difficoltà di reperimento del personale alberghiero, quali sono le cause che hanno determinato la situazione attuale secondo lei, ma soprattutto cosa possono fare gli hotel in primis per tornare a essere attrattivi verso i giovani professionisti dell’ospitalità?
R. Come in molti settori, in futuro si parlerà di un prima e un dopo pandemia. I fattori che hanno portato a questa situazione sono molteplici, alcuni erano già esistenti e il Covid li ha soltanto evidenziati: la svalutazione politica che ha utilizzato il volano dell’industry per drenare risorse senza reinvestirle, gli up and down che ha vissuto negli ultimi anni, dalla crisi del 2008 in poi, la stagionalità eccessiva di certe mete, le retribuzioni basse anche a causa di un costo fiscale del lavoro troppo alto per essere sopportato dalle aziende. Cosa possono fare gli hotel? Investire maggiormente in formazione, saper motivare e valorizzare i propri collaboratori, renderli maggiormente consapevoli e partecipi nella gestione della struttura, condividendo dati e progetti, non cercare sempre l’instant team (per usare un gergo sportivo), ma coltivare e investire su giovani talenti, dando loro fiducia e perché no? Anche la licenza di sbagliare.

D. Tra le motivazioni del premio appena conferitogli da Marriott ci sono i progetti che ha sviluppato in materia di efficientamento energetico, in cosa consistono e a che risultati hanno portato?
R. Come compagnia abbiamo aderito alla Agenda ONU 2030 per la Sostenibilità, molte azioni sono state fatte in questo senso. Usiamo solo energia green; abbiamo installato un impianto di sanificazione dell’aria in tutta la struttura alberghiera senza aggiunta di agenti chimici per tranquillizzare sia i nostri ospiti che il nostro personale; abbiamo una colonnina per la ricarica elettrica delle auto nel nostro parcheggio esterno. Un altro importante progetto relativo al risparmio energetico è stato avviato nel 2020, poco prima della pandemia. Insieme a un nostro partner tecnico, abbiamo inserito un cogeneratore di ultima generazione che sfrutta il calore delle nuove caldaie per produrre energia elettrica. Con il gas che alimenta le caldaie riusciamo oggi a produrre sia acqua calda che parte dell’energia elettrica per il nostro fabbisogno quotidiano, con un evidente risparmio sulla bolletta elettrica. Siamo in prima linea anche per il resto però: aiutare a migliorare l’ambiente nella comunità in cui siamo inseriti, prendendoci cura di alcune aree verdi adiacenti all’hotel, promuoviamo insieme all’ associazione no profit Rise against hunger il confezionamento di pasti liofilizzati da inviare ai bambini nelle scuole dei Paesi più disagiati del mondo. Sono alcune delle azioni che annualmente promuoviamo, coinvolgendo naturalmente il nostro team e i nostri clienti.

D. Qual è la difficoltà principale con la quale si confronta oggi chi ricopre un ruolo come il suo?
R. La difficoltà maggiore oggi è la carenza di personale (ci sono strutture che tolgono dalla vendita 20/25 camere al giorno perché mancano le risorse per pulirle!). Ed è un vero peccato dopo due anni di bassissima occupazione. Fortunatamente, non è il nostro caso, ma per far sì che non lo diventi c’è un lavoro e un supporto quotidiano continuo alle risorse in campo. Io sono molto operativo e credo nel detto secondo il quale “le parole insegnano, ma gli esempi trascinano”.

D. Cosa vede, invece, nel prossimo futuro dell’ospitalità alberghiera, tenendo presenti le incognite e le difficoltà del contesto generale attuale?
R. Certo, dopo due anni di pandemia e una tragedia come la guerra ucraina nel cuore dell’Europa ci sarebbe poco da essere ottimisti. Nonostante questo, stiamo vivendo una primavera/estate al di sopra delle più rosee aspettative, che ci spinge a comprendere come le persone abbiano bisogno di incontrarsi nuovamente, di viaggiare, di reagire…a tutti i costi. Per questo il nostro settore avrà sempre un futuro… e poi viviamo nel Paese più bello del mondo!

D. E lei fa base a Roma…
R. Credo che i prossimi anni saranno fondamentali per avere un nuovo rinascimento per Roma; infatti, a parte lo sport che la vedrà protagonista negli eventi legati al nuoto, al golf e all’atletica leggera, a distanza di pochi anni ci sarà il Giubileo del 2025 e speriamo nell’assegnazione dell’EXPO del 2030. Tutto ciò potrebbe veramente rilanciare Roma a livello internazionale dandogli anche un’immagine nuova e futuristica. Per far questo ci vogliono progetti concreti, strutturali e immediati, che poi sono quelli che conosciamo tutti e di cui si parla ormai da troppo tempo: miglioramento della viabilità e dei parcheggi, del trasporto pubblico, del decoro urbano e della sicurezza. Credo ci sia davvero tanto da fare. In un mondo globalizzato, basterebbe guardarsi intorno e vedere come e cosa stanno facendo gli altri, recuperare l’orgoglio e la volontà di lavorare insieme per il bene comune.

D. Se dovesse esprimere con una sola parola il suo lavoro, quale sceglierebbe?
R. Inclusività.

D. Dopo un riconoscimento come questo, qual è il suo prossimo obiettivo professionale?
R. Per essere sincero, non mi aspettavo un riconoscimento come questo, lo sento più come un premio di squadra che come un encomio personale, anche perché da soli non si vince mai, neanche negli sport individuali. Credo molto nel lavoro quotidiano fatto di tanta perseveranza e di piccoli passi. E poi, come dice mia moglie: “Fai che sia la vita a porti dei limiti non darteli da solo!”.

Le motivazioni del premio Marriott
Antonio De Santis è Direttore Operativo presso il Courtyard by Marriott Rome Central Park. Ha iniziato a lavorare nel mondo alberghiero durante un soggiorno studio a Londra ricoprendo la figura di receptionist dal 1994 al 1996. Tornato in Italia, ha iniziato la propria carriera presso il Central Park di Roma come Front Office Agent. Nel giro di pochi anni, ha sviluppato le proprie competenze per assumere dapprima il ruolo di Front Office Manager, poi di Room Division Manager. Dal 2011 è Director of Operations della stessa struttura diventata, nello stesso anno, un Courtyard by Marriott. “Negli ultimi due anni, in piena pandemia – ha comunicato Marriott – De Santis ha sviluppato in hotel importanti progetti legati all’efficienza energetica, che hanno portato la compagnia a significativi risparmi e ad abbracciare una maggior sostenibilità seguendo gli obiettivi Marriott e della Agenda ONU 2030. Con questo importante riconoscimento, Marriott desidera premiare De Santis quale leader capace di mettere le proprie competenze al servizio degli ospiti e del team, nella continua ricerca dell’eccellenza che metta i valori dell’ospitalità Marriott Put the People First sempre al primo posto”.

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