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Annunci di lavoro, il “tabù” (italiano) della RAL

In Italia è bassissima la percentuale di offerte che riportano in maniera chiara le informazioni sulla retribuzione. E, invece, parlare di "soldi" e negoziare il proprio stipendio è segno di consapevolezza e impegno: ecco i consigli per farlo in maniera efficace

In Italia è bassissima la percentuale di offerte che riportano in maniera chiara le informazioni sulla retri

Di Job in Tourism, 23 Novembre 2023

Parlare di soldi in Italia è ancora un tabù. Anche nel mondo del lavoro e in fase di recruiting tanto che, una recente analisi condotta su più mercati internazionali da Indeed, ha evidenziato come nel nostro Paese sia bassissima la percentuale di annunci di lavoro che riportano in maniera chiara la RAL a differenza di quanto avviene in altri Stati europei. Un gap di informazione che incide anche sulle dinamiche di recruiting – perché fa sì che i candidati si presentino ai colloqui senza conoscere un aspetto fondamentale della proposta di lavoro – e che, comunque, dovrà essere colmato a breve. Come previsto da una Direttiva Europea che l’Italia dovrà recepire entro i prossimi tre anni che mette fuori legge il cosiddetto “segreto retributivo”, l’indicazione della RAL diventerà obbligatoria infatti per tutti gli annunci di lavoro.

RAL, questa sconosciuta

Secondo i dati diffusi, a oggi in Italia solamente il 16% degli annunci indica in maniera trasparente la RAL. La situazione è ben diversa nei Paesi europei vicini. In Germania, per esempio, il 25% degli annunci contiene informazioni sul salario, meglio ancora in Francia, dove quasi 6 annunci su 10 contengono dettagli sullo stipendio. In UK, la percentuale sale addirittura al 75%.

I consigli per negoziare lo stipendio

“Siamo meno abituati a discutere del salario di quanto non facciano i lavoratori in altri Paesi nel mondo, soprattutto quelli anglosassoni. Spesso – commenta Gianluca Bonacchi, Senior Talent Strategy Advisor di Indeed Italia – temiamo di fare una brutta impressione al futuro datore di lavoro, ma non è così. Negoziare il proprio stipendio dimostra consapevolezza del proprio valore e dell’impegno che ci assume nei confronti dell’azienda per cui si vorrebbe lavorare”.

Eppure, negoziare la retribuzione – anche a fronte di questo tabù culturale sul salario molto italiano – può non essere semplice. Ecco, allora, 6 passaggi chiave per riuscire a individuare una cifra che possa essere valida per entrambe le parti da un lato e per affrontare la discussione in modo costruttivo dall’altro:

1. Raccogliere informazioni sullo stipendio mediamente offerto sul mercato per la posizione che si dovrà ricoprire, idealmente nella stessa città o in aree dal tenore di vita simile, così da avere chiaro un intervallo salariale di riferimento al quale si ambisce.

2. Riflettere sul valore della propria figura in termini di esperienza e possibile contributo alla performance aziendale.

3. Individuare quelle specificità che ci rendono un professionista unico, per rarità del titolo di studio, ad esempio, o per abilità non strettamente afferenti alla sfera professionale ma che possono essere utili per il lavoro in azienda.

4. Nella trattativa è bene considerare anche i benefit, includendoli da subito nella negoziazione valutando anche eventuali aspetti legati all’organizzazione del lavoro (smart working o flessibilità oraria).

5. Affrontare la negoziazione con apertura. Se l’offerta di base è soddisfacente ma si ambisce a una cifra leggermente più alta, si può controproporre un incremento salariale programmato, dopo un primo periodo di tempo predefinito.

6. Mantenere sempre toni costruttivi, dimostrando interesse per l’azienda e per la relazione con chi si ha di fronte.

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