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AlmaLaurea mappa le professioni di cultura e turismo

Di Job in Tourism, 22 Luglio 2019

Architetti e ingegneri edili, professioni nel settore del turismo (servizi di alloggio e ristorazione), nella promozione e nella conservazione del patrimonio culturale (guide turistiche, ma anche archeologi), disegnatori artistici e tecnici, professioni nell’ambito dei media e intrattenimento, docenti, artisti, professioni nella tutela ambientale e nell’artigianato: ecco le professioni più ricercate nell’ambito dell’industria culturale e creativa. Lo segnala il consorzio AlmaLaurea, che ha presentato la sua analisi a Matera nel corso di un convegno sul tema, in collaborazione con l’Università della Basilicata.

In generale, si evidenzia una tendenziale minore valorizzazione economica, verificata in tutti gli ambiti e a parità di ogni altra condizione (percorso disciplinare intrapreso, caratteristiche del lavoro svolto, ecc.) rispetto alla media.  A cinque anni dal conseguimento del titolo, tra i laureati di secondo livello del 2013, l’11,3% degli occupati svolge una professione nell’ambito “culturale” (si tratta di 5.571 laureati). Ma solo l’1,3% opera nel settore del turismo. E nello specifico del settore, a parte una quota apprezzabile di posizioni dirigenziali (17,7%), è preponderante la componente di occupati in posizione sotto-qualificate (in particolare, in posizioni esecutive di ufficio o di livello inferiore).

I laureati del 2018 in discipline “culturali” sono stati quasi 30.000 e costituiscono poco più del 10% del complesso dei laureati coinvolti nell’indagine sul profilo dei laureati. Si tratta di laureati di primo e secondo livello che afferiscono a sei aree disciplinari: Architettura e Ingegneria civile (53,2%), Arte e Design (28,1%), Economico-turistico (8,3%), Scientifico (ambiente e beni culturali, 6,5%), Archeologico-umanistico (3,0%) e Agrario-forestale (1,0%). I laureati del gruppo Economico-turistico, che presentano la quota più elevata di cittadini non italiani tra tutti i gruppi considerati (6,1%), provengono da un contesto culturale meno avvantaggiato – sostiene la ricerca – e più frequentemente da percorsi scolastici tecnici rispetto alla media delle discipline culturali; all’iscrizione danno meno importanza degli altri alle motivazioni di tipo culturale e più importanza a quelle di tipo professionalizzante. Sono tendenzialmente molto regolari nel concludere gli studi universitari e svolgono più frequentemente esperienze di studio all’estero e di tirocinio curriculare riconosciute dal corso. La valutazione dell’esperienza compiuta è molto critica, mostrando evidente insoddisfazione in particolare per gli aspetti contenutistici e disciplinari, al punto che solo il 60,5% dei laureati, se potesse tornare indietro, riconfermerebbe in toto il percorso concluso.

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