Una mia cara amica, vista di recente, mi confida: «Non riesco a trovare un compagno, un uomo che mi piaccia». Discorsi da donne. La possiamo buttare sul gossip, sul chiacchiericcio da amiche. Oppure sul sociologico: troppo tempo portato via dalle professioni e scarse occasioni di incontri in città congestionate dal traffico, dalle dimensioni metropolitane, dalle distanze siderali. Oppure sullo psicologico: siamo tutti centrati su noi stessi, in un momento di crisi a 360 gradi, di stallo, di blocco… Il risultato non cambia; come diceva il Principe della risata (Totò, ndr), «è la somma che fa il totale».
Ma entri nel merito e trovi: «Paolo? Figurati, troppo vecchio. Gigi… per carità: troppo giovane! Leonardo… addirittura, fuma troppo. Chi? Roberto? Divorziato: ha figli, non voglio rogne. Augusto… mai stato sposato: ci sarà un motivo. Antonio… sì… ma non so…non mi fa impazzire…».
La domanda sorge spontanea: «Sei sicura della tua esigenza? Non è che stai meno peggio da sola? E cosa sei disposta a rischiare per dare origine a una relazione?».
Qualcosa di simile accade in selezione: un hotel cerca una figura, un manager, un capo reparto, e ne dà l’incarico all’head hunter, che dopo settimane di lavoro si può sentir dire: «Non ho trovato». Anche qui, analizziamo: «Reggiani? Guadagna troppo. Bellini… troppo poco. Righetti se la tira troppo. Andreani ha un atteggiamento troppo sottomesso, che diamine! Rossi ha 50 anni ormai: troppo in là. Bianchi ha solo 30 anni: deve ancora farsi. Fabrizi ha sparato alto: va bene, gli diamo meno soldi di quanto prende ora, ma vuoi mettere il privilegio di venire a lavorare da noi. Boschi… potrebbe andar bene, ma non so….non mi fa impazzire».
Si chiama relazione ciò che si crea tra due persone e ciò che esse generano: di qualsiasi tipo sia il rapporto, professionale, di coppia, amicale. Ognuno scommette sull’altro e il rischio è reciproco. Al di là delle competenze fondamentali e inalienabili, delle esperienze maturate, dei talenti messi in campo, delle motivazioni, delle esigenze aziendali, della posizione da ricoprire, dell’investimento da parte dell’azienda, alla fine si tratta di persone, individui fatti di mille aspetti. E per quanto si possa ponderarne l’inserimento, valutare ogni dettaglio prima dell’assunzione, non si potrà mai completamente avere la certezza di un successo sicuro.
Come se ne esce? Talvolta l’intuito e il coraggio possono essere più sfidanti di ogni altro aspetto. E quello che avviene tra un candidato e un’azienda è una scelta reciproca, bilaterale: simile a una unione di fatto, per non parlare di matrimonio. Ecco, ci risiamo, mi torna in mente la mia amica. Siamo quindi veramente sicuri di aver bisogno di una persona? Se la risposta è sì, scocchiamo le nostre frecce, ma lasciamo un po’ di spazio al naso e impariamo a potenziare… il sesto senso.
All´inizio di una relazione
Ciò che avviene tra un candidato e un'azienda è una scelta reciproca simile a un matrimonio
Di Mary Rinaldi, 23 Ottobre 2014
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