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Alitalia punta su Torino Caselle

Di Massimiliano Sarti, 23 Ottobre 2009

Un cambio di prospettiva epocale. In questo modo l’amministratore delegato di Alitalia, Rocco Sabelli, e il presidente della compagnia, Roberto Colaninno, hanno presentato l’accordo raggiunto con la regione Piemonte e le altre istituzioni locali coinvolte nel progetto, che prevede l’attivazione, da metà dicembre, di quattro nuovi collegamenti dallo scalo di Caselle per Amsterdam, Mosca, Istanbul e Berlino. «La nostra idea è quella di rovesciare la strategia tradizionale delle compagnie aeree, basata su una serie di pochi hub attorno a cui ruota tutto il network di un’aviolinea», ha spiegato, in particolare, Colaninno. «Avendo ben presente le caratteristiche peculiari del territorio italiano, la cui frastagliata conformazione rende più complesse che altrove le comunicazioni interne, noi vogliamo creare una rete di scali, capaci di servire le singoli località della penisola. Non più solo Roma e Milano, dunque, ma sette basi diverse da cui far partire i nostri collegamenti point to point: Malpensa, Linate, Torino e Venezia al Nord; mentre al Sud, oltre a Fiumicino, presto aggiungeremo Napoli e Catania».
Intenzioni, quelle del management Alitalia, più che plausibili, se non fosse che qualche dubbio può sorgere su un modello che dice di puntare, tra gli altri, sull’aeroporto di Malpensa: uno scalo sulle cui piste il traffico Alitalia è passato dagli oltre 1.200 voli a settimana del periodo pre-dehubbing all’attuale cinquantina di movimenti al giorno e che, secondo quanto annunciato pochi giorni fa da Sabelli, sarebbe destinato a diventare base per i voli a basso costo di Air One. «Mai saremo low cost, saremo low price», ha peraltro precisato, nell’occasione torinese, l’amministratore delegato di Alitalia: «Escludo che qualsiasi cosa in Alitalia possa essere low cost. È un modello di business per il quale non ci sentiamo vocati. Faremo però concorrenza alle altre compagnie low cost». Il rischio, come sempre in questi casi, è che fatti e parole non collimino esattamente tra loro.
L’accordo con Torino, in ogni caso, è il primo, di quelli siglati da Alitalia con gli scali non metropolitani, ad avere un carattere prevalentemente internazionale. In cambio dell’apertura di nuove rotte, la regione Piemonte e la società di gestione aeroportuale Sagat, nonché la provincia, il comune e la Camera di commercio di Torino si sono impegnati a investire 6 milioni di euro in azioni di co-marketing per la promozione del territorio. «Ma noi non siamo venuti qui solo per i soldi», si è affrettato a dichiarare Sabelli. «Noi crediamo infatti fortemente nello scalo torinese, tanto che la nostra compagnia è già il primo vettore di Caselle per numero di passeggeri trasportati. Alitalia tocca, infatti, il 35%-36% di share sul volume di traffico complessivo dell’aeroporto torinese e, contando pure i dati dei partner Air France e Klm, raggiunge addirittura il 45-46%».
Per il presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso, si tratta così «di un accordo importante. È la prova della nostra capacità di fare sistema e di lavorare, a tutti i livelli, per la promozione e lo sviluppo del territorio. Dal 2000 a oggi il Piemonte ha fatto crescere del 43% le proprie presenze turistiche e migliori collegamenti vogliono dire più turisti, ma pure più mobilità dei piemontesi verso l’estero, quindi maggiore consolidamento internazionale delle nostre relazioni». Le istituzioni pubbliche, per la verità, avrebbero inserito nel contratto stipulato con Alitalia anche delle clausole di qualità, atte a tutelarle da eventuali inefficienze del servizio. Un’esigenza, quest’ultima, nata dalle pessime prestazioni della compagnia durante la scorsa primavera e buona parte dell’estate, con il notevole picco di maggio, quando gli aerei in arrivo da Roma a Caselle hanno raggiunto una percentuale di puntualità pari appena al 45%. Dubbi sulla qualità del vettore, che i miglioramenti, seppur consistenti, registrati negli ultimi mesi non sono riusciti a dissipare del tutto. «La clausola», ha infatti specificato Bresso, «vincola i fondi regionali alla qualità del servizio che Alitalia sarà in grado di prestare. Si tratta di una tutela indispensabile di fronte alle difficoltà che la nuova compagnia continua a manifestare in questa fase di riorganizzazione, ma che nulla toglie a un piano di co-marketing che crediamo molto valido».

I nuovi voli

Nell’ambito della partnership con la regione Piemonte, Alitalia amplierà l’offerta di voli con quattro nuovi collegamenti internazionali, operativi a partire dal 15 dicembre 2009. I voli, operati con un Airbus A319 di base a Torino Caselle, prevedono fino a 14 frequenze settimanali così articolate:
• Torino-Amsterdam: cinque voli a settimana (quattro fino al 17 gennaio)
• Torino-Berlino: tre voli a settimana (due fino al 17 gennaio)
• Torino-Mosca: tre voli a settimana (due fino al 17 gennaio)
• Torino-Istanbul: tre voli a settimana (due fino al 17 gennaio)

I numeri della compagnia

Raggiunto il pareggio di bilancio a fine del terzo trimestre. È ancora una previsione quella che Rocco Sabelli ha fatto ai giornalisti a margine della presentazione torinese, perché i dati ufficiali arriveranno solo a fine novembre, ma l’amministratore delegato di Alitalia si è dimostrato particolarmente ottimista per la chiusura del terzo trimestre 2009. E questo nonostante la compagnia abbia archiviato in rosso i precedenti due: il primo a quota -210 milioni di euro e il secondo a -63 milioni. «Per quanto riguarda gli ultimi tre mesi dell’anno, poi, si tratta pur sempre di un periodo invernale, per noi come per tutte le altre imprese, ma possiamo già contare su 500 mila prenotazioni a settimana». A corroborare le previsioni di Sabelli parlano pure i dati dell’estate: Alitalia ha infatti chiuso i mesi di luglio e settembre con un load factor medio del 74% e ad agosto ha raggiunto il 77%. Buona, infine, anche la liquidità del vettore, che ammonta, secondo quanto riportato dallo stesso amministratore delegato, a 500 milioni di euro, tra disponibilità di cassa e linee di credito. «E queste ultime le abbiamo aperte», ha concluso Sabelli, «perché fino a oggi abbiamo fatto quasi tutto con capitale proprio».

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