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Alessio Lazazzera, GM dell’anno tra tradizione e innovazione

La storia, i progetti, la visione del direttore dell’hotel simbolo della Mostra del Cinema di Venezia, premiato da EHMA anche per la sua capacità di valorizzazione delle risorse umane

La storia, i progetti, la visione del direttore dell’hotel simbolo della Mostra del Cinema di Venezia, prem

Di Silvia De Bernardin, 17 Novembre 2023

È stato premiato nelle scorse settimane dalla delegazione italiana dell’EHMA – la European Hotel Managers Association – come direttore dell’anno. A capo dell’Hotel Excelsior Venice Lido Resort dal 2017, Alessio Lazazzera ci racconta in questa intervista come ha portato nel futuro uno degli alberghi più iconici della Laguna e perché “general manager dell’anno” si diventa, in primo luogo, puntando sulle risorse umane.

Direttore, chi è il general manager italiano dell’anno e cosa rappresenta per lei questo premio?

Questo dell’EHMA è un riconoscimento che arriva dopo quasi 35 anni di carriera. Il general manager dell’anno è una persona che ha avuto modo, in questi anni, di maturare esperienza a 360° gradi in hotel lavorando nei più svariati reparti, cominciando dalle posizioni più basse e arrivando al ruolo di direttore generale, già alcuni anni fa. È un premio che rappresenta per me un motivo di grande soddisfazione, innanzitutto perché mi è stato conferito dai colleghi: è un valore aggiunto importante.

Quali sono oggi le doti oggi imprescindibili per un GM sia dal punto di vista tecnico che personale?

Bisogna avere tanta passione e dedicarsi molto. Questo è un lavoro che ha subito grandi cambiamenti negli ultimi anni. Oggi il general manager di un hotel è una persona che amministra in toto l’azienda alberghiera, che per sua natura abbraccia in sé stessa tanti settori. Ci vogliono, quindi, tante competenze diverse, che si acquisiscono nel tempo con molta volontà. E poi bisogna essere aperti e camaleontici, adattandosi alle situazioni per fare il meglio e garantire i migliori risultati.

Nelle motivazioni del premio l’EHMA ha sottolineato come lei abbia saputo dar seguito alla tradizione dell’Hotel Excelsior “in un’ottica non nostalgica”: come si porta nel futuro un hotel iconico come quello che dirige?

Con la modalità stessa di gestione dell’hotel, che non deve essere statico ma molto dinamico nel servizio che offre e deve sapersi adattare ai cambiamenti richiesti dai tempi. Quel “non nostalgico” significa che non bisogna rimanere aggrappati a ciò che era: la casa è iconica e ha il suo fascino, ma deve guardare al futuro, anche rispetto alla clientela, abbracciando un target più giovane, aprendo l’albergo alle famiglie e a nuovi mercati, con un approccio più smart rispetto all’impiego della tecnologia. Io dico sempre questo hotel è un capolavoro architettonico dedicato all’ospitalità: qui davvero puoi sbizzarirti a fare, per la clientela, ciò che di meglio puoi e vuoi . È l’idea di una tradizione che sia innovativa. Una delle chiavi di volta è stata anche aprire l’albergo alla comunità locale.

I suoi colleghi direttori d’albergo le hanno riconosciuto una “eccellente vocazione per la valorizzazione delle risorse umane”. Cosa significa oggi, nel particolare contesto che stanno vivendo le HR nell’hospitality?

Un paio di anni fa, quando abbiamo riaperto dopo il Covid, non abbiamo avuto alcun problema di recruiting perché durante la pandemia avevamo attuato, come strategia, quella di stare vicino al personale con call periodiche e incontri a distanza, per tenere vivo il rapporto e alto il morale del nostro personale più affezionato, che ci rinnova sempre la sia fiducia. Valorizzare le risorse umane significa anche stare vicino alle nuove generazioni, capire qual è la loro mentalità, quali sono le loro esigenze, perché tutto è cambiato. Abbiamo fatto passi importanti per facilitare la conciliazione tra vita professionale e lavorativa perché ci rendiamo conto, per esempio, che quando si costruisce una famiglia nascono nuove esigenze. In generale, la cosa fondamentale è stare vicino ai propri collaboratori.

A proposito di giovani, lei ha svolto gran parte della sua carriera in Italia arrivando ai livelli più alti della professione. I ragazzi oggi, invece, vogliono lavorare sempre meno in questo settore o vanno all’estero. Cosa si è rotto e, sopratutto, come si affronta questa situazione?

Ci sono tanti ragazzi che abbracciano questo lavoro e lo portano avanti con passione – e c’è tanto da imparare anche da loro. Ma, certamente, bisogna farli appassionare molto mettendo la propria esperienza al loro servizio, e non al di sopra, per crescere insieme.

EHMA sta portando avanti da tempo un progetto di mentorship rivolto proprio ai giovani manager del settore. Cosa si sente di consigliare loro?

Il progetto di EHMA è focalizzato proprio ad affiancare i più giovani, non dicendo loro cosa dovrebbero fare, ma mettendo a disposizione la propria esperienza nei momenti in cui possono avere bisogno di un supporto. Consiglierei loro di non demordere mai, e di avere sempre tanta voglia di apprendere. Come ho detto anche in occasione della premiazione, durante il mio percorso professionale ho sempre fatto in modo di avere tanta “legna” per alimentare il fuoco della mia conoscenza. Ho cercato di imparare da tutti lì dove potevo, di capire perché le cose si facevano in un certo modo o perché venivano prese determinate decisioni, di farne il mio bagaglio e metterlo al servizio degli altri. Perché questo è poi un lavoro che ti dà tante tante soddisfazioni.

Qual è oggi la situazione dell’ospitalità a Venezia? Cosa è cambiato – se è cambiato qualcosa – dopo la pandemia e cosa ne pensa di tutto il dibattito sull’overtourism?

Ormai siamo tornati a livelli di normalità, i flussi sono forti. In fondo, chi non vuole venire a Venezia? È una tappa del Grand Tour sin dai secoli passati. Quello che si fa è cercare di gestire tutto nel migliore dei modi, rimanendo al servizio dell’ospite e andando incontro alle sue esigenze, ognuno per la propria categoria di azienda. Lo scambio con i colleghi è fondamentale. Come soci EHMA qui Venezia siamo una decina, ci confrontiamo spessissimo scambiandoci idee e opinioni in modo da capire insieme cosa sia meglio fare, sia per la città sia per i clienti che arrivano a Venezia.

La prossima primavera l’Hotel Excelsior ospiterà l’assemblea internazionale di EHMA in occasione del 50° anniversario dell’associazione. Quali saranno i temi al centro della convention?

Sì, l’assemblea si terrà qui dal 12 al 14 aprile e io sarà il chairman dell’evento. Il tema sarà proprio il capitale umano: attraverso il contributo di speaker internazionale cercheremo di capire come agire per far appassionare i giovani all’ospitalità e al turismo e cosa sia meglio fare per loro.

Quali altre novità attendono l’hotel nei prossimi mesi?

Ogni anno cerchiamo di proporre qualcosa di diverso per i nostri ospiti. Il 2024 sarà all’insegna dello sport con l’organizzazione di Sport Academy: ospiteremo mensilmente diversi personaggi del tennis, della ginnastica, del calcio, della scherma, che interagiranno con i nostri ospiti e con i quali faranno attività. E poi ci saranno tante novità ed eventi che interesseranno anche le nostre spiagge.

E, invece, nel suo di futuro cosa c’è dopo questo importante riconoscimento?

Al momento la volontà di portare avanti il progetto nel quale sono coinvolto. L’hotel è in fase di rinnovamento con un importante restauro conservativo. Mi interessa chiudere il cerchio di questa evoluzione che lo ha riportato a ciò che era una volta. Proprio questa è una delle mie più grandi soddisfazioni, il fatto che l’Excelsior sia tornato a essere un punto di riferimento.

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