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Aggiornamento: è finita la crisi

Di Antonio Caneva, 15 Giugno 2012

Alcuni anni orsono è stato realizzato un film molto bello, Black Hawk Down, in cui si raccontava l’episodio che ha poi causato l’uscita degli Usa dal conflitto che stava insanguinando la Somalia: un elicottero, trasportante truppe del reparto speciale Delta Force, era stato abbattuto e, nella logica del motto «non lasceremo nessuno indietro», altri elicotteri sopraggiunti, per salvare quelli del primo elicottero, furono abbattuti in una sorta di escalation; l’operazione, così, si rivelò una drammatica sconfitta per i super equipaggiati militari americani.
«Non lasceremo nessuno indietro»: frase nobile, che mi è tornata alla mente quando, dopo il terremoto in Emilia, gli interessati alla gestione del territorio, alla politica, alla protezione civile, si sono affrettati ad affermare: «Nessuno resterà solo». E mi sono venuti i brividi pensando a come vanno le cose nel nostro paese, e raffrontando ciò a quanto è successo in Somalia. Speriamo in bene.
D’altronde, di frasi a effetto siamo maestri: ricordate l’allora presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, che, con una battuta che voleva essere sdrammatizzante, affermava: «Non siamo poi così in difficoltà; i ristoranti son sempre pieni». Abbiamo visto.
Il più divertente (se così si può dire) lo ho vissuto in via Montenapoleone, regno dello shopping di alto livello: un signore camminava velocemente, con il cellulare incollato all’orecchio, parlando a voce alta, in maniera nervosa; passandomi a fianco ho sentito che affermava: «È finita la crisi»; meno male che qualcuno è positivo, ho pensato; «È cominciata la miseria!», ha concluso.
Se vogliamo ricollegarci a una frase storica, quella in cui Jf Kennedy, con retorica, affermava «Non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi, piuttosto cosa potete fare voi per il paese», possiamo rispondere che noi, con il nostro lavoro, con il rispetto delle regole, con il nostro impegno per superare le difficoltà, facciamo molto e vorremmo che anche altri smettessero di parlare e raccontarci favole.
Pierluigi Battista, in un interessante articolo apparso sul Corriere della Sera del 7 giugno, dal titolo «La neo-lingua della politica non maschera i vecchi vizi», in relazione alla distanza che ormai le parole hanno assunto dalla realtà, scrive, tra l’altro: «Se il divario tra le parole e le cose diventa troppo marcato, i partiti rischiano davvero il tracollo della loro (residua) credibilità. […] Il linguaggio inautentico che chiama “indipendenti” le Autorità dominate da partiti, che definisce “rimborsi” i flussi di finanziamento pubblico ripudiati da un referendum di cui non si è voluto tenere conto, che edulcora con la “governance” la realtà della lottizzazione dei partiti, è arrivato al capolinea».
Questo è tempo di serietà e chissà che queste esperienze negative non ci insegnino, finalmente, qualcosa.

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