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Affitti brevi, Milano pronta alla stretta

Il Comune chiede al Governo di mettere ordine in "una situazione senza regole" e si dice pronto a varare provvedimenti per arginare le speculazioni della grandi piattaforme e delle società immobiliari

Il Comune chiede al Governo di mettere ordine in "una situazione senza regole" e si dice pronto a varare prov

Di Job in Tourism, 22 Marzo 2023

Lì dove inizialmente aveva preso piede potrebbe trovare un argine: Milano, città che tra le prime in Italia ha visto negli anni scorsi esplodere il fenomeno degli affitti brevi, potrebbe ora mettere un freno a “una situazione senza regole”, come l’ha definita nei giorni scorsi l’assessore alla Casa, Pierfrancesco Maran, in occasione del Forum dell’abitare. Maran, per conto dell’amministrazione comunale, ha chiesto infatti un “intervento dell’Esecutivo che da un lato metta ordine in questo mercato senza penalizzare i piccoli proprietari, ma che disciplini una situazione ad oggi senza regole e, dall’altro, introduca forti detrazioni fiscali per chi abita in affitto a Milano”. Ma non solo.

Il caso milanese

Il tema è quello, ormai noto, che a Milano sta prendendo sempre più i contorni di una vera e propria emergenza abitativa. Secondo i calcoli del Comune, sarebbero circa 15mila gli alloggi in città destinati agli affitti brevi. Tutte case sottratte, in qualche modo, alla domanda abitativa di lungo periodo, con effetti sull’aumento esponenziale dei canoni di affitto tradizionali (+40% in sette anni, secondo le stime di Palazzo Marino) che rendono sempre più la città inavvicinabile, soprattutto per certe categorie di persone, come gli studenti e i lavoratori fuori sede.

Da qui, la posizione del Comune di Milano, con la richiesta al Governo di un provvedimento che gli consenta di intervenire, per esempio, limitando a 120 o 180 il numero di giorni per i quali è possibile mettere in affitto per periodi scaglionati le case, come già richiesto da Venezia, o rendendo possibile la formula di affitto breve solamente per le seconde case, vietandola dalla terza in poi. L’obiettivo, ha infatti evidenziato Maran, non è quello di penalizzare i piccoli proprietari quanto di evitare le speculazioni delle grandi piattaforme e delle società immobiliari che mettono sul mercato un numero elevato di alloggi “sballando”, di fatto, le dinamiche dell’intero comparto delle locazioni.

I conti dei property manager

Di tutt’altro avviso sono, ovviamente, i property manager degli alloggi in locazione breve che, attraverso l’associazione che li rappresenta – l’AIGAB, associazione italiana gestori affitti brevi – hanno fatto i conti sul sistema Milano evidenziando come, al momento, gli alloggi promossi on line in città con finalità di affitti brevi sarebbero soltanto l’1,6% delle case esistenti, per il 95% di proprietà di singoli proprietari che li gestiscono in modo diretto o li affidano a gestori professionali. L’AIGAB ha stimato anche l’indotto legato alle locazioni turistiche con prenotazioni per il 2023, su Milano, “pari a 350 milioni di euro, di cui 171 milioni (52%) vanno ai singoli proprietari degli immobili (per lo più proprietari di una singola casa, nella maggior parte dei casi abitata fino a poco tempo prima dai proprietari stessi, spesso ereditata, sempre più frequentemente comprata come investimento) mentre il 19,5%, grazie anche al lavoro dei property manager professionali, va direttamente nelle casse dello Stato (17 milioni al Comune come imposta di soggiorno, 36 milioni in cedolare secca, 14,6 milioni in IVA su commissioni alle OTA). Ci aspettiamo – dicono i property manager – che il settore dia alloggio a circa 2 milioni di visitatori, per 6 milioni di presenze, pari a circa 990mila prenotazioni. Per ognuna di queste prenotazioni, i gestori professionali si avvalgono di società specializzate per le pulizie che impiegano personale, ci sono corse in taxi, colazioni nei bar, ristoranti, musei, concerti, shopping. Se è vero il dato ISTAT che ogni turista spende 4 euro per ogni euro speso nel soggiorno l’indotto complessivo degli affitti brevi su Milano è di circa 1,7 miliardi, il 17% dell’incidenza totale degli affitti brevi in Italia”.

Staremo a vedere cosa succederà e se e come il piano Milano, qualora andasse in porto, farà scuola rispetto alla necessità di una maggior regolamentazione del settore, invocata da tempo anche da molti albergatori.

 

 

 

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