Job In Tourism > News > Hospitality > Affitti brevi, la stretta di New York

Affitti brevi, la stretta di New York

Un nuovo regolamento, di fatto, vieta nella Grande Mela gli affitti brevi, almeno così come li abbiamo conosciuti fino ad ora. Un caso destinato a fare scuola mentre, anche in Italia, albergatori e amministrazioni locali premono per la regolamentazione

Un nuovo regolamento, di fatto, vieta nella Grande Mela gli affitti brevi, almeno così come li abbiamo conos

Di Job in Tourism, 5 Settembre 2023

New York ha fatto la mossa, ora bisognerà vedere che conseguenze avrà, non solamente negli USA. È, infatti, entrata in vigore questa settimana nella Grande Mela la nuova normativa che comporta uno stretto giro di vite al settore degli affitti brevi, di fatto vietandolo, almeno nelle modalità conosciute fino ad ora. Secondo quanto previsto, infatti, appartamenti e stanze non potranno più essere messe in affitto per periodi superiori ai 30 giorni e, anche per soggiorni di durata inferiore, la locazione potrà riguardare solamente case nelle quali l’host sia effettivamente residente e non potrà riguardare più di due ospiti. I proprietari dovranno poi registrarsi presso il competente ufficio cittadino, pena multe salate sia per gli host che per le piattaforme alle quali fanno riferimento (come nel caso di Airbnb), che avranno l’obbligo di verificare che gli host siano in regola.

Un caso destinato a fare scuola

Si tratta di un provvedimento destinato a fare scuola. D’altra parte, da anni ovunque si cerca una quadra alla regolamentazione del fenomeno degli affitti brevi che nel tempo non solamente ha cambiato le “regole del gioco” dell’ospitalità turistica – spesso in maniera sleale a causa delle forme di abusivismo collegate – ma ha anche finito per incidere sugli assetti  delle destinazioni più note, di fatto svuotando molti centri storici di residenti proprio per fare spazio ai turisti degli appartamenti.

E in Italia?

In Italia dalla scorsa primavera è iniziato il confronto su un disegno di legge presentato dal Ministero del Turismo – rilanciato in questi ultimi giorni dal Governo con alcune modifiche – che punta a porre alcuni paletti quali, ad esempio, l’obbligo di avere un codice identificativo nazionale per ogni immobile affittato e, nei centri storici delle 14 città metropolitane, il vincolo di una durata minima del contratto di locazione non inferiore a due notti. Dal punto di vista fiscale, poi, il regime degli affitti brevi sarà valido solamente a chi affitta fino a due case, dalla terza in poi si diventa “imprenditori”, con tutti gli adempimenti e gli obblighi del caso.

Intanto, molte città hanno iniziato a muoversi in ordine sparso. Come Firenze, che nei mesi scorsi ha annunciato un provvedimento per il divieto, non retroattivo, di utilizzo degli immobili con destinazione residenziale per affitti turistici brevi nel centro storico della città. O Milano, che più volte ha sollecitato un intervento del Governo per limitare, per esempio, a 120 o 180 il numero di giorni per i quali è possibile mettere in affitto per periodi scaglionati le case o rendere possibile la formula di affitto breve solamente per le seconde case, vietandola dalla terza in poi. E, ancora, Roma, che nei giorni scorsi è tornata a chiedere l’obbligatorietà dell’esposizione del codice autorizzativo rilasciato dal Comune per accedere alle piattaforme di vendita online e porre così un argine all’abusivismo delle strutture ricettive (oltre 12mila quelle stimate nella Capitale con un danno per il mancato gettito della tassa di soggiorno tra i 20 e i 40 milioni di euro).

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati