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Accessibile è meglio

Un report dell’associazione APMARR racconta chi sono e cosa cercano i viaggiatori con disabilità e i vantaggi di un’offerta turistica più accessibile

Un report dell’associazione APMARR racconta chi sono e cosa cercano i viaggiatori con disabilità e i vanta

Di Serena Massa, 14 Settembre 2022

Hanno una maggiore capacità di spesa – spendendo, in media, da due a quattro volte di più per le loro vacanze, amano ritornare più volte nella stessa destinazione (quando la trovano accessibile), soggiornano in alloggi più costosi per esigenze di spazio, igiene e accesso e spendono mediamente di più anche per il noleggio di veicoli e per i servizi di trasporto. Eppure – nonostante i viaggiatori con una qualche forma di disabilità rappresentino un target di clientela altamente appetibile – si ritrovano spesso a dover rinunciare alle vacanze perché per loro inaccessibili. Con un danno, non solo personale e sociale che ci rende Paese meno inclusivo e accogliente, ma anche economico, se si calcola che la mancanza di strutture ricettive e servizi adeguati fa sì che, a livello globale, l’economia del turismo perda, ogni anno, circa 142 miliardi di euro e 3,4 milioni di posti di lavoro.
A fare i conti e ad analizzare la situazione del turismo accessibile in Italia – anche sotto il profilo alberghiero – è stata nelle scorse settimane l’APMARR, l’Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare, che ha diffuso un lungo e articolato report dal quale emerge come siano solo 45 su 7.904 (ovvero, lo 0,57%) i Comuni della nostra Penisola che, in rappresentanza di 15 Regioni, si possono fregiare del titolo di Bandiera Lilla, il riconoscimento che ogni anno attesta l’accessibilità delle destinazioni turistiche.
A causa dell’invecchiamento, dei cambiamenti socio-demografici e dei problemi di salute – si legge nel report – il numero di utenti finali del turismo accessibile è in costante aumento e già oggi, come svelato da Majid Al-Usaimi, presidente del Comitato Paralimpico Asiatico e membro del comitato Paralimpico Internazionale, rappresenta una quota del 15% nel mercato turistico globale. Secondo le recenti stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il 10-15% della popolazione mondiale ha un qualche tipo di bisogno di assistenza e il numero di persone che necessitano di dispositivi di assistenza (come sedia a rotelle e tecnologie della comunicazione) raddoppierà, entro il 2050, da 1 miliardo a 2 miliardi di persone. L’Istat, invece, stima per l’Italia un aumento del 70% entro il 2035 dei viaggiatori con disabilità, a patto che le esperienze di turismo e tempo libero diventino sempre più accessibili e inclusive. Sulla base di uno studio dell’Università del Surrey, il potenziale del mercato europeo dell’accessibilità per il turismo è stimato in oltre 133 milioni di turisti, tenendo conto di tutte le persone con disabilità e patologie croniche, insieme ai loro compagni di viaggio, con entrate potenziali superiori agli 80 miliardi di euro.
Ma quali sono i servizi maggiormente richiesti e apprezzati da questo target di viaggiatori? Sicuramente, evidenzia lo studio, la disponibilità di camere d’albergo accessibili in tutte le fasce di prezzo, la presenza di ristoranti con servizi igienici accessibili, aree di parcheggio con sorveglianza per gli scooter elettrici e attrazioni adatte a persone con problemi di vista, udito o mobilità. Altri elementi di servizio a misura delle persone con bisogni e necessità specifiche possono includere la disponibilità di assistenza infermieristica, procedure mediche come la dialisi renale, l’ossigeno o avere accesso alle informazioni sugli ospedali, i medici o i fisioterapisti più vicini al luogo di villeggiatura. E, ancora, le persone anziane con difficoltà motorie possono richiedere una guida o personale addestrato e professionale che conosce i percorsi giusti per ridurre al minimo le loro difficoltà di deambulazione.
“Il turismo accessibile – spiega la presidente di APMARR, Antonella Celano – non è solo riadattare un bagno a norma di legge. Il mondo dell’ospitalità è molto di più e significa accogliere le persone, farle sentire a loro agio e farle stare bene. L’accessibilità nel turismo può e deve essere un motore per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità nei Paesi a forte vocazione turistica, dato che gli sforzi vanno a beneficio della società nel suo complesso”. Le barriere ancora esistenti oggi, d’altra parte, non solo solamente “architettoniche”, ma riguardano ogni aspetto della vacanza, delle modalità di prenotazione e trasporto, alla formazione del personale alberghiero e turistico sulle tematiche dell’accessibilità. “Occorre pensare a una partecipazione attiva e diretta delle persone con disabilità nella stesura di protocolli internazionali standard che siano in grado di garantire lo stesso livello di accessibilità e qualità del servizio – evidenzia ancora Celano –. Penso che anche la pandemia abbia fatto capire qualcosa in più e abbia portato un’attenzione diversa al tema dell’accessibilità, una maggiore attenzione al tema delle persone e delle loro esigenze”.
Proprio l’accessibilità si conferma, infatti, oggi come una delle variabili strutturali più importanti per determinare i criteri qualitativi dell’offerta turistica di una destinazione come di una struttura ricettiva: un maggiore livello di accessibilità ha un’influenza diretta sull’afflusso di turisti, sulla qualità complessiva del turismo e sui benefici economici generati. Nelle destinazioni e nei mercati in cui l’accessibilità è insufficiente – rileva ancora il report – “le prestazioni del mercato sono inferiori del 25-35% rispetto alle aspettative. Questa è all’incirca la percentuale di persone le cui decisioni di viaggio sono influenzate dalle condizioni di accessibilità e le destinazioni turistiche che non danno priorità e non promuovono l’accessibilità ignorano questo importante mercato di persone con disabilità, turisti anziani e non”. Un conto esemplificativo, da questo punto di vista, è stato fatto sul mercato tedesco: in Germania, ad esempio, il 37% delle persone con disabilità ha deciso di non intraprendere un viaggio a causa della mancanza di strutture accessibili, ma il 48% ha confermato che viaggerebbe più frequentemente se queste fossero disponibili e il 60% sarebbe disposto anche a pagare un prezzo più alto per il loro utilizzo.

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