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A Villanova il Jolly dà subito Matta

Di Barbara Brunati, 4 Ottobre 2002

Sa tutto di nuovo, al Villanova: struttura moderna e razionale, arredamenti in stile high-tech dove, però, cromature e laccature, solitamente associate ad un ambiente algido, sono accompagnate dalle tonalità calde e vivaci delle pareti e dalla cordiale accoglienza del personale. Si ha quasi l’impressione di entrare in un teatro poco prima di uno spettacolo: i tecnici hanno allestito la scena, gli attori conoscono bene i ruoli ed il regista sta per far alzare il sipario per il pubblico, qui rappresentato dalla clientela. “Solo qualche mese fa, questo posto era un cantiere aperto”, racconta Palmiro Noschese, Direttore del Villanova e nostra guida nella visita, “e vederlo ora, terminato e funzionante, mi fa sentire profondamente soddisfatto del lavoro svolto. Con l’arrivo di Marinella Della Rosa, capo servizi amministrativi e di Sara Gobbo, housekeeper, poi, l’organico è al completo. Sì, abbiamo lottato contro il tempo, ma ora il risultato ripaga tutti i nostri sforzi”. “È vero”, concorda Margherita Sanò, allieva front office, “abbiamo affrontato tutti molti sacrifici, sette giorni su sette, svolto mansioni d’ogni tipo divenendo all’occorrenza facchini, governanti e tecnici, ma il prendere insieme le decisioni logistiche e curare dettagli quali l’allestimento di sale, computer e stampanti ci ha fatto sentire uniti ed ha contribuito a creare una squadra affiatata e compatta. Insomma, abbiamo visto e vissuto l’hotel a 360°! Personalmente, inoltre, mi sento molto soddisfatta poiché, durante la fase del training, mi sono trovata a sostituire il tutor in diverse occasioni, avendo così modo di trasmettere agli altri le mie conoscenze e arricchendomi sia dal punto di vista professionale sia da quello umano.” “E’ indubbio che il “rovesciamento” di ruoli e schemi ci abbia permesso di sentirci più uniti”, interviene Leonardo Battiato, front office manager “ma per me, alla seconda apertura dopo quella del Villa Carpegna a Roma, questa esperienza si è rivelata più impegnativa in termini di gestione del tempo e delle risorse, forse anche perché il mio grado di responsabilità è aumentato. Inoltre, la frenesia del pre-opening ha talvolta sottratto spazi e tempi che avremmo potuto dedicare alla formazione, ma nel complesso tutto è andato per il meglio, anche grazie al direttore che ci ha spesso affiancato, rivelandosi un aiuto prezioso nei momenti più duri e faticosi”. Il viaggio prosegue verso l’area congressuale, dove ci attende Roberta Pinotti, responsabile meeting e congressi; “Abbiamo cinque sale congressi che possono ospitare fino a 300 persone e con attrezzature tecniche adatte a ogni esigenza, ma per noi, la concezione di spazi per eventi non si esaurisce alle sale, al bar o alle aree comuni. Nel mio lavoro, ho imparato che la creatività e l’elasticità sono determinanti per operare con successo in quest’ambiente, e che anche un garage può diventare sede di una mostra di grido. Vendere, per me, non è solo soddisfare una domanda, ma riuscire ad intuire le esigenze del cliente ancora prima che si manifestino per guidarle verso la realizzazione dell’evento. Di questa apertura ho vissuto in modo particolare l’atmosfera frenetica delle ultime settimane, tanto da non avvertire quasi lo stacco tra la fase di formazione e l’arrivo dei primi clienti. Quel che ho trovato, però, è stata gente professionista e volonterosa, sempre pronta a darsi una mano e compattata da un direttore dall’incredibile forza aggregante.” “Considero la comunicazione con gli altri una missione prima che un lavoro” interviene Andrea Frabetti, responsabile commerciale “perciò non posso che concordare con una concezione elastica e dinamica di vendita, anche perché l’ho vissuta in prima persona e soprattutto applicata nel corso della mia vita professionale, da quando lavoravo per il gruppo Accor a quando mi sono trovato a dirigere una galleria d’arte collocata in un grande giardino. Lavorare fuori dai classici schemi e trovare continui stimoli è fondamentale, così come intraprendere sempre nuove sfide, come quella di un’apertura. Nel Villanova ho trovato una realtà in continua evoluzione nonché una bella squadra ed un valido punto di riferimento nel Direttore, che già conoscevo quando lavoravamo da concorrenti. Mi ha convinto lui a tornare nel settore alberghiero, e per questo lo ringrazierò sempre.” Il direttore ci conduce poi verso l’area relax, con piscina e l’attrezzatura per il fitness, poi verso quella riservata al personale; lì incontriamo Francesco Di Iorio, responsabile dei servizi di manutenzione: “C’è sempre qualcosa da fare o da controllare. Ho seguito fin dalle prime fasi l’allestimento e l’impiantistica dell’intero hotel, sempre accertandomi che i lavori fossero eseguiti a regola d’arte e nel rispetto delle norme di sicurezza. È stata un’esperienza indubbiamente impegnativa, ma soddisfacente, che sarei pronto a rifare anche domani.

Ora, però, devo scappare!” Il giro è ormai alla fine ed è giunta l’ora di cena; passiamo quindi a trovare lo chef per sbirciare cosa ha in serbo per noi. Luca Rizzotto ci accoglie con un’incredibile carica di simpatia e, mentre illustra le portate del nostro menù, ci spiega: “Emozione, creatività e sfida sono parole d’ordine in cucina, e come sfida sto vivendo questa apertura al Villanova. Per me, il lavoro ha sempre rappresentato un modo per mettermi in discussione con me stesso e con gli altri, fossero essi collaboratori o clienti. Questi principi mi hanno accompagnato per tutto il cammino professionale insieme ad un altro fattore che considero essenziale per il successo di un capo servizio: lo spirito di gruppo, vero collante per chi si trova a dirigere, soprattutto un reparto delicato come quello della cucina. Sia la brigata già costituita o formata ex novo, lo chef deve saperla guidare e compattare, o percorrerà ben poca strada. Personalmente, sono molto orgoglioso dei miei ragazzi; Pietro, Nicola e Domenico, sebbene giovanissimi, stanno affrontando questa prova egregiamente, con entusiasmo e senso di responsabilità. Con loro affronto, ogni giorno, la grande sfida ai fornelli.” Dalla cucina al ristorante il passo è breve, quindi ci accomodiamo a tavola, dove a fianco di ciascun piatto troviamo la figura di un Jolly ricamata sul porta posate. “Avevamo pensato di dedicare il ristorante a Rossini, fra l’altro gran buongustaio”, spiega Noschese, “ma poi abbiamo deciso di sfruttare l’occasione di un hotel nuovo per promuovere “La Matta” il brand di catena per la ristorazione. Speriamo ci porti fortuna nella partita con la concorrenza. Per il sottofondo musicale, invece, ci siamo affidati alle compilation di lounge e chill-out music, discrete e rilassanti nella loro impronta new age, per soddisfare l’ospite anche in questo senso.” Al ristorante ci raggiungono Alessandro Sapia, food&beverage manager, e Samuele Flaminio, restaurant manager. Come hanno vissuto lo start up i responsabili del benessere a tavola? “Per me” comincia Sapia, “che provengo dall’economato e dall’amministrazione, l’esperienza dello start up si è rivelata stimolante nonché fondamentale poiché permette di conoscere le problematiche di un hotel dal “dietro le quinte”. Durante il training, mi sono inoltre trovato coinvolto nel trasmettere gli standard e la filosofia aziendale ad uno staff costituito, per il 90%, ex novo e, se da una parte potrebbe sembrare facile infondere concetti e nozioni a persone inesperte, quindi più flessibili, dall’altra lo sforzo è più intenso. Sono però soddisfatto dei risultati ottenuti, anche grazie alla collaborazione dei colleghi, con i quali ho instaurato un rapporto basato sulla stima e il rispetto reciproci.”. “In effetti” concorda Flaminio, “trovarsi di fronte ad uno staff giovane e alla prima esperienza in una grande azienda comporta pro e contro: tra i primi vi sono una forte motivazione, la possibilità per tutti di dare suggerimenti per l’organizzazione, la molta elasticità e la voglia di mettersi in mostra dando sempre il meglio di sé. D’altra parte, però, la stessa inesperienza, la non conoscenza degli standard di compagnia e la giovane età non sempre sono d’aiuto, anche perché molte volte si finisce col disperdere energie, magari in discoteca, sottraendole al lavoro. Anch’io sono giovane, però, e con il vantaggio di avere già un’apertura alle spalle, e sempre in Jolly; ho potuto quindi far tesoro delle mie conoscenze per prevenire ed affrontare al meglio una serie di difficoltà che sapevo si sarebbero presentate strada facendo. Forte di questo, non mi sono perso d’animo neanche quando mi sono trovato a montare in meno di 24 ore un ristorante di 100 coperti; immaginate quindi la grande soddisfazione a lavoro compiuto, anche perché l’hotel avrebbe aperto il giorno successivo.” Sul dessert si appresta a calare il sipario: c’è ancora da fare per preparare lo spettacolo per il giorno dopo e, in hotel, non ci può essere replica, ma sempre solo la “prima”.

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