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A Ravenna turismo tutto l’anno

Di Anna Goffi, 4 Maggio 2007

Non solo mare e turismo di massa. La costa adriatica romagnola, e in special modo la provincia di Ravenna, ha tutte le carte in regola per offrire turismo di alto livello tutto l’anno, accontentando differenti target che comprendono appassionati d’arte, amanti di paesaggi naturalistici e buongustai.
Un concetto, quello della destagionalizzazione, ribadito anche nell’eductour che la provincia di Ravenna ha organizzato in sinergia con il gal Delta 2000. Durante l’iniziativa, inserita nel progetto Leader plus, tra le altre cose si è tenuto un incontro che aveva per tema «Le virtù del tartufo di pineta in tavola: una risorsa per l’offerta enogastronomica e turistica della provincia di Ravenna e del Delta emiliano romagnolo».
Il tartufo rappresenta l’ultima trovata di un’offerta enogastronomica già di per sé molto ricca, poiché comprende tutte le specialità emiliane quali il formaggio Parmigiano Reggiano, il prosciutto crudo, i tortellini, il sugo alla bolognese, le tagliatelle, i passatelli, l’aceto balsamico tradizionale di Modena. Tutti prodotti ai quali si aggiungono una serie di altre specialità tipiche del luogo, come la piadina romagnola e lo squaquerone (formaggio molle), per non parlare dei vini di qualità tra cui è doveroso citare l’Albana di Romagna Docg nella versione passito, dolce e secco e il Sangiovese di Romagna Doc. «Si tratta», ha dichiarato Alberto Rebucci, dirigente del servizio politiche comunitarie ed economiche della provincia di Ravenna, «di prodotti esclusivi per quanto riguarda la tipicità ma, per fortuna, non per quanto riguarda il prezzo poiché quasi tutti gli italiani possono permettersi il lusso di acquistarli».
Oltre che nella cura dei prodotti, qui l’enogastronomia si esprime e trova spazio nelle scuole turistiche alberghiere che sono garanzia di qualità, poiché insegnanti di primo livello sanno trasmettere il gusto della tradizione abbinato all’innovazione, come si è potuto constatare all’Ipssar di Cervia o allo Ial, diretto da Franca Ricci, dell’area Ravenna-Ferrara.
«Questa zona», ha proseguito Rebucci, «presenta aspetti unici dal punto di vista naturalistico perché comprende le valli di Comacchio e le aree protette del Delta del Po, cui fanno capo anche le interessanti saline di Cervia». Tra queste ultime va ricordata la salina Camillone, gestita come sezione all’aperto del Museo del sale e oggi visitabile grazie al volontariato di ex salinari che hanno dato vita al Gruppo culturale civiltà salinara.
Ravenna poi, sul piano artistico, dispone di vere e proprie meraviglie. Non a caso è stata riconosciuta patrimonio mondiale da parte dell’Unesco. Infatti otto dei suoi monumenti, risalenti al V e al VI secolo d.C., sono stati inseriti nell’elenco dei beni del patrimonio mondiale: il Mausoleo di Galla Placidia, modesto esternamente ma di stupefacente bellezza all’interno; il Battistero Neoniano o degli Ortodossi che affascinò anche Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicanalisi, per la magia delle sue decorazioni; il battistero degli Ariani; la basilica di Sant’Apollinare Nuovo con la sua sontuosa decorazione interna; la cappella di Sant’Andrea con un’iconografia particolarmente interessante; il mausoleo di Teodorico; la basilica di San Vitale, uno dei massimi tesori dell’età paleocristiana e la basilica di Sant’Apollinare in Classe, il più vasto e solenne tempio cristiano di Ravenna.
A questi otto capolavori si aggiungono i mosaici pavimentali della Domus dei Tappeti di Pietra di epoca bizantina, scoperti di recente presso la chiesa di Sant’Eufemia, che potrebbero diventare il nono monumento archeologico Unesco.

La città del mosaico
Ravenna è uno scrigno d’arte di notevole entità, dovuto al suo glorioso passato. Fra il V e l’VIII secolo d.C. fu tre volte capitale: dell’Impero Romano d’Occidente, di Teodorico re dei Goti e dell’Impero di Bisanzio in Europa. La magnificenza di quel periodo ha lasciato importanti testimonianze, giunte fino a noi. Ma prima di tutto Ravenna è la città del mosaico. L’arte del mosaico che non ha avuto origine qui ha, però, qui trovato la sua più alta espressione. L’essenza del mosaico, un insieme di simbolismo e realismo, di influenze romane e bizantine, è svelata sulle pareti della cappella arcivescovile con una frase in latino che suona così: «O la luce è nata qui o, qui imprigionata, libera regna».
Chi incontra Ravenna se ne innamora, come è accaduto in passato a tanti visitatori illustri e come tuttora capita a italiani, americani, australiani, inglesi e tedeschi.

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