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A Natale tutti al ristorante

Di Antonio Caneva, 6 Dicembre 2012

Sfoglio pigramente il Corriere della Sera, partendo dall’ultima pagina: arrivato alla sezione della città mi soffermo su uno spazio pubblicitario a colori, che presenta alcuni ristoranti con le loro accattivanti proposte per il periodo natalizio. Mi attrae uno che si presenta così: «La tradizione o, in alternativa, specialità particolarmente invitanti. È così che il nostro ristorante ha deciso di celebrare il Natale. Non un menu prestabilito, dunque, bensì una carta speciale per scegliere i piatti preferiti. Tra gli antipasti, ad esempio, potremo gustare i gamberoni al vapore su misticanza di insalatina, oppure il salmone fresco marinato all’arancia e caviale. Tra i primi, i classici tortellini in brodo di cappone, il risotto alla parmigiana e tartufo d’Alba o i ravioloni di branzino al pesto di borragine e noci. Solo l’imbarazzo della scelta anche tra i secondi…». E così di seguito. Interessante, teniamolo a mente.
Proseguo la lettura, dopo un paio di pagine un titolo attira l’attenzione: «Tre denunce, notificate multe per novemila euro. Blitz, sequestrati 140 chili di cibi avariati nei ristoranti». Mi soffermo, in fin dei conti noi parliamo di ristorazione ed è bene essere informati.
L’articolo presenta i tre casi di cui al titolo: il primo un ristorante etnico, il cui titolare, un cinese di 34 anni, è stato denunciato per l’inosservanza delle leggi sulla conservazione e per frode alimentare. Il primo pensiero: sempre i soliti!
Continuo la lettura che attira maggiormente l’attenzione: «In via Lombroso, al 54, invece, a finire nella rete degli ispettori della polizia locale è un italiano di 76 anni. Nel suo locale sono stati trovati utensili da cucina sporchi, prodotti non etichettati. Scarsa pulizia nei frigoriferi. I “ghisa” (i vigili, alla milanese, ndr) hanno sequestrato 20 chili di carne e di pesce ed elevato 4.000 euro di multa. Il titolare è stato denunciato».
Via Lombroso mi dice qualcosa: ritorno allora alla pagina pubblicitaria e trovo che il ristorante, che aveva attirato la mia attenzione in positivo, era quello di cui si parlava nell’articolo sul blitz dei vigili.
La considerazione: perché spendere soldi in pubblicità (a questo punto negativa) quando si possono impiegare quelle somme per una migliore gestione della cucina e dei prodotti, evitando così di farsi tanto male?
Non è vero che gli avventori siano sciocchi (come pensano molti): ricordano, e sono convinto che questo ricordo non li indurrà a frequentare o, ancora peggio, a tornare in quel ristorante.

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