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7Pines, il lusso “rilassato” a due passi dalla Costa Smeralda

Le politiche di recruiting e le tendenze del booking, le novità di prodotto ma anche il focus sulle skills necessarie per interpretare in chiave contemporanea l’offerta luxury: ai nastri di partenza la seconda stagione del resort sardo

Le politiche di recruiting e le tendenze del booking, le novità di prodotto ma anche il focus sulle skills n

Di Silvia De Bernardin, 8 Maggio 2023

E’ già entrata nel vivo la stagione di 7Pines Resort Sardinia. Dopo il soft opening dello scorso anno, il resort luxury di Baja Sardinia – che fa capo al brand Destination by Hyatt – si presenta agli ospiti con una serie di novità di prodotto e una proposta di lusso “esperienziale e rilassato” ampliate, che puntano molto sulla preparazione e l’attitudine del team. Una squadra già quasi al completo, nonostante le difficoltà di recruiting del periodo, grazie a una politica di scouting che ha saputo giocare d’anticipo facendo leva sui nuovi bisogni di conciliazione delle persone. Come ci spiega in questa intervista il Managing Director Vito Spalluto, che ci racconta anche quali sono le tendenze del turismo di alta gamma sulla destinazione, dal traino esercitato dai turisti “esploratori” americani alla “libertà mentale” che, nel lusso, sta accorciando sempre più le finestre di prenotazione. 

La stagione è partita pochi giorni fa, a fine aprile. Come è andato il recruiting?

Molto bene. Abbiamo già quasi tutte le posizioni selezionate grazie a un lavoro iniziato lo scorso anno, a fine stagione, quando abbiamo riconfermato con una lettera di intenti tutti i talenti che avevano fatto un ottimo lavoro. E con scouting partito per tempo. 

Ha premiato essersi mossi in anticipo, dunque.

Ci siamo mossi con largo anticipo, ma stiamo anche cercando di portare avanti una politica etica con il team, dagli alloggi, per i quali verifichiamo direttamente che siano adatti, con non più di 4 persone e con spazi comuni importanti, alle attività formative fino ai premi. Abbiamo messo in campo tante attività che ci hanno permesso di essere competitivi nel recruiting. E poi cerchiamo di rispettare al massimo il bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata di ogni persona garantendo 8 ore giornaliere e due giorni di riposo e turni predisposti con anticipo: possono sembrare degli accorgimenti banali, ma chi lavora sopratutto nelle strutture stagionali sa che non è sempre così e che questi diventano davvero valori aggiunti.

Anche questo è un aspetto che oggi aiuta a trovare personale?

Bisogna entrare sempre più nell’ottica che le persone hanno bisogno di bilanciare la propria vita lavorativa con quella privata, anche nelle strutture stagionali. Fino a qualche anno fa succedeva che si stava a casa 4/5 mesi e poi nei mesi di apertura non ci si fermava mai. Questo non è più sostenibile, e ne stiamo vedendo le conseguenze. Dobbiamo tutti prendere atto che i tempi sono cambiati, che l’ospitalità non può più essere quella di un tempo così come la ristorazione: i primi che se ne renderanno conto saranno quelli che avranno meno difficoltà a trovare le persone giuste.

E le vendite come stanno andando? 

Benissimo. Sui primi tre mesi – aprile, maggio, giugno – abbiamo già di fatto raggiunto gli obiettivi. I mesi estivi sono quelli che nelle località di mare non hanno problemi, ma anche sull’autunno stiamo registrando una richiesta molto importante.

Da quali mercati principalmente?

Per noi i più importanti sono quelli statunitense, tedesco, inglese, italiano e arabo, con il mercato italiano al terzo posto al pari di quello inglese, concentrato nei ponti e nel periodo estivo, e gli altri mercati spalmati in maniera uniforme sulla stagione.

Lo scorso anno c’era l’incognita rappresentata dall’assenza di un mercato fondamentale per la destinazione, come quello russo. Come è andata poi?

Per noi era il primo anno di apertura. Sentendo i colleghi, erano tutti molto spaventati, c’era chi aveva ridotto il budget anche del 20%. Poi, in realtà sono andati tutti in over budget, con numeri anche superiori al 2019 perché il mercato russo è stato ben rimpiazzato da tutti gli altri. Da quello americano, in modo particolare, che l’anno scorso è esploso insieme al mercato arabo e che anche quest’anno sarà trainante. E poi gli americani sono degli scopritori, vengono qui non solo per il jet set della Costa Smeralda, ma anche per esplorare i posti più rurali della Sardegna, e questo aiuta tutta la destinazione. 

State notando qualche tendenza particolare nelle richieste dei clienti o nelle modalità di prenotazione?

Quello che osserviamo è innanzitutto il trend esploso dopo il Covid: le persone hanno voglia di fare esperienze, non c’è più la vacanza statica, è un turismo molto dinamico. E poi stiamo notando un last minute importante, con molti clienti stranieri che fanno walk-in: arrivano dopo un volo senza aver prenotato, si fermano per un paio di notti e poi prolungano. C’è una certa tendenza a sentirsi mentalmente liberi: si va in un posto, se piace ci si ferma, se no si va via. La nostra booking window media oggi è di due mesi prima dell’arrivo. Succede anche con i gruppi, che prenotano sempre più anche per il mese in corso. 

Cosa è cambiato?

Credo che molto sia dovuto all’incertezza socio-politica del momento: il Covid, la guerra in Ucraina ci hanno fatto capire che programmare troppo in anticipo non serve perché all’improvviso può accadere qualcosa che cambia tutto. Soprattutto per le vacanze, considerate momenti spensierati, le persone, piuttosto che impegnarsi a lungo termine, preferiscono aspettare e vedere cosa accade. E più è alto il target e più lo fanno. 

A proposito di target, il vostro concept è basato su un’idea di lusso “esperienziale e rilassato”. Ma le analisi di mercato dicono che, proprio sul luxury, i clienti sono diventati molto più esigenti – anche a fronte dell’aumento delle tariffe. È così?

Assolutamente sì. Però bisogna dire una cosa: il nostro lusso rilassato non deve essere considerato una non attenzione ai dettagli. Anzi, è un lusso più difficile da offrire perché non è basato su un manuale delle procedure, ma sull’intelligenza emotiva del team. Con i ragazzi facciamo molta formazione su questo, con role play che li aiutano a imparare a gestire situazioni diverse, anche difficili. Il vero lusso, in questo caso, è capire se l’ospite vuole che il check-in duri un’ora o 3 minuti, se al bar gli interessa avere la compagnia del barman o starsene da solo a contemplare il tramonto. Sono “regole” che non si possono scrivere, ma per le quali bisogna lavorare sulla sensibilità delle persone, sia a monte con lo scouting – e quindi selezionando risorse che già abbiano questo tipo di approccio – e poi facendo dei training. 

Le famose soft skills, oggi considerate sempre più importanti…

Sono basilari. Tutto ciò che è tecnico si può imparare facilmente. Invece, avere un certo tipo di sensibilità è difficile da imparare e anche chi ce l’ha deve allenarla costantemente. 

Che estate si aspetta che sarà?

Meravigliosa. Avremo una stagione con numeri importanti, ma credo che sarà così per tutta l’Italia. In questo momento, c’è tanta voglia di scoprire il nostro bellissimo Paese. Stanno venendo tutti qui, sia i grandi gruppi alberghieri internazionali che i turisti stranieri. Se saremo bravi e, come Paese, riusciremo a non bruciarci nei prossimi due-tre anni, abbiamo davvero l’occasione per diventare una nazione capace di sostenersi con il turismo. Certamente, dobbiamo riuscire a fare sistema e a migliorare le infrastrutture perché i turisti non si spaventino davanti alle masse.

A proposito di masse, la Sardegna è stata una delle prime Regioni ad adottare limitazioni per contingentare gli ingressi in alcune località. Cosa ne pensa?

L’Italia non è un Paese grandissimo: dovremo essere bravi a fare un minimo di selezione perché il turismo che arriva non sia quello dei grandi numeri, che ti danno tanto e subito, ma che lasciano poco nel tempo. La qualità, invece, può essere più faticosa all’inizio, ma genera negli anni una continuità importante. Non ci servono miliardi di turisti, ma turisti “giusti”: un minimo di selezione fa bene a tutti, eleva sia il prodotto e l’offerta che l’esperienza del cliente. Però ci deve essere uno sforzo comune sia a livello infrastrutturale che commerciale. 

Forse per chi opera nel lusso può essere più facile, ma per tutti gli altri operatori…

Ma il lusso non è avere 4 o 5 stelle, è l’esperienza che dai all’ospite e l’attenzione che metti sul prodotto. Se ci sono, a qualunque livello la camera la si può anche far pagare qualcosina in più, e l’ospite è disponibile a farlo. Quello che dobbiamo fare è dare qualità per prezzo: credo che sia questa la strada giusta.

Per approfondire: Tutte le novità dell’estate 2023

Per la seconda stagione già entrata nel vivo, molte sono le novità di prodotto che 7Pines Resort Sardinia presenta ai propri ospiti: “Abbiamo aperto la nostra bellissima SPA, da 600 metri quadri, con cinque cabine massaggio, area relax, sauna, bagno turco, percorso Kneipp: una novità per la zona – racconta Spalluto –. Anche tutte le attività sportive sono completate: all’interno abbiamo realizzato il campo da tennis, il campo da padel (per il quale abbiamo scelto come prodotto quello del circuito GZ19 legato ai tornei di Gianluca Zambrotta) e il mezzo campo da basket”. Anche il kids’ club di Kio House of Kids partirà quest’anno in maniera ufficiale “con un profilo ecofriendly, ospitato in una tenda glamping, a contatto con la natura”. Infine, il prossimo 1° giugno verrò inaugurata la nuova rooftop terrace “sulla quale – anticipa il general manager – faremo uno champagne e crudo bar in abbinamento a un importante brand, con un private table per degustazioni di altissimo livello”.

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