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2009: l’anno che verrà

Di Antonio Caneva, 19 Dicembre 2008

Ed eccoci anche quest’anno all’ultimo numero del giornale, che ci induce a riflessioni sull’anno che verrà.
Non credo proprio sia il caso di fare come il venditore di almanacchi di Leopardi che dipingeva l’anno nuovo come l’anno «perfetto», né ricalcare Lucio Dalla con l’anno che verrà, bello e felice. Credo invece che i prossimi mesi ci vedranno impegnati nel far quadrare i conti delle nostre attività per fronteggiare quella che si presenta, a mia memoria, come la peggior crisi vissuta finora. Nessun momento, come l’attuale, ha incrociato difficoltà nazionali e mondiali, economiche e finanziarie e, soprattutto, di sfiducia; ormai non si è più capaci di iniziare una frase senza la parola crisi e ciò incide, anche laddove non ce ne sia necessità, sugli atteggiamenti e sulle azioni delle persone.
Proprio perché la parola crisi è diventata un tormentone viene però anche il dubbio che, talvolta, ciò serva da alibi per operazioni che, in momenti tranquilli, altrimenti non potrebbero passare; in altre parole che si colga l’opportunità di un momento obiettivamente difficile (e come tale percepito) per attuare operazioni di revisione dell’economia.
Vero è comunque che, pur in momenti di difficoltà, chi ha improntato la propria attività a prudenza e attenzione ora guarda il domani con ottimismo. Leggevo di Galbusera, produttore di biscotti e prodotti dietetici, che, in virtù dell’individuazione di un mercato promettente quale quello degli utilizzatori di cibi per celiaci e dietetici, ha visto negli anni scorsi i fatturati e i profitti crescere in maniera esponenziale e prevede per l’anno prossimo (quindi quello che dovrebbe essere l’anno terribile) una crescita superiore al 10% e nuove assunzioni. Certo, bisogna aver agito con accortezza nei periodi precedenti, aver fatto come si dice, «poveri i padroni e ricca l’azienda», quindi non essere ricorsi troppo all’indebitamento, essersi impegnati nell’individuare nuovi prodotti e mercati e non essere stati prigionieri del «si è sempre fatto così». Non tutti hanno però operato in questo modo e ora c’è un po’ il senso del «si salvi chi può», che genera timori anche dove, forse, non sarebbe il caso. Ognuno, sia esso azienda o unicamente prestatore di lavoro, conosce la propria realtà e serenamente penso sia in grado di individuare i propri punti di forza e, possibili, di crisi; farsi prendere dallo scoramento a tutti i costi non serve a niente e, talvolta, non consente di cogliere opportunità, presenti in ogni momento di cambiamenti.
Facile a dirsi, ma è proprio per questo motivo che bisogna essere più attenti e propositivi. Per il resto non ci rimane che augurarci delle festività serene e che l’anno nuovo rassomigli un po’ a quello prospettato dal venditore di almanacchi.

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