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Welfare aziendale: gli errori da non fare

Una proposta di welfare aziendale ben strutturata e comunicata può fare la differenza in termini di benessere dei dipendenti, employer branding, attraction e retention, a patto di adottare la strategia giusta

Una proposta di welfare aziendale ben strutturata e comunicata può fare la differenza in termini di benesser

Di Job in Tourism, 15 Luglio 2025

In un mercato del lavoro molto fluido, nel quale il welfare aziendale rappresenta sempre più una leva di attraction e retention dei talenti, fare le scelte giuste in fatto di benefit è tutt’altro che secondario. Secondo le ultime rilevazioni condotte da ​Pluxee Italia, azienda partner proprio nel settore dei benefit aziendali e dell’engagement dei dipendenti, ​il 74% di chi oggi è alla ricerca di lavoro presta attenzione ai benefit offerti dall’azienda e addirittura un 44% si dichiara potenzialmente poco attratto da offerte lavorative che non includono informazioni sui benefit.

Come comportarsi, dunque? Su cosa è preferibile investire in fatto di welfare aziendale per ottenere risultati positivi in termini di benessere dei dipendenti, employer branding e retention?

Ecco una guida con 5 consigli redatta da Pluxee con gli errori da evitare nella gestione dei benefit aziendali.

Non solo una “voce di costo”

Secondo il terzo rapporto su “Il welfare aziendale: diffusione e prospettive nelle PMI” realizzato da Pluxee in collaborazione con Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, sussistono tra le imprese diversi timori ad attivare piani di welfare: principalmente sono legati alla paura che il welfare possa diventare un costo fisso (lo indica il 50% dei consulenti), ma anche la complessità gestionale è quasi altrettanto temuta (45%). Eppure, per il 51% dei consulenti del lavoro intervistati, tra i fattori che hanno favorito la diffusione crescente del welfare tra il 2023 e il 2025 c’è proprio la maggiore conoscenza dello strumento.

Non limitarsi ai benefit più semplici

Il welfare aziendale non si esaurisce in un solo strumento: oggi i dipendenti cercano soluzioni ad personam che spaziano da salute e mobilità fino al tempo libero e alla formazione. Di conseguenza, un welfare efficace deve essere non solo personalizzabile, garantendo una libertà di utilizzo che valorizza davvero il potere d’acquisto di ogni persona, ma dimostrarsi anche capace di impattare sulle aree che i lavoratori ritengono più importanti. Secondo le ricerche Pluxee, per esempio, il 58% dei lavoratori segnala che il benefit aziendale ideale dovrebbe dimostrarsi in grado di incidere positivamente sul bilancio familiare.

Non comunicare il valore dei benefit

Se i dipendenti non conoscono i benefit o non ne percepiscono il valore, il welfare aziendale perde gran parte della sua efficacia motivazionale. In particolare, in un contesto lavorativo presto votato alla piena trasparenza retributiva introdotta dalla Direttiva UE n. 2023/970, è fondamentale che le aziende diventino estremamente chiare nel comunicare non solo la RAL, ma anche i benefit aziendali messi a servizio del dipendente, sin dall’assunzione.

Concentrarsi solo sull’offerta e non sull’esperienza

Un benefit aziendale non è soltanto ciò che viene offerto, ma come viene reso fruibile: semplicità, accessibilità e flessibilità sono elementi chiave per garantirne il reale valore. In quest’ottica, è fondamentale valutare se il proprio partner di welfare metta a disposizione soluzioni flessibili, come ad esempio i buoni acquisto, e verificarne attentamente le caratteristiche. Il formato digitale, un’ampia rete di punti vendita e una user experience intuitiva sono requisiti essenziali per offrire ai dipendenti un servizio utile e apprezzato. Allo stesso modo, la presenza di un’app dedicata ai buoni pasto, che consenta di gestire facilmente i buoni, verificarne il saldo e individuare gli esercenti aderenti, rappresenta oggi una priorità per garantire un’esperienza semplice e completa.

Non considerare le potenzialità del welfare in ambito ESG

Nel definire una strategia di welfare, le aziende non dovrebbero guardare solo ai benefici economici, ma anche all’impatto sociale e ambientale delle proprie scelte. Ad esempio, il proprio partner considera criteri ESG nella progettazione dei suoi prodotti come card e buoni in materiale riciclato fino alla possibilità di convertire i benefit in donazioni? Anche questa è una considerazione che non va messa in secondo piano.

L’obiettivo finale

“Le aziende che considerano il welfare solo come una voce di spesa – ribadisce Anna Maria Mazzini, Marketing & Product Director di Pluxee Italia – perdono l’opportunità di costruire relazioni forti con i propri collaboratori. I dati ci mostrano che la soddisfazione professionale è direttamente collegata a scelte di welfare ben strutturate e comunicate. Per questo motivo, vogliamo aiutare le imprese non solo a implementare benefit efficaci, ma anche a gestirli strategicamente lungo tutto l’anno, adattandoli ai nuovi bisogni delle persone. Se ben implementati, i benefit aziendali possono rappresentare un supporto economico concreto per affrontare spese quotidiane, senza appesantire il costo del lavoro, ma al contrario, creando un ambiente più produttivo e sereno”.

 

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