L’idea era stata lanciata in primavera e nelle scorse settimane è arrivata la conferma ufficiale: il Governo ha deciso di intervenire direttamente sulla questione degli alloggi per i lavoratori del turismo. Il Consiglio dei Ministri ha stanziato, infatti, 120 milioni di euro per le cosiddette “staff-house”. Le risorse – ha spiegato il Ministero del Turismo – saranno ripartite in tre anni – 44 milioni di euro per l’anno corrente, 38 per il 2026 e altri 38 per il 2027 – e saranno destinate alla creazione, riqualificazione e ammodernamento degli alloggi destinati ai lavoratori del comparto turistico-ricettivo e di somministrazione di cibo e bevande, come spieghiamo in questo approfondimento dall’ultimo numero del nostro magazine (sfogliabile per intero a questo LINK).
Il piano del Governo
“La proposta normativa, fortemente innovativa in Europa, mira a contrastare l’emergenza abitativa e a garantire il benessere dei lavoratori del settore turistico, generando ricadute positive a livello sociale, economico e occupazionale – ha evidenziato il Ministero nel presentare il provvedimento –. Obiettivo è attirare giovani qualificati in questo settore sempre più in crescita, che soffre pesantemente della mancanza di risorse umane”. L’intervento rientra, infatti, all’interno del più ampio Piano Casa del Governo per far fronte alla emergenza lavorativa dei giovani lavoratori.
“L’efficacia di questa misura, senza precedenti nella storia – ha commentato la Ministra del Turismo Daniela Santanchè – risiede nella sua doppia valenza: da un lato, vogliamo offrire, a condizioni agevolate, soluzioni che migliorino il tenore di vita e di lavoro dei tanti lavoratori che operano nel comparto; dall’altro, puntiamo a fornire un supporto concreto agli imprenditori del settore. Così facendo, andiamo a generare una maggiore attrattività per la forza lavoro, con particolare riferimento all’occupazione giovanile, e stimolare una ulteriore crescita strategica del settore attraverso una maggiore capacità competitiva delle imprese e una maggiore attrattività dell’offerta”.
Le reazioni degli albergatori
Un provvedimento che ha incassato il plauso degli albergatori. Confindustria Alberghi ha evidenziato come “la realizzazione di abitazioni per i lavoratori del comparto alberghiero a basso costo consente di risolvere un gravissimo problema che ha colpito il settore: l’enorme difficoltà per i lavoratori di reperire abitazioni nelle sedi di lavoro. La crisi degli alloggi, il costo della vita e il proliferare indiscriminato di case per affitti brevi hanno azzerato la disponibilità di abitazioni a costo accettabile per i lavoratori del turismo, soggetti a frequenti spostamenti di sede. Con questa norma – sostengono gli albergatori – sarà anche molto più facile attrarre giovani qualificati, che ormai troppo spesso vanno all’estero”.
Il differimento del FRI-Tur
Nei giorni scorsi il Ministero ha comunicato anche un altro provvedimento per gli alberghi, ovvero il differimento dal 31 dicembre 2025 al 31 marzo 2026 del termine per la realizzazione degli interventi inerenti al FRI-Tur e dal 15 giugno 2025 al 15 dicembre 2025 della data entro cui gli intestatari catastali delle strutture ricettive all’aperto devono presentare gli atti di aggiornamento della mappa catastale e del Catasto Fabbricati. “Da un lato – ha spiegato il Ministero – le imprese turistiche avranno più tempo a disposizione per l’attuazione di lavori di riqualificazione energetica, sostenibilità ambientale e innovazione digitale attraverso un contributo diretto alla spesa e finanziamento agevolato. Dall’altro lato, si garantisce un’applicazione uniforme a livello nazionale della nuova disciplina sulla non rilevanza catastale degli allestimenti mobili (case mobili e maxicaravan) nelle strutture ricettive all’aperto, così da permettere sia all’Agenzia delle Entrate di standardizzare le procedure, sia agli intestatari catastali di seguire un unico indirizzo interpretativo per la corretta individuazione dei beni da censire e stimare”.
Per approfondire: Banca Dati Strutture Ricettive: arriva il “cruscotto”
Tra le novità per il settore annunciate negli ultimi giorni ci sono anche quelle relative alle nuove funzionalità della BDSR: la Banca Dati Strutture Ricettive – ha reso noto il Ministero del Turismo – sarà dotata, infatti, di un “Cruscotto Operatori Comunali”, una nuova funzionalità che consentirà alle amministrazioni di svolgere controlli e attività sulle realtà ricettive censite dalla BDSR. Il “Cruscotto”, che garantisce l’adeguamento della piattaforma alle disposizioni del Regolamento UE 2024/1028 obbligatorio entro maggio 2026, permetterà di visualizzare quali sono le strutture ricettive ancora senza CIN (il Codice Identificativo Nazionale) o con CIN non verificato e darà accesso a un registro delle verifiche svolte per ogni struttura. Un sistema di monitoraggio che permetterà ai Comuni di conoscere quali sono le strutture ricettive non in regola – e agire di conseguenza – e, allo stesso tempo, di estrarre dati relativi ai flussi turistici da usare per indirizzare le politiche turistiche del territorio. A oggi – ha reso noto il Ministero – nella BDSR si contano oltre 664mila strutture registrate, con oltre 582mila CIN rilasciati, pari a quasi l’88% delle imprese inserite.
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