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L’estate dell’incertezza: avvio di stagione tra luci e ombre

Dal caos geopolitico all’aumento dei prezzi fino alle difficoltà del mondo del lavoro: l’alta stagione estiva entra nel vivo tra luci e ombre

Dal caos geopolitico all’aumento dei prezzi fino alle difficoltà del mondo del lavoro: l’alta stagione e

Di Silvia De Bernardin, 3 Luglio 2025

Si apre nel segno di un’incertezza mai così marcata l’estate del turismo 2025. L’estendersi della guerra in Medio Oriente, con anche il coinvolgimento degli Stati Uniti, apre a scenari al momento imprevedibili, ma destinati certamente ad avere conseguenze anche sui flussi turistici, come raccontiamo in questo approfondimento dal nostra magazine digitale di questa settimana (sfogliabile per intero a questo LINK).

La grande incertezza

Proprio la grande incertezza rispetto a ciò che potrebbe accadere da qui alle prossime settimane – oltre agli effetti diretti già in essere come la chiusura degli spazi aerei e i cambiamenti dei piani dei vettori – potrebbe influenzare le scelte delle persone rispetto alle prenotazioni estive già effettuate o ancora da farsi. Da non sottovalutare ci sono anche le ricadute economiche, che inizieranno a farsi sentire sul medio periodo con il rischio di una diminuzione ulteriore della capacità di spesa delle famiglie anche su viaggi e vacanze.

Incognita USA

Lato incoming, l’incognita maggiore è quella relativa ai flussi dagli Stati Uniti: a fronte di una domanda interna che in Italia rimane contratta – segnalano gli operatori – le previsioni sull’estate fanno grande affidamento sul turismo in arrivo dall’estero, che già negli ultimi anni ha costituito lo zoccolo duro di arrivi e presenze nel Belpaese. Quelli dagli Stati Uniti, in modo particolare, sono stati determinanti nelle ultime stagioni perché il turismo italiano potesse segnare risultati positivi. Tuttavia, quest’anno lo scenario potrebbe essere più composito, indicano gli analisti: i dazi imposti da Trump, la debolezza del dollaro e il previsto rallentamento dell’economia a stelle e strisce potrebbero provocare una contrazione dei viaggi degli americani, in modo particolare verso l’Europa – senza considerare le conseguenze del coinvolgimento nella guerra tra Israele e Iran, ancora tutte da valutare.

Al contrario, un effetto boomerang positivo potrebbe essere dettato dalle cancellazioni dei viaggi dei turisti internazionali verso mete dell’area quali Egitto, Tunisia e Giordania a favore delle destinazioni del Mediterraneo, Italia compresa. 

Prezzi in aumento

E poi, ci sono le questioni di casa nostra. Mentre aumentano ancora i costi dei servizi turistici – stimati da Altroconsumo a +5% per gli stabilimenti balneari e a +4% per gli alloggi rispetto al 2024, ma a +34% sul 2020 – la capacità di spesa degli italiani rimane debole. Il lato positivo – raccontano gli operatori – è la forte voglia di partire; gli italiani, se possono, non rinunciano alle vacanze, ma optano per soluzioni di contenimento della spesa: accorciano la durata del soggiorno, scelgono mete meno costose, spesso all’estero, preferiscono sistemazioni di livello inferiore, ma meno care. Non è un caso che Federalberghi abbia evidenziato i buoni numeri registrati dagli hotel a giugno che, sempre più, è mese di “tendenza” proprio in ragione dei costi contenuti e del minor affollamento delle destinazioni turistiche. 

Pacchetti turistici in calo

Secondo un’indagine di Fiavet Confcommercio, invece, il 40% delle agenzie di viaggi registra una diminuzione delle prenotazioni per l’estate rispetto al 2024, con un calo delle vendite in media del 21,6%: una contrazione dovuta all’effetto congiunto dell’aumento dei pacchetti turistici e dei timori legati alla situazione internazionale.

Il vento dell’ottimismo

Le previsioni ufficiali rimangono, comunque, molto positive, con il Ministero del Turismo che parla di 60 milioni di arrivi e oltre 200 milioni di presenze previste per l’estate italiana, e il WTTC che ancora pochi giorni fa stimava una crescita significativa del comparto dei viaggi a livello globale. 

Il nodo personale

Per tirare le somme, come sempre, bisognerà attendere la chiusura della stagione – e l’evolversi della difficilissima situazione geopolitica internazionale. Intanto, guardando al lavoro, permane una certa difficoltà delle imprese turistiche nel reperire e, soprattutto, nel trattenere il personale, anche a stagione avviata: il mercato del lavoro turistico rimane fluido e molte questioni – dai salari all’organizzazione fino al mismatch di competenze – saranno ancora sul tavolo quando, a settembre, si chiuderanno gli ultimi ombrelloni.

Per approfondire: Overtourism, si accende lo scontro tra Airbnb e gli albergatori

A segnare l’avvio dell’estate è anche il riaccendersi del mai sopito dibattito sull’overtourism e gli affitti brevi. In attesa di vedere se anche in Italia scoppieranno le proteste dei residenti contro i turisti a suon di pistole d’acqua come in Spagna, lo scontro per ora è tutto tra i rappresentanti delle diverse categorie.  L’ultimo in ordine di tempo è quello tra Airbnb e Federalberghi. Nei giorni scorsi la piattaforma ha diffuso un report per esortare “i leader delle dieci città più visitate dell’Unione Europea ad affrontare l’enorme impatto del modello alberghiero come motore del turismo di massa”. Secondo Airbnb, sarebbero proprio gli alberghi “i principali motori del turismo di massa” concentrando l’80% dei pernottamenti dei viaggiatori nel Vecchio Continente. “Dove Airbnb è limitato, il turismo di massa peggiora – è la posizione espressa dalla piattaforma –. Dove Airbnb è limitato, il turismo rimane, ma i visitatori finiscono per ammassarsi negli hotel del centro, pagando di più e lasciando meno vantaggi alle comunità”. Una posizione bollata come “senza ritegno” dagli albergatori italiani. “In Italia – ha commentato Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi – oggi ci sono circa 32mila alberghi censiti da ISTAT e oltre 600mila annunci su Airbnb. Gli alberghi erano 34mila nel 2008, agli albori del fenomeno degli affitti brevi, quando su Airbnb erano presenti una cinquantina di annunci italiani. Significa che, da quando è nato il portale, il numero degli alberghi italiani è diminuito del 5,5%, mentre gli alloggi in locazione sono aumentati in maniera iperbolica (+ 1.153.746%, una percentuale quasi impossibile da pronunciare)”.

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