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Dati, tecnologie, idee: il turismo alla prova della verità

Dalla fiera di Rimini, suggestioni, idee, punti di vista su un settore chiamato alla sfida più difficile: tenere insieme la complessità 

Dalla fiera di Rimini, suggestioni, idee, punti di vista su un settore chiamato alla sfida più difficile: te

Di Silvia De Bernardin, 18 Ottobre 2024

I dati, che raccontano dei flussi turistici e dello stato di salute delle aziende e di cui si nutre l’intelligenza artificiale. Il racconto che di sé fanno destinazioni e strutture ricettive. La ricerca da parte dei viaggiatori di esperienze che siano autenticamente radicate nei territori.

La scorsa settimana il mondo del turismo italiano si è dato appuntamento, come ogni ottobre, a Rimini per la principale fiera b2b del settore, TTG Travel Experience. Lo ha fatto, quest’anno, decidendo di ragionare intorno a una parola dalle suggestioni filosofiche ma che, a ben guardare, comporta implicazioni molto concrete: “veritas”. La “verità” dei numeri, appunto, ma anche dello storytelling, delle recensioni, dei prodotti turistici e, ancora, dell’inquadramento delle grandi questioni che interessano oggi il settore, come la gestione dell’overtourism, l’adattamento climatico, la sostenibilità dei viaggi e degli eventi. Un tema che, declinato nelle diverse accezioni, ci è sembrato particolarmente azzeccato per i tempi – confusi – che stiamo vivendo (come raccontiamo in questo approfondimento dal magazine digitale di questa settimana di “Job in Tourism”, sfogliabile per intero a questo LINK).

Tutto e il contrario di tutto

Non a caso la ricerca “Travel&Hospitality Vision”, che in fiera ha illustrato i mega trend di consumo del prodotto turistico per il biennio a venire, aveva come titolo “Antipodes”. Siamo immersi in una realtà “in cui tutto è vero, ma è anche vero il contrario – ha spiegato la responsabile dello studio, Laura Ralle –. Ciò ci dice che dobbiamo prepararci a un immaginario collettivo fatto di affermazioni e contro affermazioni”. E, in effetti, è già così. 

Il dibattito sull’overtourism

Lo stiamo vedendo, ad esempio, intorno a un tema centrale per il futuro del turismo, non solo italiano: l’overtourism. In fiera se ne è parlato moltissimo, nella maggior parte dei casi con toni critici e difensivi – quasi che il dire che “i turisti sono troppi” finisca per fare un danno invece che rappresentare un’occasione di riflessione. “Forse un giorno smetteremo di usare questa parola così generica e soprattutto negativa – ha dichiarato alla stampa di settore la stessa presidente dell’Enit, Alessandra Priante –. Non abbiamo avuto overtourism in Italia quest’estate. Anzi, a forza di parlarne alcune mete hanno addirittura perso turisti a favore di Spagna e Grecia. Quindi, iniziamo a pensare che sta tutto nella gestione, nei buoni dati e nella capacità di lavorare insieme”.

La gestione e i buoni dati, appunto: ma in mano a chi la prima e con quale contezza di elaborazione i secondi? Perché la questione non è tanto l’eccesso numerico dei turisti, ma le trasformazioni in atto nei territorio a livello profondo, ha spiegato molto bene in un panel dedicato all’autenticità dei territori e delle esperienze turistiche Mariapina Trunfio, Professoressa di Turismo e Business Management dell’Università Parthenope di Napoli. “Abbiamo una visione distorta di cosa sia l’overtourism, che – ha sottolineato – è un processo silente molto più complesso dell’overcrowding (il sovraffollamento) e ha a che fare con il mindset delle destinazioni a livello spaziale, socio-culturale, economico”. Un mindset che necessita, dunque, di essere ripensato a più livelli, se si vuole davvero affrontare il fenomeno, e rispetto al quale i tentativi di gestione numerica dei flussi attuati finora, con esperienze come il ticket d’ingresso a Venezia, da soli non possono bastare, hanno concordato gli esperti.

La “veritas” dei numeri

Anche perché spesso della “verità” di quei numeri non c’è certezza: imparare a maneggiarli perché rimandino un’immagine il più possibile vicina alla realtà – pur sapendo che la loro elaborazione è cosa umana e quindi suscettibile di bias ed errori – non è più demandabile, si è detto a Rimini. Di dati e numeri, d’altra parte, si nutre l’intelligenza artificiale generativa, che sta cambiando volto al settore e che è stato ciò di cui più si è ragionato come strumento imprescindibile tanto sul piano operativo che strategico. Tuttavia, i suoi output possono essere di qualità e utili tanto agli operatori quanto ai viaggiatori solamente se le informazioni di partenza sono “buone”. E non sempre è così.

Attenzione alla complessità

In generale, la consapevolezza emersa tra i padiglioni della fiera è che ci si muova in un orizzonte interconnesso e particolarmente complesso, soprattutto se si prova a usare la “veritas” come faro. “Discover the complexity” recita, infatti, un altro dei mega trend del futuro. Ovvero, attenzione alla complessità e alla sua valorizzazione, anche nella fruizione dell’esperienza turistica.

Le nuove frontiere dalla progettazione degli spazi

Se ne è riflettuto a proposito di spazi: nel mondo alberghiero, per esempio, la progettazione risulta oggi sempre più articolata nel tentativo di tenere insieme variabili, anche sensoriali, diverse: colori, suoni, odori. E di incrociare l’esperienza di soggiorno con quella di chi in hotel ci lavora. Ecco perché una delle nuove frontiere sulla quale operatori e architetti si sono confrontati è il neurodesign, “una disciplina che stiamo iniziando a codificare ora e che ci permette di indagare cosa può migliorare un progetto architettonico o un prodotto a partire da quelle che sono le reazioni del nostro cervello a determinati stimoli”, ha raccontato Luca Vivanti, esperto di neuromarketing e neurodesign e docente ai Politecnici di Milano e Torino. Le prospettive che il neurodesign apre sono molteplici, in considerazione di quella che è l’estrema complessità del cervello umano e del suo funzionamento in larga parte irrazionale, ma le cui reazioni possono oggi essere testate in laboratorio permettendo di correggere il progetto di un hotel come di un prodotto esperienziale assicurando che l’investimento che si sta facendo sia “sicuro”, capace di garantire cioè la migliore esperienza possibile rispetto agli obiettivi che ci si è dati.

La centralità del benessere

Di progettazione si è parlato a lungo anche rispetto all’importanza sempre maggiore del benessere: l’elemento acqua, nelle piscine e nelle SPA, e il contatto diretto con la natura ne sono i pilastri. Ecco, allora, le installazioni presentate in fiera con il titolo “Rooms. Giardino interiore”: quattro innovativi spazi che hanno esplorato diverse ospitalità del futuro polisensoriali, all’incrocio tra natura, tecnologia e design. Al loro interno, per esempio, si riposa coccolati dal ronzio bianco delle api o dalla melodia che producono le piante attraverso dispositivi in grado di percepirne le vibrazioni e trasformarle in suoni. 

Viaggi in solitaria

Questa proposta richiama un altro dei mega trend che, hanno spiegato gli esperti a Rimini, plasmerà l’esperienza turistica: “Deep me”, ovvero l’apertura di uno spazio di profondità interiore, che renderà sempre più frequenti i viaggi in solitaria: è la necessità diffusa di un appuntamento con se stessi di cui gli operatori dovranno iniziare a tenere conto nella propria programmazione. 

I numeri del lavoro

E in tutto questo, come si colloca chi nel turismo ci lavora? Durante la fiera sono arrivati i dati di Federalberghi, elaborati a partire dall’archivio dei lavoratori dipendenti dell’INPS in collaborazione con l’Ente Bilaterale Nazionale per il Turismo, che evidenziano come lo scorso anno l’ospitalità abbia impiegato un numero di dipendenti “record”, mai raggiunto prima (in media 224.026, con un massimo di 313.506 nel mese di luglio): una crescita che – ha sottolineato il presidente Bernabò Bocca – interessa soprattutto le fasce solitamente più penalizzate nel mercato del lavoro: stranieri, stagionali, giovani, donne. Una buona notizia, certamente, che conferma ciò che raccontano le aziende dell’ospitalità: la macchina si è rimessa in moto superando, almeno in parte, lo shock della pandemia, anche se sono molte le criticità che permangono (come abbiamo raccontato anche noi qui).

Ancora una volta, dunque, bianco e nero che coesistono, e una complessità da tenere insieme che rappresenta la sfida vera che il turismo ha davanti per il prossimo futuro.

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