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Di moda rosé e bollicine

Di Anna Romano, 10 Novembre 2006

Una nuova star, nella collezione di eccellenti professionisti, all’Hotel Principe di Savoia: Michele Garbuio, sommelier del ristorante Acanto, insignito del prestigioso riconoscimento di «Miglior sommelier italiano 2006» dall’Ais, Associazione italiana sommelier.
La premiazione, avvenuta il 3 ottobre scorso a Reggio Calabria in occasione del quarantesimo congresso Ais, ha visto in gara 15 finalisti, provenienti da rigorose selezioni effettuate in tutta Italia e da altre importanti competizioni enologiche.
Trevigiano, nato nel 1977, Garbuio vanta già un curriculum di tutto rispetto: ha esordito in Inghilterra nel 2000 come sommelier dello Stafford Hotel di Londra, poi è passato all’esclusivo Dorchester Hotel e infine, dal 2004, è entrato a far parte dello staff del Principe, con cui dallo scorso maggio sta affrontando la nuova avventura di Acanto. «Un’impresa entusiasmante», afferma Garbuio, «cui voglio dare il mio contributo nel raggiungimento dell’eccellenza, tramite una carta dei vini sempre più pregiata ed esclusiva».
Per Michele Garbuio il vino è arte, mezzo di comunicazione, celebrazione di momenti di convivialità e unione: «Non considero solo le pietanze da accompagnare, ma cerco di capire il momento, lo stato d’animo, il vino più adatto alla situazione nel suo complesso».
Garbuio ha in programma altri importanti traguardi: da due anni sta seguendo il corso tenuto in Inghilterra dalla prestigiosa Court of master sommelier, il massimo riconoscimento del settore a livello mondiale, e l’anno prossimo darà l’esame finale per il conseguimento del titolo di master sommelier. Tra i 125 master sommelier presenti in tutto il mondo, il giovane Garbuio sarebbe l’unico in Italia. «Si tratta di un corso estremamente approfondito e particolareggiato: si va nello specifico di ogni etichetta, di ogni annata, di ogni luogo di produzione», spiega.
Una preparazione molto in carattere con l’attuale trend, che vede aumentare anche in Italia l’interesse dei consumatori non soltanto per il buon bere, ma anche per il mondo del vino nella sua complessità. Incuriosisce sapere se esista una differenza, dal punto di vista di un sommelier, tra il mondo anglosassone e quello italiano. «Sì, esiste», conferma. «In Gran Bretagna si prende in considerazione il mercato globale del vino, tutte le realtà enologiche, e questo sicuramente aiuta ad allargare gli orizzonti dell’esperienza. Inoltre i consumatori scelgono in base all’etichetta . In Italia si valorizza molto la nostra produzione e al momento di scegliere ci si fa consigliare, accettando anche di sperimentare un prodotto che magari non era noto».
Quanto alle mode del momento, una piccola sorpresa: secondo Garbuio, vanno sempre di più i rosé e le bollicine «non soltanto per gli aperitivi, ma anche pasteggiando». Come dire: anche nel mondo del vino un po’ di trasgressione non guasta.

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