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Southern Italy, brand da costruire

Di Floriana Lipparini, 13 Ottobre 2006

Sud Italia: da un lato le destinazioni più belle del mondo, dall’altro un turismo ancora troppo artigianale, non competitivo sul mercato internazionale. La radiografia del settore è contenuta nel rapporto «L’industria turistica nel Mezzogiorno» della Svimez, Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, presentata a Napoli dal vicepresidente di Svimez, Piero Barucci, alla presenza del presidente della regione Campania Antonio Bassolino, del vicepremier e ministro per i beni culturali con delega al turismo Francesco Rutelli, e di responsabili nazionali del settore. In sintesi, il rapporto dice che nel Mezzogiorno il turismo pesa troppo poco, e anche se crescono i turisti stranieri, nella maggioranza dei casi sono gli stessi meridionali a scegliere il Sud per le vacanze. Sono poche le strutture ricettive di qualità e la stagionalità rimane una caratteristica predominante. Qui di seguito riportiamo un breve estratto dal rapporto.

Poca internazionalizzazione
Su oltre 240 milioni di turisti stranieri in visita nel Mediterraneo (la più importante destinazione turistica del mondo), ha scelto di fare le vacanze nel Mezzogiorno nel 2003 solo il 2,6%. Mediamente, su 100 stranieri che vengono in Italia in vacanza solo 13 visitano il Mezzogiorno.
Turisti che preferiscono l’arte e la cultura alla vita da spiaggia e che nella maggior parte dei casi si limitano a visitare le poche zone d’eccellenza in grado di fornire un’offerta integrata di più servizi (terme, cultura, enogastronomia, mare), come Taormina, Ischia o la costiera amalfitana.

Un turismo domestico e di prossimità
La quota del Sud sul totale nazionale è cresciuta nell’ultimo quarto di secolo dal 14,2% del 1961 al 20,6 del 2004. Ma sono soprattutto i meridionali a scegliere il Sud come località turistica. A livello nazionale, sceglie di trascorrere le vacanze nel Mezzogiorno il 18% degli italiani, e di questi oltre il 45% provengono dalle stesse regioni del Sud; la percentuale sale al 58,5% se si comprende anche il Lazio.

I punti critici da superare per creare un’industria turistica
• Eccessiva stagionalità del turismo meridionale, che concentra da giugno a settembre il 70% delle presenze.
• Mancanza di servizi di trasporto integrati logisticamente e interconnessi (collegamenti navette-aeroporti-alberghi), necessari soprattutto per i turisti che arrivano da più lontano.
• Pochi gli aeroporti aperti alle linee low cost.
• Carenza di strutture in grado di soddisfare le esigenze specifiche delle diverse tipologie di turismo (termale, studentesco, d’affari…).
• Scarse, nel Sud, le catene alberghiere internazionali ma anche pochi gli ostelli, i campi da golf, le aree per i camper e i b&b.
• Inadeguata anche l’offerta di servizi legati al benessere e al tempo libero, che potrebbero moltiplicare le capacità attrattive delle località di villeggiatura.
• Assenza di adeguate strategie per la promozione turistica del prodotto Sud, come area centrale del Mediterraneo.

Indicatori del divario Nord-Sud nel settore
• Il valore aggiunto per abitante prodotto dal turismo nel 2004 è stato nel Sud di 785 contro i 1.378 del Centro-Nord.
• Spesa turistica: si concentra al Centro-Nord per il 75,9%; al Mezzogiorno solo il 24,1%.
• La percentuale di arrivi e presenze di turisti al Sud mostra il persistere di un divario molto forte tra le due ripartizioni: nel Mezzogiorno si situano solo il 19,3% degli arrivi, a fronte dell’80,7% del Centro-Nord. Le presenze si ripartiscono tra il 20,6% del Sud e il 79,4% del Centro-Nord.
• Occupazione: in base ai dati 2004, gli occupati nel complesso delle attività turistiche del Centro-Nord sono quasi tre volte quelli del Sud: in valori assoluti, 1,679 milioni di addetti contro i 620 mila del Mezzogiorno.

Proposte
L’industria turistica del Mezzogiorno, secondo Svimez, dimostra «un’ampia capacità produttiva sottoutilizzata sia sul fronte della domanda sia dell’offerta».
Occorre:
• Attivare un autocoordinamento degli assessori al turismo delle regioni del Mezzogiorno, integrato da un raccordo con il governo centrale, per consolidare una più stabile ed effettiva cooperazione tra le regioni meridionali.
• Realizzare, in accordo con gli operatori, un progetto di destagionalizzazione mirato e distinto, sui quattro mesi centrali e sull’intero anno.
• Creare un brand Southern Italy con riferimento a un meta-distretto articolato tra segmenti diversi (mare, cultura, terme, agriturismo, golf, affari …) che abbracci il Mezzogiorno nella sua dimensione macro e di filiera, oltre che come singole regioni o singole rinomate realtà.
• Realizzare, sia a livello di servizi sia di immagine, un progetto-quadro «Grandi capitali del Sud».
• Riorganizzare, integrare e rendere trasparente il sistema degli enti che a vario titolo si occupano di Mezzogiorno.

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